Autore: Joseph Kosuth
(Toledo (U.S.A.) 1945)
L’opera di Kosuth
presenta una comune sedia pieghevole in legno posta al centro, a sinistra,
appesa alla parete, troviamo la riproduzione fotografica della sedia medesima, a
destra un pannello con stampata la definizione del termine “sedia” tratta da un
dizionario in lingua inglese.
La domanda che si
(e ci) pone l’artista americano è: qual è la sedia “reale”?
D’istinto senza
alcun dubbio indichiamo quella in centro, la sedia che possiamo utilizzare, ma
se volgiamo lo sguardo verso un passato “filosofico” andiamo a Platone che
sosteneva che prima viene l’idea, solo in seguito l’artigiano la realizza.
Seguendo questa
indicazione la nostra percezione si modifica, la sedia originale è nel pannello
di destra, lì troviamo la descrizione della sedia, in un secondo tempo viene
realizzata (artigianalmente o a livello industriale) per ultima la fotografia
dove l’artista ne realizza il ritratto.
Siamo a metà degli
anni sessanta del novecento, non esiste ancora internet e anche i cataloghi
illustrati sono poco conosciuti, per questo motivo devo viaggiare nel tempo e
giungere fino a noi, è nel ventunesimo secolo che prende forma un’idea che
Kosuth aveva solo ipotizzato.
Ormai moltissimi di
noi acquistano gli oggetti più disparati facendo riferimento ad un’immagine, se
dobbiamo comprare una sedia online ci affidiamo alla sua riproduzione
fotografica, ne leggiamo la descrizione e solo alla fine, quando riceviamo
l’oggetto possiamo ammirarlo e utilizzarlo.
Se seguendo il
concetto filosofico la sedia originale è nella descrizione, una lettura contemporanea
ci dice che è la fotografia la matrice della sedia stessa, mentre, come
sottolineavo prima, la logica ci porterebbe dritto alla sedia di legno.
Ognuno ha una
propria risposta, quale sia quella giusta non saprei, ogni conclusione è valida,
fondamentalmente non ritengo sia importante che si giunga ad una decisione definitiva,
penso che il senso di quest’opera sia quello di spingere ad una riflessione,
non importa dove il ragionamento ci può portare, non necessariamente ci deve
essere un fine ultimo, penso, al
contrario che la “discussione” con noi stessi, prima ancora che con gli altri,
possa essere infinita.
Ho conosciuto (non personalmente eh) Kusuth e la sua espressione d'arte. Quella concettuale, unica e di gran valore.
RispondiEliminaMi piace molto questa tua scelta che hai esposto molto bene e dal quale ho appreso tanto.
Qui i discorsi e le opinioni sarebbero infinite. Forse una risposta unica alla domanda proposta non c'è.
Grazie Romualdo, ti abbraccio fortissimo. Ciao.
Ciao Pia, mi fa piacere sapere che conosci questo artista e che apprezzi la sua arte puramente di concetto, sapevo che questa proposta non sarebbe stata di facile "assimilazione", chi non cerca oltre l'apparenza non subisce il fascino di queste opere che non appagano l'occhio ad un primo sguardo ma che ci "avvolgono" nell'istante in cui inizi un dialogo.
EliminaConosci a fondo l'arte nelle sue più particolari forme e sapevo che avresti colto immediatamente (indipendentemente dal lasciare o meno un commento) il senso che va al di la della semplice installazione.
Certo è difficile esprimere opinioni sul pensiero altrui, ma un artista cerca di tracciare un percorso, sta a noi, ognuno a modo suo, seguirne le tracce.
Un abbraccio a te, buona serata.
se partiamo dalla finale della scelta di un oggetto la vera sedia resta la descrizione e , soprattutto ai giorni nostri , la descrizione è quella che ci fa decidere all'acquisto. Sinceramente io non uso questa tecnica, desidero vedere toccare confrontare , ma posso dire che questo quadro è più moderno, data l'epoca, di molti altri.
RispondiEliminaCome sempre grazie per le tue intelligenti riflessioni.
UN ABBRACCIO SERALE
Ciao Nella, il discorso della visione "contemporanea" è una nostra forzatura, se, come penso, le opere d'arte vadano rilette anche nel futuro, i punti di vista si moltiplicano e tutto si ribalta.
EliminaGrazie a te per aver partecipato alla discussione.
Contraccambio l'abbraccio, a presto.