Mi sforzo di comprendere l’incomprensibile, se non riesco (cosa che accade regolarmente) penso sia meglio approfondire, cercare qualcosa di diverso che mi permetta di comprendere, che mi porti ad esclamare: ho capito.
Quando penso di aver "afferrato" il concetto di base sono giunto al punto in cui fondamentalmente non ho capito alcunché.
Quest’opera, vista “online” senza alcuna descrizione, senza
titolo, può essere l’esempio di come un’opera si presenta senza "credenziali", senza la pur minima informazione.
Se aggiungiamo che non si tratta di una riproduzione di un
dipinto ma di una scultura (o installazione, l'assenza di qualsiasi ragguaglio lascia aperta ogni porta interpretativa) tutto si complica, prende corpo
l’impossibilità di “contatto”.
L’autrice è Marisa Scicchitano, pittrice calabrese, tutto
quello che so di lei è questo, servirebbero altri dati per
avvicinarsi a questo lavoro senza i quali ogni tentativo di “lettura” è
inevitabilmente arbitrario.
Una sedia sospesa in bilico su tre piani non allineati,
sopra la sedia troviamo delle strisce (di stoffa, di carta, non lo sappiamo) cosa
rappresentano? Perché la sedia è in bilico e i piani sono tre?
La sedia appoggia perfettamente sul piano sottostante, c’è
dunque la solidità, la stabilità necessaria perché non si rovesci, ma i piani
sottostanti ribaltano il concetto, la stabilità sopracitata scompare, la sedia,
o per meglio dire, il ripiano che sorregge la sedia, è ancorato al pannello
attiguo in un solo punto, il pannello stesso è in precario equilibrio rispetto
al piano che lo divide dal pavimento, tutto è bloccato in un istante, non
sappiamo se, superato l’attimo, la sedia cade con ciò che vi è posto sopra o se
resiste alla gravità.
Stiamo guardando una fotografia che rappresenta una scultura
che rappresenta … Stiamo (o forse è meglio dire sto) delirando in quanto senza
alcuna informazione è come buttarsi nel vuoto con la pretesa di sapere durante
la caduta cosa ci sia in profondità, lo potremmo scoprire una volta toccato il
fondo ma se il salto nel vuoto fosse senza fine?
Normalmente quando scrivo di un’opera lo faccio dopo
accurate ricerche, dopo aver studiato l’opera stessa e chi l’ha realizzata,
cerco di documentarmi per poter esprimere un mio punto di vista che non sia
campato in aria, quando ho visto quest’opera ho voluto cimentarmi in un
approfondimento senza alcuna base di partenza, volevo solo capire che effetto
faceva il fatto di non capirci nulla.
Trovo questa scultura favolosa ma non so spiegarne il
motivo, per questo ho deciso di “parlarne”, la complessità del manufatto e
l’assenza di indicazioni hanno liberato il mio approccio ad essa da qualsiasi
forma di condizionamento.
Ho quasi la sensazione di comprenderne il senso ma al
contempo guardo il “tutto” dall’alto, da una distanza siderale e l'unica cosa che mi è chiara è che c’è ancora molta strada da fare.
Però in fondo è pure questo un aspetto dell'arte, no? Ti parla e ti evoca qualcosa e (forse) lo fa solo a te, ad un'altra persona evoca qualcosa di diverso, in parte o del tutto. E magari l'autore aveva un'altra idea ancora.
RispondiEliminaChissà.
Comunque piace parecchio anche a me quest'opera
Ciao Alberto, l'arte è aperta a tutti i punti di vista, solitamente l'autore lascia trapelare solo alcune delle sue intenzioni, in questo caso non vuole dare alcun appiglio evitando anche il titolo.
EliminaQuesto mi ha permesso una lettura "al buio" e la cosa mi ha affascinato.
Grazie per il tuo punto di vista, buona serata.