sabato 26 maggio 2018

Ritorno alle origini classiche ... o quasi, Pablo Picasso.


Autore:   Pablo Picasso
(Malaga, 1881 - Mougins, 1973) 

Titolo dell’opera: Gli amanti – 1922-1923


Tecnica: Olio su tela


Dimensioni: 130 cm x 97 cm


Ubicazione attuale:  National Gallery, Washinton






Superati i tumultuosi ed esaltanti anni delle avanguardie e giunta alla fine la tragedia della prima guerra mondiale, Picasso sente il bisogno di un periodo di meditazione, di un ritorno alla riflessione.

Il pittore spagnolo recupera il senso “classico” dopo un ventennio di continue sperimentazioni.

Naturalmente lo fa a modo suo, lascia che sia il disegno a richiamare la classicità del passato mentre l’aspetto cromatico prende una strada assolutamente personale, non tanto per  il colore in se quanto per come viene applicato.

I colori tenui riempiono parzialmente il quadro, ogni colore occupa un preciso spazio mentre il bianco si erge a protagonista occupando i volti degli innamorati ed il busto della donna.

E’ con il contorno tracciato con evidenza che Picasso trasmette il senso della scena, riesce a creare il “movimento “ emozionale dei due giovani, si nota il delicato approccio dell’uomo e la timida reazione di lei che è divisa tra il desiderio di assecondare l’amato e il tentativo, poco convinto, di prenderne le distanze.

La profondità della scena è data dalla grande finestra alle spalle che rompe il muro “rosato” che sembra soffocare l’insieme.

La dolcezza dei tratti e la “lievità” dei colori contribuiscono a creare una sensazione di appassionata tranquillità.

sabato 19 maggio 2018

La strada del pensiero evolutivo, Piet Mondrian

L’evoluzione della pittura , il riflesso della trasformazione del pensiero più profondo.

Mondrian mostra con questa serie di “alberi” una crescita stilistica, una costruzione concettuale che spinge ad andare oltre i propri limiti, oltre a cercare di superare quelli naturali, o almeno quelli che ci sembrano tali.

Da un semplice, apparentemente, ritratto della naturale visione degli alberi Mondrian “crea” un percorso che si apre a nuove interpretazioni, una visione più intima dello spirito che circonda ciò che normalmente vediamo.
La strada si fa sempre più personale, meno riconoscibile in quanto legata all’inconscio, la direzione porta ad un tentativo di eliminare il “reale” lasciando il posto ad una sfumatura astratta.
L’albero come sintesi di un percorso interiore dove la realtà lascia spazio all’immaginazione, dove le forme prendono il posto della luce, dove ciò che conosciamo si trasforma nell’immaginato.

(nell'immagine in alto: Albero rosso, 1909-10. Olio su tela  70 x 99 cm. Gemeentemuseum, l'Aia)



L'albero grigio, 1911. Olio su tela 78,5 x 107,5 cm.  Gemeentemuseum, L'Aja,



Melo in fiore, circa 1912. Olio su tela 78×106 cm. Gemeentemuseum L’Aia


Alberi in fiore 1920, Olio su tela 60x85 cm.  Judit Rothscild Foundation, New York


sabato 12 maggio 2018

L'inconsueto incontro, Paolo Veronese


Autore:   Paolo Veronese (Paolo Caliari)
(Verona, 1528 - Venezia, 1588)

Titolo dell’opera: Cena in Emmaus – 1559-60

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 290 cm x 448 cm

Ubicazione attuale:  Musée du Louvre, Parigi.






Sono molti gli artisti che nel corso della storia si sono cimentati con questo soggetto, in questo caso però la rappresentazione esce dalla "strada" tracciata dagli abituali canoni estetici e religiosi.

Normalmente viene raffigurata la cena dove Gesù Cristo è accompagnato a tavola dai due apostoli (i due discepoli  lo incontrano senza riconoscerlo, i tre percorrono assieme un tratto di strada scambiandosi impressioni e notizie su ciò che è successo a Gerusalemme e dintorni negli ultimi giorni,  giunti a Emmaus i due apostoli invitano lo straniero a cena e solo nell'istante della benedizione del pane e del vino riconoscono il loro maestro) e uno o due personaggi che servono i commensali.

Veronese inserisce molti personaggi anche se il Redentore e i due compagni di viaggio sembrano non accorgersi delle altre persone, l’impressione che si ha è che lo stuolo di figure faccia parte del dipinto ma sia comunque estraneo alla scena.

La donna con il bambino in braccio e l’uomo all’estrema destra quasi sicuramente sono i committenti dell’opera, anche gli altri astanti probabilmente fanno parte della “corte” o della famiglia della coppia.

L’ambiente, cosi come l’abbigliamento delle comparse, appare ricco e sontuoso, la struttura classica e le colonne mostrano l’influenza degli architetti dell’epoca, in particolare Palladio, frequentati dallo stesso Veronese.

sabato 5 maggio 2018

Il viaggio a occidente del mondo fluttuante, Katsushika Hokusai


Autore:   Katsushika Hokusai

Titolo dell’opera: Cardellino e ciliegio piangente (serie: Piccoli fiori)– 1832

Tecnica: Xilografia policroma

Dimensioni: 25,1 cm x 18,2 cm

Ubicazione attuale:  Honolulu Museum of Art, Honolulu





All'inizio elle pubblicazioni il genere di stampa, conosciuta come ukiyo-e, non prevedeva dipinti legati ai fiori, Hokusai decide comunque di percorrere questa via e proprio in quegli anni la richiesta per questo tipo di rappresentazioni, di pari passo con la nascita di nuovi ceti abbienti, diventa sempre più importante.

Quest’opera fa parte della serie conosciuta con il nome di Piccoli fiori (si differenzia dall’altra serie Grandi fiori esclusivamente per la grandezza del formato) mette in risalto la delicata essenza delle piante accompagnata dalla presenza di un piccolo animale.

Lo sfondo monocromatico di un intenso blu di Prussia mette in risalto il ramo di ciliegio dove spiccano i fiori, alcuni completamente aperti altri in bocciolo, il protagonista è comunque il cardellino che a testa in giù si appresta a spiccare il volo.

I colori del piccolo uccellino rimandano alle tenui tinte dei fiori, solo il petto ed il sottogola del cardellino appaiono di un rosa più intenso.

Queste stampe hanno con il tempo influenzato l’arte occidentale, è innegabile la “presenza” fisica e artistica nell’idea pittorica degli artisti del secondo ottocento, tra i più appassionati collezionisti di questi capolavori ricordiamo Van Gogh, Monet e Gauguin, anche Renoir ha “subito” l'influsso di un modo di intendere l’arte fino a pochi anni prima conosciuto solo in estremo oriente.