sabato 3 aprile 2021

L'inconsueto augurio pasquale

Autore:   Francisco de Zurbarán

(Fuente de Cantos, 1598 – Madrid, 1664)

Titolo dell’opera: Agnus Dei, 1635-40

Tecnica: Olio su tela 

Dimensioni: 38 x 62 cm

Ubicazione attuale:  Museo del Prado, Madrid

 


Un paio di anni fa una carissima amica mi ha mandato un messaggio d’auguri in occasione della Pasqua, ad accompagnare il testo c’era questo dipinto di Zurbarán (la riproduzione fotografica del dipinto).

Lo pensavo allora e lo penso oggi, si tratta di un autentico preziosismo artistico ma soprattutto culturale.

Certo in un’epoca, quella attuale, dove l’ipocrisia buonista la fa da padrona, molta gente storcerà il naso per il solo fatto di contestualizzare il soggetto nel periodo sbagliato.

Non si tratta dell’agnello destinato alla tavola pasquale ma del simbolo assoluto della Pasqua, “ l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”, il sacrificio supremo per la salvezza dell’umanità.

Solo chi ha una conoscenza artistica e della storia delle religioni può pensare di accompagnare l’augurio di una Pasqua serena con un’opera di questo spessore.

“Agnus Dei” di Zurbarán è un capolavoro assoluto, non tanto per la qualità tecnica (che è indiscussa) ma per il livello concettuale altissimo, l’agnello sacrificale incarna il figlio di Dio ma non viene rappresentato con i crismi divini, è un innocente animale che viene sacrificato per la causa suprema.

Non voglio entrare in una discussione puramente teologica, non è questo il luogo, non è questo il senso del mio scritto e soprattutto non ne ho le competenze, la cosa fondamentale è: cosa può spingere qualcuno a scegliere questo dipinto (che innegabilmente mette a disagio) per augurare una buona Pasqua quando ci sono migliaia di immagini festose (colombe e uova colorate su tutti) che sembrerebbero più adatte allo scopo?

Per prendere coscienza di quest’opera ai giorni nostri serve la capacità di prendere le nostre conoscenze, le nostre sensazioni e proiettarle alla metà del diciassettesimo secolo, contemporaneamente dobbiamo immedesimarci con il “sentire” popolare o aristocratico (o entrambi) del 1640 e trasmettere il tutto al 2021, un percorso di andata e ritorno, ripetuto all’infinito, che permetta una “costruzione” antica ma attuale o attuabile.

Se osserviamo  l’agnello con le zampe legate, adagiato su una tavola, evidentemente pronto al sacrificio, non possiamo che esserne turbati, traspare la violenza, l’inaccettabile fatto che qualsiasi essere indifeso possa pagare per le colpe o i piaceri altrui, se ci limitassimo a queste considerazioni tanto vale prendere il dipinto e chiuderlo in un magazzino.

Ma è il concetto di base del pittore spagnolo che deve essere preso in considerazione, l’agnello protagonista del dipinto non è il cucciolo di una pecora ma la rappresentazione del sacrificio di Gesù (la Pasqua ha origini ebraiche ma Zurbarán ne fa una lettura cristiana) nessuno obietterebbe alcunché davanti ad un quadro che rappresenti la passione e la crocifissione del Cristo, il soggetto del dipinto è proprio questo, la particolarità dell’opera di Zurbarán sta nel fatto che riesca a scuotere le coscienze con l’utilizzo di un, apparentemente "semplice" animale.

Il percorso che ho menzionato non è per niente facile, guardare al passato con gli occhi del presente e al contempo guardare il dipinto nel terzo millennio utilizzando lo sguardo di quattrocento anni fa è complicatissimo, se non impossibile, ecco perché reputo un preziosismo augurare una Pasqua serena e felice con un’opera che di “sereno e felice” non ha nulla.

2 commenti:

  1. Hai ragione, la vista di questo quadro può turbare gli animi di molti. Ed io ti ringrazio per averne spiegato il senso in modo semplice e quanto mai comprensibile.
    Caro Romualdo, ti abbraccio e ti auguro una Pasqua serena.

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    Risposte
    1. Ciao Mariella, è innegabile che l'immagine non può lasciare indifferenti, per questo motivo è complicato concentrare l'attenzione sul significato simbolico andando oltre l'apparenza.
      Grazie a te per le belle parole, contraccambio con estremo piacere l'abbraccio e l'augurio di una Pasqua felice.

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