«L’architettura non è un’arte, poiché qualsiasi cosa serva ad uno scopo va esclusa dalla sfera dell’arte»
Adolf
Loos, architetto austriaco, cerca di mettere un confine tra l’architettura
“artistica” e quella pratica.
Sosteneva
infatti che nell’architettura «è il concetto che può arte, non la costruzione
in sé».
Muller house (1930) a Praga by Adolf Loos |
Non
è certo mia intenzione avvalorare o confutare questo punto di vista ma trovo
interessante prenderlo in considerazione.
Chi
mi conosce potrebbe sostenere che avvalorare questa ipotesi sarebbe un modo di
affermare il mio pensiero, l’arte è soprattutto concetto.
Se
è complesso trovare un equilibrio, ed impossibile avere una risposta, non è
meno complicato stabilire il baricentro nella congettura di Loos.
Ogni
abitazione, singola o meno, ha il compito di rendere il più possibile
confortevole la vita di chi vi dimora, ripararci dal freddo, dal caldo, dalle
intemperie, e da tutto ciò che ci è ostile, questi sono i compiti basilari di
una casa.
Poi
ci sono le cosiddette comodità, dove la bellezza, il piacere dell’abitare
emergono, non sono vitali ma aiutano a vivere meglio.
Tutto
questo non è automaticamente arte anzi, non lo è mai, cos’è allora che rende
artistica l’architettura?
Loos
dice che è il “concetto”, il pensiero, che vale per qualsiasi forma d’arte, che
vede oltre il visibile.
Spesso è considerato “artisticamente meraviglioso” tutto ciò che è di grandi dimensioni, stadi, palazzi
sempre più alti, costruzioni sempre più imponenti, ma l’arte non può essere
questo, l’artista spinge lo sguardo più lontano, concettualmente non
materialmente, ecco perché un grattacielo alto più di 500 metri non è arte per
la sua imponenza, lo può essere ma per farlo deve spingersi nel futuro, pur poggiando le sue basi nel presente.