domenica 21 aprile 2024

La direzione dello sguardo

"Un tempo per la meraviglia alzavamo al cielo lo sguardo sentendoci parte del firmamento, ora invece lo abbassiamo preoccupati di far parte del mare di fango".

(da Interstellar)

 

René Magritte – I misteri dell’orizzonte, 1955 – Olio su tela cm 50 x 65 

Quando pensiamo al film di Nolan, Interstellar appunto, andiamo con la memoria al pianeta di Man e alle sue gigantesche onde, al tempo che scorre lentamente nei pressi di un buco nero rispetto a ciò che succede sulla terra, pensiamo a Gargantua, forse la più realistica rappresentazione dei giganteschi Black Hole.

Ma è proprio la frase sopra citata che rivela il “limite” umano, sia nel film che nella nostra quotidiana realtà.

Cooper esclama quelle parole dopo che l’insegnante della figlia stigmatizzava il fatto che la giovane ragazza sostenesse la tesi della veridicità dell’allunaggio del programma Apollo.

L’insegnate sostiene che le missioni sono state una finzione atta a mettere in crisi l’Unione Sovietica, e denuncia il fatto che la ragazza si azzuffasse con i compagni per: “questa assurdità dell’Apollo”.

Queste assurdità, una teoria che ha molti seguaci oggigiorno, e che, se stiamo all’esito raccontato nel film, non ci condurranno molto lontano.

Tornando alla frase iniziale, non possiamo non accorgerci che stiamo abbassando sempre più la testa, sono pochi quelli che hanno ancora il coraggio di guardare in alto, o forse sembrano pochi perché lo fanno in silenzio, in contrapposizione dei cultori del nulla che non fanno altro che urlare.


4 commenti:

  1. Citi un film che amo ("Serve quella lentezza di mondo in disfacimento misurato col nostro tempo, in contrapposizione agli anni luce che schizzeranno via veloci e feroci nella loro impotenza, in quel vagare furioso, come una caccia al drone - inserto di palpitante cinemare - scorrazzando tra le pannocchie a bordo del pickup.
    Serve il conto alla rovescia della navicella in rampa di lancio, col sottofondo di musica e camera a rigare la portiera del furgonato che porta via Cooper dalla sua fattoria (altra scena cult: questa è l'arte di Nolan), tutto per far si che la sua famiglia possa (r)esistere" - dalla mia recensione su FilmTv)
    Facciamo bene a perderci ancora nelle stelle. MI dispiace per chi non riesce più o, peggio, non ha mai neanche provato.

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    1. Un film che, pur nelle sue imperfezioni, si dirige verso un concetto di profondità che è più grande di noi e al contempo si trova dentro di noi.
      Temo che siano sempre di più le persone che non ci provano di quelle che non riescono, se non ci riusciamo, ma lo abbiamo già fatto, con un po' d'impegno riusciremo nell'impresa, se non ci proviamo siamo destinati a fallire.
      grazie Franco, buona domenica.

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  2. Caro Romualdo, prima di commentare dovevo prima guardare il film. 😁😁😁
    Comunque il dr. Mann era sul pianeta di ghiaccio, giusto per... 🤣🤣🤣😎😎😎
    La figlia di Cooper ha salvato il mondo ma solo grazie alla fiducia mai persa del padre, soprattutto in lei.
    Ma tu hai posto in evidenza una questione importante. Il rinunciare al coraggio di continuare a guardare il cielo. Poi prendi un quadro del mio amatissimo Magritte e vuoi che non intervenga? 💗
    Dobbiamo continuare, non arrenderci mai e fare in modo che l'orizzonte si moltiplichi provando a volgere lo sguardo in varie direzioni, senza arrenderci mai.
    Concordo pienamente con questo tuo strepitoso messaggio e ti ringrazio enormemente per averlo proposto. Io lo faccio da sempre. 😉
    Un forte abbraccio, ciao!

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    1. Ciao Pia, mi scuso del ritardo della risposta, con il "telefonino" mi era impossibile.
      Come dicevo a Franco il film non è esente da errori che, grazie al messaggio e ad una "visione" realistica (fondamentale la collaborazione di Kip Thorne) non si notano o quantomeno passano in secondo piano.
      Un altro che mi piace sottolineare (grazie al tuto accenno al pianeta di Mann) è proprio il fatto che i due pianeti visitati, quello di Mann appunto e quello di Miller, hanno acqua, l'uno allo stato solido e l'altro addirittura liquido. Oggi la gente crede che qualsiasi pianeta che abbia un'ipotetica presenza di acqua (lo credono anche di Marte che di acqua non ne ha) possa tranquillamente ospitare il genere umano, il film ci fa capire che le condizioni per ospitarci devono essere molteplici ed essere concatenate tra loro, la possibilità si riduce praticamente fino a rasentare lo zero. Interstellar non sarà il miglior film di fantascienza della storia del cinema ma ha la capacità di convogliare messaggi complessi in modo semplice.
      Grazie a te, so che questo argomento ti è particolarmente caro.
      Un abbraccio e buona domenica.

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