sabato 22 maggio 2021

Le stagioni della vita

Questi quattro dipinti su muro, trasportati su tela, sono tra le prime opere di un poco più che ventenne Paul Cezanne.

Non sono pochi i libri che le ignorano, possiamo trovarle all’interno di qualche catalogo ma sembra che l’interesse degli storici “parta” da dipinti successivi.

Realizzate tra il 1859 e il 1862 (le fonti sono in disaccordo) le “Quattro stagioni” hanno la stessa altezza (314 cm.) e una larghezza variabile (97 cm. per la Primavera, 109 per l’Estate, 104 per Autunno e Inverno) e sono custodite a Parigi nelle sale del Musée du Petit Palais.


Cezanne  in questi lavori sembra irriconoscibile, anti accademico per eccellenza e precorritore della modernità artistica, il suo sembra un viaggio a ritroso nel tempo ma di difficile collocazione, naturalmente l’insegnamento “accademico” alla scuola di disegno non può che dare vita a questo percorso ma probabilmente qualcosa si stava già muovendo, infatti i dipinti sono firmati “Ingress” e datati 1811, uno scherzo, come verrà poi definito, non sappiamo quale sia stato l’apprezzamento di allora per Ingres ma sappiamo che col tempo la stima, se c’era stata si era affievolita parecchio.

Cezanne racconta con questi quattro dipinti lo scorrere delle stagioni ma è evidente fin dal primo sguardo che si tratta della rappresentazione del corso della vita, in particolare quella femminile, anche se a raffigurare la Primavera non c’è una bambina ma una giovane donna.

Non vi troviamo la nascita e la morte ma la giovinezza e la vecchiaia, un ciclo ridotto che vuole rappresentare un limitato ma fondamentale “tempo” femminile che si fonde con il concetto di “natura”.

Al di là dei simboli canonici delle stagioni (i fiori in primavera, estate e autunno con i frutti tipici e l’inverno con il freddo) sono le donne le assolute protagoniste della serie.

La cosa che colpisce di più non è tanto l’età che avanza ma la “figura” della donna, infatti l’estate è rappresentata con un fisico più florido, la donna simbolo della fertilità, l’accostamento alla dea Era è tutt’altro che remoto.

Una Primavera giovane e spensierata, un’estate florida e “immensa” nel suo donarsi al mondo, l’autunno della saggezza e l’inverno che conduce al’epilogo, in tutte le fasi si nota un’assoluta serenità, l’umanità, la natura stessa (madre natura qui è rappresentata da un punto di vista “raggiungibile” da chi osservava le opere a metà ottocento) si accinge a chiudere un cerchio sapendo che ne avrebbe aperto immediatamente un altro.

4 commenti:

  1. Non conoscevo i dipinti. Rivedo qualcosa del grande artista solo percependo il suo "solito" allungamento delle figure in primo piano. Bellissimi lavori che mi pare precorrano la sua maturità. La figura femminile nell'alternarsi delle stagioni della vita, ha un'aria solenne e concreta.
    Grazie per avercene parlato.
    Buon sabato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Mariella, ottima intuizione, la figura che rappresenta l'autunno ricorda le bagnanti, soggetto riprodotto più volte nell'età matura.
      La solennità che giustamente sottolinei mette in evidenza la centralità della donna nel ciclo naturale, figura fondamentale nella storia dell'umanità.
      Grazie, buona serata.

      Elimina
  2. Al primo impatto non avrei mai detto che fossero di Cezanne. Non ne conoscevo l'esistenza e devo dire che come al solito Cezanne mi incantena ai suoi dipinti. Bella l'immagine della donna come fulcro del ciclo della natura e della vita. Grazie e buona giornata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Benvenuta Caterina, Cezanne, nell'immaginario collettivo, è tutt'altro e questo forse è quello che voleva, sperimentatore proiettato nel futuro in queste opere guarda al passato ma solo ad un primo sguardo, se ci fermiamo a riflettere anche questi dipinti raccontano l'arte che verrà.
      Grazie a te per aver condiviso il tuo pensiero, buona giornata.

      Elimina

Se vi va di lasciare un commento siete i benvenuti, i commenti contenenti link esterni non verranno pubblicati.
I commenti anonimi sono impersonali, conoscere il nome di chi lascia il proprio pensiero facilita il confronto, grazie.