Vorrei completare quella che per me è la trilogia della “Vita immateriale” di Pierpaolo Vici.
Ho già
proposto in passato due opere che, sempre da un mio personalissimo punto di
vista, sono impercettibilmente legate da un “filo” che le unisce dando cosi
vita alla terza opera che potrebbe considerarsi il “terminale” di un percorso
spirituale-filosofico.
Il
primo tassello è senza dubbio la scultura-installazione “Senza titolo”, dove il
concetto della nascita e della rinascita emerge da una costruzione
apparentemente astratta che lascia allo spettatore l’onere e il piacere della
decodificazione del messaggio.
La
seconda opera di questa ipotetica trilogia (ipotetica in quanto non considerata
tale dall’autore e frutto di una mia personale “visione”) è Taj Mahal (Una vertigine dell’anima) in questo caso la via da
seguire è tracciata ma non sappiamo in quale direzione ci porterà e quale sia
il costo da pagare nell’affrontare la “costruzione mentale” del nostro Io, ci
si deve specchiare per capire se siamo pronti ad affrontare noi stessi, azione
imprescindibile per passare al livello successivo.
L’opera
che voglio mostrarvi è il raggiungimento di una dimensione altra, o sarebbe
meglio dire “oltre”.
Bagan-Angkor (La radura) è il traguardo
spirituale raggiungibile solo dopo un incessante peregrinare al di là del tempo
lineare, il raggiungimento di un equilibrio interiore che ci permette di
vedere, sentire, assaporare, ciò che non possiamo ottenere in un’intera vita
“materiale”.
Il
“tratto” quasi incorporeo del pittore riminese, una velata foschia che ammanta
il paesaggio, fanno da cornice e al contempo danno vita all’albero che domina
la radura.
La
minuscola figura immobile sotto le fronde si erge a centro gravitazionale del
quadro ma non cela la distanza dimensionale tra il “minuscolo” dell’uomo, il
“grande” di ciò che lo circonda e “l’infinito” che sta oltre l’orizzonte.
La nostra presenza metafisica al centro di un personale sentimento che entra a far parte di un “tutto” armonico, un completamento spirituale che dovrebbe essere l’unico grande obbiettivo di una vita che altrimenti continuerebbe a cercarne il senso.
nell'immagine: Pierpaolo Vici - Bagan-Angkor (La radura) 2019 - Collezione privata
Non posso non volare con la mente ad Angkor Wat, tempio buddista che spero di visitare un giorno, per restarne abbagliato molto più che in foto o su una tela. Di Vici avverto l'accennata foschia e il sogno di toccarla con mano, un'immensità immobile che contrasta lieve con quegli uccelli in plastico e leggiadro volo. Una presenza che sta per abbandonare il quadro, così come la nostra anima - preso spunto - dovrebbe volare alto fino a lambire l'infinito evocato.
RispondiEliminaBellissima la tua lettura Franco, mi fa piacere che hai notato i quattro gabbiani in volo, ne avevo accennato nella descrizione dei "Taj Mahal" (i quattro gabbiani ricorrono spesso nelle sue opere) si tratta di un simbolo legato alla sfera strettamente personale del pittore, una sfumatura intima che lascio volentieri all'interpretazione dell'osservatore e tu ne hai colto l'essenza.
EliminaGrazie, buona giornata.
Il piccolo Siddhārtha è al centro di tutto.
RispondiEliminaColui che del tutto si trasforma e compenetra, fino a identificarsi nell'oltre che tu metti in evidenza. L'innocenza dei candidi volatili sorvolando studiano, osservano, apprendono fino a vibrare liberi fuori dal contesto e dai dipinti. Come un volo leggero dopo tante difficili domande che forse trovano risposta e forse no. Solo l'autore delle opere lo può svelare.
Questo credo sia il mio sentire di tutto il tuo analizzare Pierpaolo Vici.
Bello e grazie Romualdo. Interessante il tutto. Ciao.
Ciao Pia, interpretazione "spirituale", intensa la tua, anche tu cogli i quattro gabbiani in volo verso l'ignoto (per noi) Pierpaolo Vici si racconta senza svelarsi completamente, il volo verso l'esterno della scena è forse un proseguimento di un percorso infinito.
EliminaUn concetto filosofico, molto caro all'artista, che va in una direzione senza escludere la possibilità di cambiarla in qualsiasi momento.
Grazie a te, un abbraccio.