“Il mercato dell’arte oggi è truccato da valori che non tutti condividono, siamo proprio tutti d’accordo che il teschio ricoperto di diamanti di Damien Hirst valga veramente cinquanta milioni di sterline?
Siamo
tutti d’accordo che un semplice calco di una scultura classica, a cui viene
aggiunta una sfera, possa valere milioni di dollari?”
Questa riflessione dello storico dell’arte calabrese mette
in evidenza lo sbilanciamento del mondo dell’arte in favore della speculazione
ai danni dell’arte stessa.
Ad avvalorare questa preoccupazione, o perlomeno ad
assecondare i dubbi di Settis, ci sono le parole di Alessia Zorloni,
economista, docente universitaria, personaggio di spicco nel mercato dell’arte,
che in più interviste ha sottolineato “quando vado ad una fiera seguo sempre il
mio istinto, se qualcosa non mi piace al primo sguardo non perdo tempo ad
approfondire, passo oltre, se invece mi piace allora inizio una mia personale
ricerca”.
Se si trattasse di un appassionato, di un collezionista, questo metodo potrebbe anche andare bene, ma quando a parlare in questi termini è una persona che “dirige” il mercato, ne influenza le tendenze, ecco che le storture vengono a galla.
Poi ecco l’intervista a Ilaria Bonacossa, direttrice di
Artissima, la fiera d’arte di Torino, che a sua volta capovolge ciò che afferma
la Zorloni, Bonacossa sottolinea quanto sia importante, per i collezionisti e
per tutte quelle figure che ruotano attorno all’arte contemporanea un
determinato comportamento: “raccomando a
tutti di fermarsi ad approfondire e riflettere davanti ad un’opera che al primo
sguardo non ci piace è in questi casi che si scopre la grande arte, certo i
colpi di fulmine non vanno esclusi ma spesso i grandi amori nascono e crescono
con il tempo”.
Pareri contrastanti che ci mostrano quanto l’arte, e in
particolare il mercato dell’arte, siano fondati su concetti soggettivi, chi si
limita a ciò che piace, chi si affida (spesso con eccessivo ottimismo) al
proprio intuito, chi invece decide di andare in profondità.
Quale sia il mio “orientamento” è facile intuirlo (anche se
fondamentalmente non è di grande importanza) ma questo non toglie che ogni
pensiero, ogni visione non debbano mai essere esclusi anzi, sono quella fonte
di informazioni alla base della nostra e altrui crescita.
Nelle immagini, in alto: Damien Hirst - For the love of God. In basso: Jeff Koons - Gazin Ball (Torso del Belvedere)
Resto convinto di una cosa. Posso innamorarmi di un quadro che scovo per strada nel mercatino settimanale, di un ninnolo anche, di un mazzo di chiavi arrugginite. Compro questi oggetti per una manciata di euro. oggetti che nessun altro trova avvolti del minimo fascino.
RispondiEliminaLo stesso oggetto insulso per tanti e felicemente fascinoso per me (sempre che non mi scucia più del budget autoimpostomi), può finire in circuiti di mercato folle e acquisire valore spropositato se indirizzato e pubblicizzato secondo parametri e me sconosciuti ed arrivare a quotazioni da capogiro.
Lo stesso vale per il discorso inverso: quel calco di gesso con la palletta di vetro potrebbe soggiornare mesi o anni per mercatini senza che nessuno lo caghi neanche di striscio. Ma non solo quello, forse anche un Caravaggio male in arnese potrebbe attendere del tempo prima di attirare l'attenzione che merita. A mio avviso spesse volte l'occasione, l'imbelletamento, la tendenza costruita e il marketing fanno miracoli. Alle iene anni fa venne impedita un'operazione simile, volevano mettere sulle bancarelle dell'usato capi di vestiario assurdi di nomi altisonanti per vedere se a dieci euro qualcuno se li sarebbe accattati. Non gli fu permesso, ovviamente, e posso immaginare il perché.
Ciao Franco, il tuo comportamento è dettato dal tuo "sentire", non c'è speculazione, il mercato è, purtroppo, speculazione e poco altro, i pareri delle persone che ho citato sono sicuramente in buona fede, ma quanti sono i critici, i galleristi, i giornalisti di settore che agiscono senza interessi personali?
EliminaNon posso negare che a me il calco di Koons con la sfera blu in vetro soffiato piace, trovo che l’accostamento sia intrigante, non per questo giustifico certe valutazioni (il teschio di Hirst invece non mi trasmette alcuna emozione).
L'esperimento delle Iene che hai menzionato (premetto che si tratta di un programma che non mi piace) avrebbe svelato quello che tutti sappiamo, avrebbe rivelato i meccanismi "corrotti" di un mercato che di artistico ha molto poco.
Grazie, buona domenica.
Se fosse stato per la prima impressione avuta, uno dei miei artisti preferiti, anzi il mio pittore preferito, Jackson Pollock, non avrebbe avuto mercato ed io non mi sarei innamorata perdutamente al secondo sguardo e poi al terzo e al quarto, fino a rimanere seduta per ore al Moma di NYC senza spiccicare parola. Se fosse per me, Jeff Koons potrebbe fare il lavavetri. Rispondendo alla tua domanda ritengo che un mercato "malato" possa portare alla disgregazione dell'arte nel senso più nobile del termine. Ma forse è solo l'altra faccia della medaglia di questa nostra civiltà in estinzione.
RispondiEliminaCiao Mariella, come posso non essere d'accordo con te? Pollock è l'esempio di quanto sia fondamentale andare oltre il primo sguardo, anche se non possiamo sottovalutare l'intuito di Peggy Guggenheim che ne ha fatto la fortuna (e il piacere nostro).
EliminaKoons lavavetri è interessante e divertente anche se (mi ripeto e mi scuso) come ho già ribadito nella risposta al commento di Franco, la sfera blu accostata al bianco dei busti non mi dispiace.
Il mercato ha evidentemente altri obbiettivi rispetto alla "purezza" dell'arte ma forse è una necessità, con quale scopo non l'ho ancora scoperto.
Grazie, buona serata.
Credo che il "mercato" sia già di per se una "deviazione"
RispondiEliminaE prezxi e qualità non vadano di pari passo.
Per l'arte come per le scarpe da ginnastica come per i vestiti.
Verissimo Alberto, il mercato dell'arte è una componente importantissima in quanto l'artista non vive di sola gloria ma sono le storture che lasciano perplessi, quotazioni assurde per alcune opere mentre per altre, dal valore artistico magari superiore, non vi è nemmeno una semplice menzione.
EliminaSono d'accordo con te, le stesse "deviazioni" le troviamo in qualunque ambito della nostra vita dove il merito e l'eccellenza si perdono in una insondabile nebbia.
Grazie per il tuo ulteriore spunto, buna serata.
Credo che siano validi entrambi gli iter, d'altronde la quantità di produzioni è esorbitante e nessuno può conoscere tutto, un criterio di scelta va seguito. L'importante è non sbilanciarsi nei giudizi senza conoscere, poi ogni esperto segue quel che è più affine al suo percorso e al suo carattere (chi è più rigoroso, chi più curioso, chi istintivo, chi più legato a certi temi/aspetti, chi più tradizionalista...) e trascura altro.
RispondiEliminaE come sempre penso sia un discorso che vale anche in altri ambiti: in generale viene facile pensare che un esperto in un ramo conosca tutte le diramazioni di quel ramo ma a me pare che non sia effettivamente possibile. O il mio essere lenta e smemorata mi fa sottovalutare le possibilità delle altre persone? 🤪
Il valore dato a certe opere (e alle cose in genere) cose però mi sembra c'entrare relativamente con quello che ho appena detto, sospetto che entrino in gioco molti, troppi altri aspetti, da certi movimenti economici che riguardano pochi a quelli di spettacolarizzazione per attirare l'attenzione di tutti; oggi tutto riguarda tutti e non solo professionisti, esperti ed appassionati. Coi pro e i contro che questo porta.
Ciao Romualdo! 🙂
Ciao Anna, ottimo approfondimento il tuo, ogni singola persona ha un metodo diverso ma ugualmente efficace, i dubbi rimangono se si prende in considerazione la buonafede, come hai puntualmente sottolineati tu, ci sono aspetti che vanno oltre il puro aspetto artistico.
EliminaSarebbe auspicabile una condotta limpida nel giudicare e promuovere un artista, ma il mercato è tutt'altro che chiaro, la "foschia" è talmente fitta da nascondere qualsiasi trappola.
Grazie, buona settimana.
Ciao Romualdo!
RispondiEliminaSiamo di fronte a due grandissimi artisti, che apprezzo molto per la capacità che hanno di far interagire il pubblico al cospetto delle loro opere, con la sua reazione a ciò che viene mostrato.
In particolare ho imparato a conoscere Hirst.
Pensa che mi sono trovata qualche tempo fa a Villa Borghese, a Roma, dove erano esposti i suoi lavori e non sono potuta entrare per colpa del Covid e le misure di sicurezza in atto, perdendo per sempre la possibilità di ammirarle. Non credo di avere altre occasioni, almeno a breve termine e questo mi fa una gran rabbia a dirla tutta.
Ma tralasciando questo fuori tema, Hirst ha realizzato questo teschio con diamanti, compreso quello centrale, un enorme diamante rosa. E ci credo che il suo valore sia salito alle stelle!
Invece Koons è simpaticissimo e trovo che per comprenderlo appieno ci voglia maggiore osservazione su ciò che vuole raccontarci.
Ma come scrivi i punti di vista di chi giudica un'opera è estremamente importante. E spesso, oggi, il bravo e meticoloso artista non viene neanche notato.
Questo mi rattrista moltissimo. Però bisogna anche dire che ormai sono davvero numerosi e si fa fatica a far emergere quello più bravo, forse proprio perché magari si equivalgono. Quindi si punta, anche se il metodo è sbagliato, sul sensazionalismo. Si porta avanti chi sa meglio argomentare il senso del proprio lavoro, anche se non è sempre giusto.
Però sono anch'io per il non scartare a priori qualcosa che sembra non piacerci.
Meglio soffermarsi a lungo e valutare anche ciò che non si vede.
Proprio perché ciò è alla base della crescita di tutti, anche di noi stessi.
Buona serata, grazie per il bel post!
Ciao Pia, intervento complesso e, come sempre, competente ed interessante.
EliminaChe si tratti di due grandi artisti non ci sono dubbi, riguardo al teschio di Hirst il valore dei diamanti va scisso dal valore dell’opera, capisco che i materiali siano costosi ma se questo è il parametro è difficile che un collezionista serio faccia queste valutazioni.
Come ho già scritto nelle risposte ai commenti precedenti trovo che l’opera di Koons sia molto interessante, sia “visivamente” che concettualmente, nonostante questo preferisco nell’insieme l’arte di Hirst a quella di Koons.
La seconda parte del tuo intervento si concentra sul mercato e sulle logiche che lo governano, ciò che dici è stimolante in quanto spingi a prendere in considerazione aspetti apparentemente secondari ma che in un periodo storico come quello attuale sono fondamentali, mi riferisco al sapersi vendere, fare del sensazionalismo, come dici bene tu, è forse decisivo in un mondo che consuma tutto e tutti velocemente.
Inoltre hai messo in evidenza l’enorme quantità di opere (d’arte o no sarà il tempo a dirlo) che prendono vita quotidianamente, cosa ribadita anche da Anna nel commento precedente.
Ho voluto mettere in campo il pensiero di tre “addetti ai lavori” con obbiettivi, esperienze e competenze diverse, non ho una risposta ma questo ha prodotto il vostro pensiero, punti di vista di cui farò sicuramente tesoro.
Grazie a te, è sempre un piacere, buona serata.