sabato 26 ottobre 2019

L'estasi mistica, artistica e spirituale, Guido Cagnacci


Autore:   Guido Cagnacci
(Santarcangelo di Romagna, 1601 – Vienna, 1663)

Titolo dell’opera: Pala dei Carmelitani – 1630 ca.

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 335 cm x 210 cm

Ubicazione attuale:  Chiesa di San Giovanni Battista, Rimini






La pala mostra tre scene raccolte in un’unica narrazione, in alto Sant’Andrea Corsini vescovo di Fiesole, facente parte dell’ordine dei carmelitani, mentre ha una visione della Vergine e di Gesù ancora in fasce.

Sotto a destra un’altra santa appartenente all’ordine delle carmelitane, si tratta di Santa Maria Maddalena de Pazzi che mostra orgogliosa, e con estrema devozione, il proprio cuore,mentre un angelo al limite della pala le mette in testa una corona di spine.

A sinistra possiamo vedere Santa Teresa D’Avila mentre sta “vivendo” un’estasi di rara intensità (difficile non collegare questa rappresentazione a quella che il Bernini realizzerà in scultura una trentina d’anni dopo).

L’estasi della santa spagnola travolge la donna stessa in una sensuale passione spirituale che non può non esprimere anche un coinvolgimento fisico.

L’angelo che impugna la freccia che colpisce Santa Teresa è forse il personaggio più curioso del dipinto, lo sguardo si volge verso l’esterno dell’opera, il volto illuminato ci dice che qualcosa o qualcuno ha attirato la sua attenzione ma la nostra curiosità resterà tale.

Sospeso tra la sorpresa ed il timore l’angelo spicca anche per l’acceso rosso della sua veste, evidenza cromatica simile a quella della Vergine in un insieme di colori cupi.

sabato 19 ottobre 2019

La profondità (relativa) del silenzio, John Cage.


“4’33” è un’opera del compositore statunitense John Cage.

L’originale composizione dalla durata di quattro minuti e trentatré secondi ed è divisa in tre movimenti rispettivamente di 30 secondi il primo, 2 minuti e 23 secondi il successivo e 1 minuto e 40 il terzo.


Composta per qualsiasi strumento ha la caratteristica di rappresentare un silenzio musicale.

L’assenza infatti di qualsiasi suono proveniente dagli strumenti non ha il compito di “descrivere” il silenzio ma quello di evidenziare i suoni esterni all’orchestra o al solista che si esibisce, in questi 4 minuti e mezzo vengono ampliati i suoni, i rumori prodotti dai musicisti, dal pubblico o prodotti dall’esterno del teatro. E anche dove i rumori esterni vengono attutiti il silenzio nella sua essenza non è percepibile, è sempre presente il battito del nostro cuore, il fluire del sangue. 

Irritante per alcuni, geniale per molti, Cage esplora l’essenza del silenzio senza veramente trovarlo, la durata dell’esibizione è di 273 secondi, lo zero assoluto è a -273,15 °C, quest’ultima è una temperatura impossibile da raggiungere e Cage ci mostra che anche il silenzio assoluto è una meta irraggiungibile.

Il compositore di Los Angeles deve l’ispirazione per quest’opera all’amico pittore Robert Rauschenberg e ai suoi “White Painting”, dipinti bianchi che cambiavano tonalità a seconda delle condizioni luminose.

Difficile interpretare una composizione musicale senza musica, l’aspetto puramente filosofico ci spinge a entrare nell’opera in quanto realizzazione concettuale.

E’ impossibile restare indifferenti a quest’opera, che il nostro giudizio sia positivo o negativo non possiamo non riflettere sull’assenza di qualsiasi “assolutismo”, e il silenzio non ne è esente.

A seguire il video della rappresentazione dell’opera da parte del pianista William Marx.

(Nell’immagine in alto: Robert Rauschenberg, White Painting [three panel], 1951)

sabato 12 ottobre 2019

L'enigma dell'opera d'arte.

Un albero, in quanto “creazione” naturale, non può essere considerato un’opera di carattere artistico ma può rientrare in questa categoria se viene modificata, anche momentaneamente, la sua funzione?


Se all’albero stesso aggiungiamo delle fonti luminose che fanno da supporto a dei normali capi d’abbigliamento trasformiamo l’insieme in un opera artistica? (non ho usato di proposito il termine “opera d’arte” per quello che può significare nell’immaginario di tutti noi).

L’installazione a questo punto è l’assoluta protagonista di una fotografia (in questo caso lo scatto è di Tim Walker), ma l’opera “artistica” non è più l’albero con le sue decorazioni o l’insieme albero-luci-vestiti, l’unica opera “artistica” è la fotografia che li ritrae.

L’immagine è opera d’arte in quanto fotografia che cattura l’opera d’arte in quanto istallazione che a sua volta unisce tre componenti che nel loro compito quotidiano nulla hanno di artistico.

sabato 5 ottobre 2019

Variazioni, la linea di confine, James Ensor


Autore:   James Ensor
(Ostenda, 1860 – Ostenda, 1949)

Titolo dell’opera: Fiori e ortaggi – 1896 ca.

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 79 cm x 98 cm

Ubicazione attuale:  Museo Koninklijk per Schone Kunsten, Anversa





Famoso per i dipinti dal soggetto grottesco e assurdo dove personaggi, spesso in maschera, danno vita a scene dove l’assenza di realismo logico la fa da padrona.

In questo quadro Ensor sembra invece dedicarsi al piacere della pittura, mantiene intatto il senso del colore presente nelle altre opere ma ci lascia un senso di piacevole calma.

Ma stiamo parlando di Ensor e in fondo, se guardiamo con attenzione, un pizzico di “stravolgimento” è presente, l’espressionismo che da li a poco prenderà piede già comincia a fare capolino, cosi come la scia che, con le sue opere più note, ci riporta ad un personale “simbolismo” che lascerà indelebili tracce riprese dalla pittura di inizio novecento.

Tutto è chiaro sul tavolo, i fiori nei vasi, la brocca decorata, e gli ortaggi appoggiati sul piano del tavolo stesso sono la canonica espressione di una lieve e piacevole natura morta.

Lo sfondo però non è anonimo pur non essendo riconoscibile, potrebbe essere l’interno di un’abitazione o di un altro luogo, ma anche una rappresentazione all’aperto, più probabilmente il luogo idealizzato cambia a seconda di come ci approcciamo al dipinto, il pittore fiammingo ci lascia immaginare la scena permettendoci di costruirne una narrazione.