mercoledì 15 marzo 2023

L'abbandono della bellezza (nella percezione canonica)

Senza alcun dubbio siamo di fronte ad uno dei più famosi dipinti di Picasso (superato per fama solo da Guernica) ma possiamo, con altrettanta sicurezza, affermare che è l’opera più importante del panorama artistico del pittore catalano.

Pablo Picasso, Le demoiselles d’Avignon, 1907  Olio su tela, 243,9 cm x 233,7 cm  The Museum of Modern Art (MoMA), New York


Le demoiselles d’Avignon è un’opera che «ha ucciso il diciannovesimo secolo»(Livio Partiti) dando vita ad un percorso innovativo mettendo fine ad un’idea artistica accademica.

Se accostiamo questo quadro a I due fratelli, (nell'immagine in basso) realizzato dallo stesso Picasso solo un anno prima, ci rendiamo conto della rivoluzione in atto in quei giorni.

Il 1907 è un anno particolare per Picasso, scopre l’arte “oceaniana”, le maschere e la pittura africana nel suo insieme, si avvicina al primitivismo iberico, conosce, e ne diviene amico, Braque.

Passato il malinconico periodo blu e la rinascita del periodo rosa Pablo si lascia alle spalle tutto ciò che conosceva e intraprende una strada dove l’unico punto fermo è l’assenza di qualsiasi punto fermo.

La progettazione del dipinto è uno dei lavori più complessi e faticosi del suo infinito “mondo artistico”, sono più di un centinaio gli schizzi e i disegni preparatori che per mesi hanno impegnato l’artista prima della realizzazione definitiva del dipinto, anche dopo una prima stesura apparentemente definitiva ha modificato la scena ribaltandone il concetto.

All’inizio infatti sulla scena apparivano due personaggi maschili, un giovane studente di medicina faceva il suo ingresso a sinistra affacciandosi dalle tende mentre un marinaio, o cosi sembra, stava al centro circondato dalle donne.

I due uomini, oltre ad un teschio e ad un mazzo di fiori, spariscono dal dipinto lasciando sole le cinque figure femminili.

Ma il quadro si è appena messo in moto, con i sette personaggi la rappresentazione orizzontale costruisce una narrazione, il dipinto racconta una scena di vita quotidiana.

Eliminate le figure maschili la struttura da orizzontale diviene verticale passando dalla narrazione ad una raffigurazione iconica, prima un tentativo di raccontare qualcosa, dopo il desiderio di dare vita ad un simbolo.


Uno degli abbozzi iniziali dell'opera dove erano presenti due figure maschili



Pablo Picasso – Due fratelli, 1906 Guazzo su cartone cm 80 x 59 Museé Natipnal Picasso, Parigi


4 commenti:

  1. Riallacciandomi al post precedente credo che l'influenza di ogni opera d'arte debba sollecitare nostre corde particolari, suscitare emozione, memoria, idee e meraviglia. Quando questo accade genesi e significato dell'opera possono passare in secondo piano

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    1. Ciao Franco, sono d'accordo solo in parte, va bene la percezione nell'immediato, le sensazioni e le emozioni che le opere trasmettono al primo sguardo, non possiamo però fermarci alla prima impressione.
      L'idea che ha dato vita all'opera, il significato che l'autore vuole trasmettere, il motivo che ha spinto l'artista a realizzarla, qual era la visione artistica, e non solo, in quel periodo, queste sono solo alcune informazioni fondamentali per comunicare con l'opera stessa, senza di esse la nostra "visione" sarà parziale, sicuramente avremo ricevuto qualcosa ma l'essenza rimarrà celata.
      Grazie, buona giornata.

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    2. Credo che la visione rispetto a ciò che l'autore crea, sarà sempre parziale, a meno che non sia l'autore stesso a spiegare la genesi specifica di ogni suo singolo tratto.

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    3. Anche se l'artista dovesse spiegare per filo e per segno il suo obbiettivo saremmo di fronte ad una visione parziale.
      Se vediamo, di una qualsiasi cosa, il 10% abbiamo appunto una visione parziale, se di quella cosa vediamo il 99% avremo comunque una visione parziale, dobbiamo capire se ci possiamo accontentare di una minima parte o se vogliamo avere un "panorama" il più ampio possibile.

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