martedì 27 settembre 2022

Quando si perde l'occasione di tacere

“Renoir è un ragazzo senza alcun talento. Ditegli, per favore, di smettere di dipingere”.

(Edouard Manet)

Pierre Auguste Renoir - La Reverie (Jeanne Samary in abito scollato)

Se anche un grande artista come Manet non ha resistito all’impulso di dare un giudizio affrettato … noi, che non siamo “Manet”, con un po’ di buonsenso, potremmo evitare di fare la stessa brutta figura.


sabato 24 settembre 2022

L'archeologia industriale e l'arte contemporanea.

Difficile pensare che ciò che è "archeologia" possa essere "contemporaneo" ma la dismissione del compito del sito industriale in quanto tale lo trasforma in qualcosa di diverso.


L’archeologia industriale nasce negli anni cinquanta, il concetto prende piede prevalentemente nel mondo anglosassone, in particolare negli Stati Uniti (i paesi con una profonda impronta classica storcono il naso, l’assenza di una cultura storica che non si limiti ad un paio di secoli ci spiega il motivo del successo nel paese nord americano).

Industriale e archeologia sembrerebbero  distanti tra loro, e forse lo sono, ma cerchiamo di guardare da un altro punto di vista, concentriamoci su quello che vuole raccontarci.

Quello che un tempo era "utile" oggi è esattamente il contrario, un sito un tempo produttivo oggi non lo è più, almeno per ciò che rappresentava, in questo contesto storico si erge a monumento silenzioso di un passato più o meno remoto e in quanto memoria "visiva" si ricicla e rigenera all'infinito, o almeno finché qualcuno lo osserva.

Se l’artista cerca uno spiraglio che permetta di far parte di un pensiero “futuro” l’opera d’arte è la produzione di tale pensiero, ma l’opera, quando prende vita, inizia un viaggio che va al di là del volere dell’artista, parla per sé, diventa autonoma.

Ma l’archeologia industriale non ha alcun creatore, è la rappresentazione di un tempo che non c’è più, racconta la genesi o un momento di passaggio di qualcosa che si è evoluto arrivando fino ai giorni nostri in una veste completamente diversa.

Siamo di fronte a quella che viene definita una scienza e non certo una forma d’arte, ma il racconto di un monumento industriale che a sua volta è un racconto di un tempo “altro” cos’è se non una forma di narrazione artistica?

In quest’immagine vediamo il “Parco delle chiatte” posto sulla riva a sud del lago D’Iseo, per l’esattezza a Paratico, sponda bresciana, qui attraccavano le chiatte che trasportavano i vagoni con vari materiali provenienti dai paesi a nord del “Sebino” e rimessi su rotaia proseguivano il viaggio diretti in tutto il nord Italia (e non solo).

Oggi è un luogo di svago dove quotidianamente, in particolare durante i fine settimana, centinaia di persone si trovano di fronte un monumento alla storia industriale del lago, molti passano quasi senza rendersi conto di ciò che hanno di fronte, altri si chiedono quale sia il significato di questo sito, altri ancora, quelli meno giovani, rivedono gli anni della gioventù dove queste strutture erano il simbolo della modernità che avanzava.

In fondo non è anche questo uno dei "compiti" dell'arte?

martedì 20 settembre 2022

[Aforismi e arte] Previsioni nel tempo

 “Costui o diventerà pazzo o farà mangiare la polvere a tutti quanti. Se poi farà l’uno e l’altro, non sono in grado di prevederlo”

Camille Pissarro riferendosi a Vincent van Gogh


Vincent Van Gogh - La casa gialla 1888
olio su tela cm 72 x 92
Van Gogh Museum, Amsterdam



sabato 17 settembre 2022

L'interpretazione celestiale

So che si tratta di una "visione" personale ma in pochi secondi penso si sia raggiunta una delle più alte vette dell'interpretazione musicale.


Franco Battiato definì l'esibizione di Antony Hegarty "qualcosa di mai sentito, un capolavoro".

Il brano, "As tears go by", scritto da Mick Jagger e Keith Richards e portato al successo nel 1964 da Marianne Faithfull (allora compagna di Jagger) e l’anno successivo dagli stessi Rolling Stones, è stato riproposto centinaia di volte e in modi diversi, ma quei pochi secondi di Antony Hegarty (da minuto 00.47 a 01.20 del video) sono semplicemente sublimi.

Tendo a cercare spesso il dettaglio, che qualcuno può trovare insignificante, ma credo che tra le “righe” di alcune canzoni ci siano delle perle meravigliose.

Piccoli capolavori ne troviamo nei testi, in alcuni passaggi musicali, virtuosismi con qualsiasi strumento, insomma se scandagliamo l’immenso panorama musicale possiamo trovare degli autentici tesori nascosti in tesori (scusate la ripetizione) più grandi.

Non è facile descrivere quei pochi secondi, poco più di 30, in cui Hegarty tocca il cielo con il classico dito (o è la nostra percezione a farlo) le parole di Battiato in fondo riassumono perfettamente ciò che è accaduto, non mi resta dunque che riascoltare il brano e, se qualcuno farà altrettanto, augurargli (le) di provare le stesse mie sensazioni (o meglio ancora provare le proprie sensazioni con la mia stessa intensità).

Va aggiunto che il brano degli “Stones”, meno conosciuto di molti altri loro capolavori, è musicalmente semplice, strutturato per permettere al cantante di trasmettere il proprio sentire, infatti lo stesso Jagger, quando propone il brano nei vari concerti, non ne da mai la stessa “lettura”.

Anche le infinite cover trasmettono lo stato d’animo dell'interprete ma non significa che questo basti, Jagger e Hegarty, oltre a Battiato, sono di un altro livello anche se, limitatamente a questa canzone, Antony stravince.


giovedì 15 settembre 2022

[Aforismi e arte] Se non raggiungi l'obbiettivo ... cambialo

"... ho sempre sperato di riuscire a dipingere la bocca come Monet dipingeva un tramonto, ho sempre voluto dipingere il sorriso, senza mai riuscirci …"

Francis Bacon


Francis Bacon - Studio per un ritratto

Non sempre i desideri si avverano, non sempre riusciamo a centrare gli obbiettivi che ci siamo prefissati, le cause sono infinite, carenze personali, influenze esterne, una combinazione di “dettagli” che sommati possono farci raggiungere il traguardo o, al contrario, impedirci di arrivare là dove volevamo.

Francis Bacon (a maggior ragione con queste parole) è un esempio lampante di “percorsi” alternativi, che, nonostante ogni tentativo, non raggiungono l’obbiettivo sperato, non riuscendo a “dipingere la bocca come Monet dipingeva un tramonto” ha cambiato rotta dando vita ad una strada nuova, originale, ha dato voce ai tormenti che si celano nel profondo dell’animo umano.

Non vi è traccia di quella bellezza canonica, che possiamo trovare in un tramonto, ma davanti a noi si scopre il velo dell’indicibile, dell’inconfessabile, le paure e le angosce di ognuno di noi vengono alla luce.

A volte non riuscire in qualche cosa ci spinge a cercare altrove, spesso raggiungendo risultati nemmeno immaginati.


sabato 10 settembre 2022

i "Reali-stici" tempi moderni


Francesco Filippini – Ritorno al pascolo (Tramonto o Pecore tosate) 1885 - Olio su tela - cm 130 x 80
Galleria D’Arte Moderna, Piacenza


 Quale fosse, al tempo, la narrazione di quest’opera non lo sappiamo con certezza, anche se possiamo intuirlo, a distanza di quasi un secolo e mezzo questa rappresentazione si presta ad una interpretazione “sociale” tutt’altro che velata, d’altro canto un gregge di pecore è oggi quello che era nell’ottocento, compresa una visione simbolica che va al di là della dimensione reale.

Tramonto, recita uno dei titoli, cos’è che oggi sta tramontando? Un vecchio, ingombrante e anacronistico concetto di “nobiltà” o il sogno di un’evoluzione culturale che, come il sole, emerge dalle tenebre per poi ritornarci nonostante tutto?

Resta la speranza che a tramontare sia il primo concetto, ma anche se si trattasse del secondo possiamo consolarci (anche se noi saremo altrove) sapendo, o auspicandolo, che il sole della ragione torni a sorgere.

Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale … o quasi.


 

martedì 6 settembre 2022

[Aforismi e arte] Quando la tecnica non basta

«L’arte non è, e non deve essere, unicamente abilità tecnica, come sembrano ritenere persino molti pittori.

E’ invece necessario che sia il linguaggio della nostra sensibilità, del nostro modo di essere, la nostra devozione e la nostra preghiera».

Caspar David Friedrich

C. D. Friedrich - Chiaro di luna sul mare


sabato 3 settembre 2022

Entità che aleggiano sul nostro presente

George Grosz – Fantasmi, 1934 - Acquerello su carta, cm 52,5 x 70 - Collezione privata

“L’arte può svelare l’insondabile, farci vedere l’invisibile, raccontarci l’incredibile. L’arte ci mostra ciò che non vediamo con gli occhi della quotidianità. Ci ricorda il passato, ci descrive il presente, ma soprattutto, ci rivela il futuro”.

Qualche anno fa accompagnai l’opera in questione con queste parole e pubblicai il tutto su Facebook (piattaforma che ho nel frattempo abbandonato) l’unico commento fu: “vero, ma non certo con questa arte”.

Il commento naturalmente è legittimo, ho motivato la mia convinzione che si tratti, al contrario, di un perfetto esempio di ciò che il mio scritto voleva rappresentare, non c’è stata alcuna replica, come se l’interlocutore volesse solo farmi presente che l’opera di Grosz non era da considerare “arte”, nessun riferimento al senso del post.

In quel periodo capitava spesso che il commentatore (sempre lo stesso) denigrasse sistematicamente le opere che pubblicavo (Popova, Malevic, De Kuning, Rotko e anche un dipinto di Manet) alla mia spiegazione del perché l’opera aveva, sempre secondo il mio punto di vista (e visto gli artisti in questione anche secondo altri punti di vista più autorevoli del mio) diritto di essere considerata arte, seguiva il silenzio.

Come ho già ripetuto in passato non ho alcun diritto di decidere cosa sia arte o meno ( e non ne ho nemmeno l’intenzione) esprimo le mie opinioni basandomi su ricerche approfondite, studiando l’autore e l’opera in profondità, il risultato è una visione personale che vale per quello che è.

Questo acquerello è l’emblema delle parole che aprono il mio scritto, dietro una scena apparentemente assurda si cela la visione di Grosz che svela il passato, racconta il presente e ci avvisa di ciò che il futuro ha in serbo,  la Germania (ma è tutta l’Europa ad essere presa in considerazione) sta ancora pagando il prezzo della Grande Guerra, in quegli anni sta prendendo piede un “ideale” che proietta un futuro inimmaginabile e che solo dal nostro punto di vista (mi riferisco alla collocazione temporale) si è rivelato terribile, infernale.

Dopo anni da quel commento trovo che questo quadro rispecchi il fondamento dell’arte, l’unica in grado di affrontare il tempo in tre dimensioni contemporaneamente.