Autore: James Ensor
(Ostenda, 1860 – Ostenda, 1949)
Titolo dell’opera: Scheletri che si contendono un’aringa salata, 1891
Tecnica: Olio su tavola
Dimensioni: 16 cm x 21 cm
Ubicazione attuale: Musées royauxdes Beux-Arts de Belgique,
Bruxelles
L’intera opera
gioca sull’assonanza delle parole “Hareng saur” (aringa salata) e “Art Ensor”,
il pesce altro non è che la metafora dell’artista belga che viene da una parte
conteso e dall’altra divorato dalla critica.
Ensor ha vissuto la
propria arte in modo complesso, c’era la convinzione di essere un artista
innovativo, che andava alla ricerca di qualcosa di sconosciuto all’epoca, era
convinto di aver trovato una nuova strada artistica (cosa che in fondo è
tutt’altro che campata in aria) ma sentiva l’ostilità crescente del pubblico e,
soprattutto, della critica, quest’ultima ne riconoscerà i meriti ma solo negli
ultimi anni della vita di Ensor.
Se consideriamo che
il riconoscimento dell’arte di Ensor avviene a distanza di più di mezzo secolo
dalle sue prime opere, ci rendiamo conto che forse la critica di fine ottocento
non era in grado di comprendere la visione proiettata nel tempo.
Tornando al dipinto
notiamo che ci sono tre distinti livelli, i due scheletri si contendono
l’aringa, questo dimostra che in fondo c’èra un’attenzione alle opere di Ensor,
ma la contesa è mirata a divorare, la critica cerca dunque di impossessarsi
dell’aringa per fini strettamente egoistici e non certo per il bene assoluto
della pittura.
Resta il fatto che
i protagonisti della “sfida” sono due scheletri, la critica consumata
dall’avidità, dal consumismo, è praticamente morta, l’aringa salata si erge
cosi a protagonista moralmente ineccepibile, vittima di un sistema destinato
alla distruzione.
Come spesso accade
nei dipinti di Ensor l’aspetto cromatico è fondamentale, nonostante le
tematiche non siano positive vengono descritte con un’intensa colorazione,
questo manifesta il surreale mondo dell’arte (in questo caso specifico ci si
riferisce al mercato) che ammantandosi di colore cerca di sviare, se non di
nascondere, il grigio che impera nel suo intimo.
Cavolo, non conosco quest'autore ma ho studiato ed ho compreso quanto fosse contestato nel suo mondo artistico.
RispondiEliminaQuest'opera m'inquieta, non so dirti bene perché.
Sempre interessanti i tuoi post. Non me ne son persa uno ma spesso non so cosa scrivere, per cui leggo e m'istruisco.
Ho conosciuto la tua deliziosa sorella.
Ma dico, perché l'hai tenuta nascosta? È fantastica e sono felicissima di aver conosciuto entrambi.
Intanto ti saluto e ti auguro una serata fantastica oltre una Domenica super!
Bacio Romualdo!
Ciao Pia, Ensor era troppo complesso per la concezione artistica del suo tempo, ancora oggi è visto con diffidenza nonostante, o forse proprio per questo, sapesse “raccontare” il contemporaneo con un linguaggio proiettato nel futuro.
EliminaMi fanno molto piacere le tue visite, spesso non si ha niente da dire e non si lasciano commenti, penso che sia giusto cosi, ultimamente anch’io visitando i vari blog, compreso il tuo (soprattutto il tuo) non commento perché ad un commento banale preferisco il silenzio.
Non ho mai nascosto mia sorella, ha iniziato a “bloggare” molti anni prima di me, mi fa piacere che abbiate
fatto conoscenza.
Ti ringrazio per le belle parole che hai speso nei miei confronti rispondendo a Sara sul tuo blog, sei sempre deliziosa.
Grazie per le dosi massicce di entusiasmo, sono un toccasana.
Un grande abbraccio e l’augurio di una domenica serena.