Autore: Jean-Michel Basquiat
(New York, 1960 – new York, 1988)
Titolo dell’opera: Pegasus, 1987
Tecnica: Matita,
acrilico e pastello a olio su carta trasportati su tela
Dimensioni:
223,5 cm x 228,5 cm
Ubicazione attuale: Collezione privata
“Il disegno più
bello di sempre”, con queste parole la gallerista Annina Nosei traccia un
percorso visivo e intellettuale in quello che potremmo definire il risultato
finale dell’arte di Basquiat.
Se ci avviciniamo
alle discusse opere del pittore newyorkese non possiamo ignorare quanto queste
siano lo specchio della società americana, e non solo, a cavallo tra gli anni
settanta e ottanta.
Il consumismo
sfrenato, l’utilizzo e lo scarto, tutto in un brevissimo arco di tempo, sono
identificabili nella pittura e nella vita di Jean-Michel, l’effimero che
svanisce in un attimo.
Ma l’opera che
prendo in questione ha già smaltito l’ascesa e si accinge a varcare le soglie
del “dopo”, inteso come un luogo dove non vi è alcuna certezza.
Pegasus è un’infinita
serie di parole, disegni, concetti e storie, concetti fondamentali o privi di
ogni senso logico? Più probabilmente fondamentali proprio perché apparentemente prive
di logica.
Difficile cercare
di approfondire questo disegno senza considerare il breve ma intenso lavoro che
l’artista di Soho ha fatto precedentemente, ma dobbiamo anche volgere lo
sguardo in avanti: l’anno dopo la realizzazione di Pegasus realizza due tele “Eroica
I” ed “Eroica II” che chiudono la carriera di Basquiat, la morte per overdose
ne chiude la vita stessa.
Eroica, un termine
che appare ripetutamente in Pegasus, rimanda alla sinfonia n.3 di Beethoven,
forse un cerchio che si chiude là dove sembrava quasi impossibile.
Davanti alle tele “Eroica
I e II” Basquiat si fa fotografare con le parole “Man dies” (l’uomo muore)
erano già evidenti i segni lasciati sul volto dall’uso di droga, Jean-Michel vuole
farci comprendere uno stato d’animo senza più scelta.
Ma se Eroica viene
dopo Pegasus non esclude che il viaggio a ritroso nel tempo ci racconti le
stesse sensazioni, la parola “Eroica” appare in quest’ultima opera, il viaggio
finale è dunque già iniziato.
che potenza in un solo disegno (forse) anche sconclusionato.
RispondiEliminaI percorsi dell'Arte sono proprio imprevedibili
Ciao Alberto, dici bene, potenza, è un'opera complessa, la confusione, più o meno "organizzata", travolge l'osservatore e stravolge ogni concetto artistico fino ad allora sconosciuto.
EliminaL'arte si apre a infite strade, vale sempre la pena provare a percorrere.
Grazie, buona serata.