sabato 2 gennaio 2021

Quando il musicista si erge ad artista, John "Bonzo" Bonham

Mi è capitato, come spesso succede, di ascoltare alcuni brani dei Led Zeppelin e questa volta, più di altre, ha attirato la mia attenzione il “suono” della batteria di "Bonzo", alias John Henry Bonham.

Definito, a ragione, uno dei migliori (se non il migliore) batteristi rock di sempre, ha catturato la mia attenzione per l’assoluto anti-accaddemico “modo” di suonare la batteria.

“Controtempo”, intenso, “rumoroso” (tanto che agli inizi i locali pubblici si rifiutavano di fare esibire le band che avevano Bonham alle percussioni perché appunto “troppo rumoroso”.

Seppur grande appassionato di musica rock, non sono certo un esperto ne tantomeno un conoscitore della musica in generale, ma “Bonzo” mi aiuta a veicolare il concetto di artista nel panorama musicale cosi come potrei definirlo nell’ambito delle arti figurative, in particolare pittura e scultura.

Bonham era autodidatta, non ha mai frequentato scuole specifiche, al contrario ha sempre inteso la batteria in modo personale, questo gli ha permesso di andare oltre la tecnica: ha messo in scena il genio.

Al contrario di ciò che possiamo immaginare, vista la condotta di vita sregolata al punto che l'ha condotto alla morte prematura, Bonhan era un batterista meticoloso e "ordinato", la genialità, l'andare controcorrente, non esclude una ferrea disciplina, anzi, aiuta a crescere fino a raggiungere le massime sfere.

Spesso musicisti, pittori, scultori, esibiscono una tecnica impeccabile, raggiungono un livello “accademico” perfetto ma non basta per essere definiti Artisti, Bonham ha creato un nuovo e geniale modo di suonare la batteria, ha rivoluzionato la storia della musica contribuendo a dare una svolta fondamentale al rock .

Se vi capita di ascoltare qualche brano dei Led Zeppelin fate attenzione, oltre alle qualità vocali di Plant, e quelle musicali di Page e Jones, al “ritmo” di John Bonham, vi renderete conto di cosa un artista è in grado di fare che a un musicista, seppur bravo, è precluso.

L’ultimo album “Coda” pubblicato dopo la morte di Bonham e il conseguente scioglimento del gruppo, ci fa “sentire” come “Bonzo” sapesse reinventare la batteria, il brano “Bonzo’s Montreaux” è una registrazione del 1976 dove la traccia esclusivamente incentrata sulla batteria ci mostra il genio di Bonham che raggiunge vette eccelse.

L’imperfezione diviene la quint’essenza dell’arte delle percussioni rock.

Il mondo della musica, come d’altro canto quello delle arti, mette in scena il talento con una certa frequenza, ma quando si tratta di grandissimi artisti allora il numero scende, e di molto, la capacità di veicolare un nuovo messaggio con metodologie altrettanto nuove, è una delle peculiarità dell’artista e, conseguenza naturale, delle opere d’arte.

2 commenti:

  1. Mah, come sempre è questione di inclinazioni personali e di personale sensibilità: pochi mesi fa ho "recensito" anch'io il buon Bonham nel mio blog, giungendo a conclusioni abbastanza diverse dalle tue. Ma nella musica - si sa - è tutto molto soggettivo, per cui ben vengano le tue considerazioni!

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    1. Ciao Gabriele, la mia non voleva essere una recensione a Bonham, volevo solo porre la questione artista-musicista, pittore, scultore ecc.
      Spesso viene considerato un grande artista chi fa sfoggio di una tecnica perfetta, ma la sola tecnica non basta, se ci si limitasse a quella, saremmo fermi a secoli fa.
      E' l'innovazione, lo stravolgimento dei canoni prestabiliti, l'essenza dell'arte, Bonham non era tecnicamente perfetto ma, aveva quel qualcosa in più, sapeva andare "oltre" ciò che si conosceva e si concepiva allora, ha saputo essere un riferimento fondamentale per la musica.
      Al di là dei gusti personali e dei punti di vista soggettivi, che sono "intoccabili" è l'idea che prende il sopravvento anche sulla tecnica, ma anche questo pensiero è confutabile.
      Grazie per aver lasciato il tuo punto di vista.
      Buona giornata.

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