“La fine di Dio”, il titolo di questa serie realizzata da
Lucio Fontana tra il 1963 e il 1964 corre il rischio di indirizzarci
frettolosamente verso un’interpretazione ateistica, ma in soccorso arriva una
dichiarazione dello stesso artista che
definisce le opere “l’infinito, l’inconcepibile, la fine della figurazione”.
I “Concetti spaziali” di questa serie hanno in comune la
forma ovale e le dimensioni, 178 x 123 cm. Olio su tela con
squarci, buchi, graffiti e lustrini.
L’idea della presenza del divino solo dove è assente l’uomo
o qualsiasi forma materiale è, come detto, già apparsa qualche anno prima con
il pittore russo Malevič, Fontana riprende quel concetto ma apre un nuovo
percorso, l’annullamento della pittura figurativa nella rappresentazione del
sacro e l’apertura a una spiritualità attesa, senza alcuna certezza terrena.
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