Autore: Giuseppe Sanmartino
(Santarcangelo di
Romagna, 1601 – Vienna, 1663)
La fama di
alchimista che ha accompagnato Raimondo di Sangro, committente dell’opera, ha
fatto nascere innumerevoli leggende che a tutt’oggi ammantano l’incredibile
scultura di Giuseppe Sanmartino.
Davanti al Cristo
velato tutte le leggi naturali sembrano svanire lasciando spazio ad infinite
varianti, fino a quelle magiche.
Da più di due secoli e mezzo questa scultura attira un grande numero di visitatori, dai turisti di passaggio a studiosi che si recano a Napoli per comprendere la “struttura” del sudario che lascia intravedere il corpo di Cristo.
Di fronte all’opera
le reazioni sono molteplici, è innegabile che la prima, e spesso l’unica, è di
meraviglia per ciò che vediamo, è praticamente impossibile notare altri particolari
che non siano il velo marmoreo che copre il corpo martoriato.
Lo stupore è
immobilizzante, la maestria, unica nel suo genere, la tecnica che va oltre ogni
comprensione logica, bloccano l’immagine
che ne abbiamo, tra l’incanto davanti a tale capolavoro e l’incredulità che
questo sia umanamente possibile.
Queste reazioni sono una consuetudine al giorno d’oggi, dove ci sono conoscenze e strumentazioni che ci portano a capire che il tutto non è legato ad alcun processo “magico” ma al genio e alla maestria dello scultore.
Possiamo solo
immaginare quale reazione può aver suscitato nel pubblico di 250 anni fa, dove
in effetti si credeva che fosse un’opera “ultraterrena” o realizzata con il contributo della
“scienza” alchemica.
Chi osserva la
scultura di Sanmartino oltre al velo, se riesce a staccarsi da questo ipnotico
particolare, nota la pregevole fattura dei cuscini che reggono la testa del
Cristo, con più attenzione possiamo notare che il corpo, solo parzialmente
coperto dal velo, mostra i segni della sofferenza, ad esempio le mani ferite
dai chiodi, aspetto tutt’altro che secondario considerato che basta il velo per
rendere “superfluo” tutto il resto.
Ma il punto più
“alto”, almeno simbolicamente, è ciò che si trova ai piedi del Cristo morto, la
corona di spine, i chiodi, simboli della passione e al contempo gli elementi
fondamentali nel processo cristiano che porta alla salvezza delle anime che, tramite il sangue versato dal figlio di Dio, si purificano e nel giorno del
giudizio “entreranno” nel Regno dei Cieli.
Grazie Romualdo, molto bella quest'opera.
RispondiEliminaPochi giorni fa ho visto in tv una bellissima puntata sull'argomento. Complimenti per il post.
Buona giornata ed anno. Ciao.
Grazie a te Pia, un'opera che, pur suscitando ammirazione, viene spesso relegata in secondo piano, è vero che il soggetto non è originalissimo ma la "presenza" scenica è impressionante.
EliminaBuon 2021 e, più a breve termine, buona giornata.
Una scultura che lascia col fiato sospeso per tanta bellezza, vorrei poterla vedere dal vivo, chissà mai. Bel post, grazie a te.
RispondiEliminasinforosa
Ciao Sinforosa, spesso dobbiamo andare all'estero per ammirare alcune grandi opere, il "Cristo velato", come moltissimi altri capolavori, è nel nostro bellissimo e bistrattato paese, nell'epoca che ha accorciato le distanze una visita alla città di Napoli è tutt'altro che impossibile.
EliminaCon l'augurio di ammirare presto dal vivo questa e molte altre opere ti ringrazio per aver lasciato il tuo prezioso pensiero.
Buona serata.