Spaziando tra le opere di Philippe Parreno e la mia attenzione ci concentra su un ritratto che esula da ciò che noi intendiamo come ritratto nell’arte.
Parreno,
artista francese che sviluppa la propria idea artistica svariando dal disegno
alle performance, da gigantesche installazioni a realizzazioni video, con
Douglas Gordon, acclamato vidoartist , realizzano un’opera che non è totalmente
originale (una cosa simile venne fatta nel 1970 dal regista tedesco Hellmuth
Costard con finalità diverse) ma che è unica in quanto opera d’arte.
Il
film, dal titolo “Zidane, un ritratto del 21˚secolo”, ci mostra l’eroe moderno
per eccellenza, il calciatore in azione durante un incontro di calcio.
Siamo
nell’aprile del 2006, lo stadio Santiago Bernabeu di Madrid vede in campo la squadra
di casa, il Real Madrid e il Villareal, l’obbiettivo dei due artisti è la
stella madridista Zinedine Zidane.
7
telecamere ad alta definizione seguono per l’intera durata dell’incontro il
giocatore francese, si svaria tra primi piani del viso, delle gambe, delle
scarpe, ad inquadrature più o meno particolareggiate, la panoramica dell’azione
quando Zidane è in possesso della palla alle smorfie di dolore, agli sguardi
concentrati fino alle gocce di sudore che ne imperlano la fronte.
Perché questo
film è diverso da quello che 36 anni prima realizza Costard?
Allora
l’idea del regista tedesco era quella di seguire per novanta minuti il calciatore
del Mancester United George Best, la differenza sta nel fatto che Costard
realizza il video con un’intenzione puramente giornalistica, voleva (per quel
tempo si tratta di qualcosa di rivoluzionario) raccontare le gesta tecniche del
fuoriclasse inglese.
Parreno
e Douglas hanno un obbittivo diverso, ne fanno a tutti gli efetti un’opera d’arte,
un ritratto, in un’epoca entrata nell’era del “grande fratello” i due vogliono
andare oltre la raffigurazione statica del calciatore (tipica del ritratto) ma
vanno ulteriormente al di là anche da mero aspetto tecnico, cercano un insieme
unendo l’atleta, l’uomo e l’eroe moderno.
Il video è stato proiettato in molti musei in tutto il mondo, un esempio la Tate Modern nel 2018,consacrandolo come creazione artistica scollegata dall’arte cinematografica (particolare che pare insignificante ma che fa la differenza, non tanto in materia di merito ma come definizione artistica).
Il
risultato, al di là dei gusti personali, è interessante, il confine su cui è
poggiato vede da una parte la semplice (con gli occhi di oggi) telecamera
personalizzata, cosa per altro comune nel 2020, dall’altra un’opera creativa
che possiamo definire d’arte per due concetti precisi, naturalmente il
ritratto, seppur visto con lo sguardo della contemporaneità e l’opera d’arte in
quanto decisa dall’artista.
Quest’ultimo
è un pensiero nato più di un secolo fa, ma questa è un’altra storia.
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