Ho già avuto l’occasione di parlare dell’artista riminese Pierpaolo Vici, pittore che “viaggia” nella profondità del pensiero creando così un suo personale percorso artistico dove l’invisibile si insinua nel “reale” modificandone l’essenza.
Questa volta però voglio affrontare una sua opera in modo completamente diverso, innanzitutto perché non si tratta di un dipinto ma di quella che possiamo considerare un’installazione-scultura dove Vici non interviene manualmente ma con l’idea (chi mi conosce sa quanto sia per me fondamentale l’idea che da vita ad un’opera).
Altra differenza
rispetto al dipinto che ho proposto in passato sta nella quasi assenza di
“realismo”, mentre nella pittura, pur insinuandosi oltre i confini della
fisicità umana e addentrandosi nel
profondo dello spirito, il percorso figurativo è palese, in questo frangente
qualcosa si intravede ma solo dopo alcune informazioni.
L’opera in
questione è composta da quattro strisce, ognuna di misura diversa, e da un
ovale in marmo incastonati nel muro, non ci sono altre indicazioni, nessun
titolo, nessun accenno al nome dell’autore ma soprattutto niente che metta in
risaldo la scultura, persino il colore del muro non fa nulla per attirare
l’attenzione sull’opera.
Il manufatto di
Vici cerca lo sguardo di chi è predisposto all’incontro con quest’ultimo,
l’obbiettivo dell’opera è quello di passare inosservato agli occhi distratti
dei passanti lasciandosi catturare da chi riesce ad entrare in simbiosi.
Ma questo può non
bastare, non va trascurato il fatto che non siamo in un luogo deputato all’arte,
il muro non è parte di un museo o di un luogo comunque deputato all’arte, per
questo motivo l’opera rischia di mimetizzarsi con l’ambiente circostante,
lontani dunque da un luogo “artistico” viene da chiedersi: di cosa si tratta?
Cosa vuole “raccontarci”? Ammesso che voglia dire qualcosa.
Finché ad un certo
punto mi sono deciso e ho chiesto informazioni (solo allora ho saputo il nome
dell’autore) e di conseguenza ho chiesto a Pierpaolo di cosa si trattasse e la
risposta è stata breve e precisa: “Si tratta del sole sul mare”.
Queste le poche
parole hanno aperto definitivamente l’opera ad un infinito numero di
possibilità interpretative, l’opera ha dunque acquisito un titolo.
Il sole sul mare,
potrebbe trattarsi dell’alba o del tramonto, siamo a Rimini, l’autore è
riminese e il sole sull’Adriatico sorge (il tramonto è dedicato agli Appennini)
l’arcano è presto svelato … forse.
Se osserviamo il
levare del sole o un tramonto sull’acqua notiamo che la nostra stella, quando è
in prossimità dell’orizzonte, tende ad allungarsi, sia che sorga o che si
accinga a calare, il sole da l’illusione ottica di allungarsi a toccare
l’acqua, diventa cosi un ovale ma l’allungamento è in verticale, perché Vici
l’ha voluto orizzontale?
A questo punto la
fantasia interpretativa prende il largo, la sfera è schiacciata, sembra che una
forza invisibile prema per spingerla in acqua ma il sole si rifiuti di
tramontare, il mare è quello della riviera romagnola dove il tramonto “marino”
non è contemplato.
E’ la
rappresentazione di una forzatura “esterna”, quasi aliena, nei confronti del
sistema naturale delle cose o il messaggio dell’artista è più intimo,
personale?
La risposta non c’è
e in fondo non è quello che voglio, mi piace pensare che davanti ad un’opera
che non ha il pressante desiderio di farsi notare si celino infinite varianti
dove ognuno può sbizzarrirsi con le proprie letture.
Certo Pierpaolo non
può non aver trasmesso parte del proprio essere nell’anima della scultura,
quale sia la parte solo lui può saperlo (cosa non scontata in quanto si può
inserire l’inconscio e tutto prende un’altra strada) a noi non resta che il
piacere di un viaggio in una dimensione resa accessibile da quelle poche ma
fondamentali parole.
Un tramonto forzato
e rifiutato? Forse solo una visione “altra” dell’alba.
E se si trattasse
di un altro mare? E se il mio viaggio portasse altrove?
E se tutto fosse un’illusione?
Non conosco quest'autore ma trovo l'opera, dopo le tue speciali spiegazioni molto bella e particolare.
RispondiEliminaUna semplificazione del tramonto.
È vero, tutto dipende dalla nostra predisposizione.
Oggi per esempio, visto il giorno dedicato alla festa degli innamorati, potrei dirti che trovo l'opera molto romantica.
Domani potrebbe essere diverso. Avere un approccio diverso. Chissà.
Molto interessante questo tuo raccontarci di Pierpaolo Vinci.
Ti ringrazio tanto e buona Domenica Romualdo.
Ciao Pia, Vici è un artista dilettante, non espone in gallerie o musei, ho avuto l'occasione di conoscerlo per altri motivi e la scoperta mi ha entusiasmato.
EliminaL'interpretazione di quest'opera ha fatto un ulteriore passo avanti, ieri, dopo la pubblicazione del post sul blog e su Facebook lo stesso Pierpaolo è intervenuto aggiungendo la frase: "Ogni alba è la prima del mondo", questo cambia la percezione perché, come ipotizzavo, è il sorgere del sole sul mare riminese il soggetto, da un rifiuto del tramonto alla rinascita dell'alba, forse è veramente tutto un'illusione.
Grazie a te, il tuo accostamento alla festa degli innamorati conferma che l'arte è uno spazio infinito dove ognuno di noi può sognare senza alcun limite.
Buona domenica.
Ahahahah... vorrei scusarmi con te e con lui per aver errato il suo cognome. Si vede che non lo conosco e questo mi dispiace. 😉
EliminaInteressante la sua aggiunta! Anche la tua direi... 🤔😊
Grazie sempre a te,Ciao. 😗
Ad essere sincero non l'avevo notato, nessun problema, sono cose che capitano (si vedono in giro errori grammaticali terribili e, peggio ancora, comizi che non dicono nulla)
EliminaCiao carissima, a presto.