sabato 25 marzo 2023

La percezione illusoria di una realtà intangibile

Un colore che annulla il colore, un colore che da vita all’assenza di colore.

Anish Kapoor acquista l’esclusiva di un materiale (la definizione di colore è decisamente forzata) che distribuito su una qualsiasi superficie cattura il 99,965 % della luce, il nero più nero mai visto prima: il Vantablack.


Non voglio soffermarmi sulle polemiche che l’esclusiva dell’artista anglo indiano ha scatenato, sono molti infatti gli artisti che vorrebbero una vendita libera del materiale che Kapoor ha, con grande intuizione, tempestivamente “bloccato”.

Ciò che mi interessa è l’applicazione del Vantablack nell’ambito artistico, a cosa serve un nero talmente nero che annulla ogni possibilità percettiva in un’opera d’arte?

La prima reazione ci porta a pensare che forse l’arte può fare a meno di questo non-colore, inserirlo in un dipinto o utilizzarlo per una scultura o parte di essa può sembrare quasi inutile ma …

Ma capita che durante una visita ad una galleria, passeggiando tra le opere distribuite nelle varie sale, sono sbucato in una stanza completamente bianca, alle pareti non era appeso nulla, non vi era alcuna scultura posizionata al centro della stanza stessa, solo una delle quattro pareti non era immacolata, al centro era dipinto un cerchio di una sessantina di centimetri di diametro, un cerchio nero.

Ma il nero era qualcosa di mai visto, non rifletteva alcuna luce proveniente dai faretti appesi al soffitto (e non erano pochi) mi sono avvicinato ma non si capiva se il cerchio era un semplice dipinto o se si trattasse di un buco nel muro.

Superato il desiderio di toccarlo, sarebbe stato l’unico modo di dare una risposta al quesito, ho continuato a fissarlo cercando qualsiasi cosa che mi permettesse di capire. Niente da fare, il disco nero era imperscrutabile.

Come trovarsi davanti a qualcosa che ambisce a diventare un “buco nero”, manca ancora un piccolo sforzo (in realtà passare dal 99,965 al 100 % è uno sforzo immane, anzi impossibile) ma quel cerchio rende l’idea.

Chissà se avessi avuto la sfrontatezza di toccarlo, cosa che andava contro le direttive della galleria (trovo fondamentale il rispetto delle cose altrui e per lo schema artistico, toccarlo andrebbe contro ogni logica) cosa mi sarebbe successo, anch’io come la luce sarei sparito nel buio più totale? La risposta è ovvia ma la domanda è parte dell’opera.

Questo ci riporta al quesito iniziale, il Vantablack, usato in un determinato modo, può trasformare un muro bianco in un viaggio dalla meta sconosciuta. 


2 commenti:

  1. Ciò che stupisce e attira, è già un valore. Se il Vantablack poi sfinasse più di ogni nero convenzionale, saremmo di fronte ad un opera a rischio effetto controproducente, potrebbe distrarre addirittura la nostra attenzione creando un "non visto" a dispetto dell'effettiva corresponsione di un ticket d'ingresso..

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    1. Ciao Franco, è proprio il "non visto" che rende l'opera un'opera d'arte. Se, come spesso succede, passa inosservata la "colpa" non è dell'opera stessa ma dalla superficialità di chi passa oltre.
      Quando si visita una mostra d'arte contemporanea non possiamo permetterci di aspettare che siano le opere a farsi notare (la stessa cosa comunque vale anche per l'arte del passato, nonostante qualcuno pensi il contrario) dobbiamo essere noi a scovare quello che apparentemente non c'è.
      Grazie, buona giornata.

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