Michelangelo
Pistoletto si ispira alla Venere (o Afrodite) Callipigia, (statua classica di
epoca romana del II secolo custodita al Museo Archeologico di Napoli) per la
sua “Venere degli stracci”.
Siamo
nel 1967 e l’artista piemontese vede già un declino dell’arte, una discesa
concettuale dovuta all’affermarsi di uno stile di vita imperniato sul
consumismo.
La sua
opera, forse la sua realizzazione “ideale” migliore, vede la riproduzione della
Venere messa di fronte ad un mucchio di stracci. (L’opera si trova nel Museo di
arte contemporanea nel castello di Rivoli).
Un
simbolo della classicità, un capolavoro della storia dell’arte che deve fare i
conti con ciò che
di meno artistico si può incontrare: gli stracci.
di meno artistico si può incontrare: gli stracci.
Lo
straccio è uno dei “punti” più bassi del consumismo, un rifiuto, nella concezione quotidiana dell’usa e getta. L’incontro tra l’arte assoluta e più “elevata” e quella che arte non parrebbe esserlo, lo
scarto di una società che già negli anni sessanta abbandonava la costruzione di idee per
sposare il “tutto e subito” per poi abbandonarlo nella frenetica ricerca di una
nuova “allucinazione”.
IL
confronto è impietoso, l’opera di Pistoletto si pone a metà tra l’altezza (artistica) della
scultura e la modesta (artisticamente) spazzatura che sembra soffocare l'idea classica. Infatti il cumulo di stracci ha raggiunto l'altezza della scultura e si accinge a superarla fino a nasconderla dalla "vista" di chi si schiera dalla parte degli stracci.
Non è casuale che gli stracci stessi siano messi davanti alla Venere, e non di spalle, chi volesse ammirare la parte frontale della scultura ne sarebbe impossibilitato dall'accumulo di "superfluo" che ci sta inondando.
Un'impostazione triangolare la cui simbologia ci dice quanto l'uomo "moderno" mette il "consumo" in primo piano abbandonando le grandi questioni estetiche ed esistenziali sotto un cumulo di macerie.
Ma è l’opera stessa che si mette in discussione, infatti è il lavoro di Pistoletto che finisce sotto i riflettori: la sua denuncia è essa stessa arte o al contrario si mette sullo stesso piano degli stracci?
Non è casuale che gli stracci stessi siano messi davanti alla Venere, e non di spalle, chi volesse ammirare la parte frontale della scultura ne sarebbe impossibilitato dall'accumulo di "superfluo" che ci sta inondando.
Un'impostazione triangolare la cui simbologia ci dice quanto l'uomo "moderno" mette il "consumo" in primo piano abbandonando le grandi questioni estetiche ed esistenziali sotto un cumulo di macerie.
Ma è l’opera stessa che si mette in discussione, infatti è il lavoro di Pistoletto che finisce sotto i riflettori: la sua denuncia è essa stessa arte o al contrario si mette sullo stesso piano degli stracci?
Resta vivido e quasi crudele l'accostamento tra il passato ed un presente che lascia senza risposte molti quesiti che riguardano la capacità di esprimere idee elaborate. Un tempo, quello contemporaneo, che non ha più la pazienza di fermarsi a "costruire" un pensiero che possa essere fondamento di un concetto elevato che duri nel tempo.
(In
alto l’opera di Pistoletto, in basso la Venere Callipigie custodita a Napoli)
Una grande opera che fa riflettere, ciao, buona settimana!
RispondiEliminaCiao Marina, mi fa piacere il tuo commento, un'opera può piacere o meno ma se fa riflettere significa che ha raggiunto l'obbiettivo, in questo caso si deve andare oltre l'aspetto visivo dei materiali prendendo in considerazione il messaggio che i materiali stessi vogliono trasmettere.
EliminaGrazie, buona settimana a te.
L'ho visto ieri in TV a CTCF, da Fazio, vispo novantenne a pubblicizzare libri e nuovi orizzonti visionari. A me non piace, e trovo ingenue anche le sue teorie sul terzo paradiso, ma buon per lui..l'ho cercato appositamente da te, immaginavo ne avessi parlato..
RispondiEliminaPistoletto non è certamente un eccelso "divulgatore", ha idee interessanti (sarebbe più corretto dire che aveva idee interessanti) ma il modo di esporle non è ottimale.
EliminaIl "Terzo paradiso", ne ho parlato in un altro post, è da anni una sua "fissazione", se all'inizio aveva un senso a distanza di tempo ha perso la freschezza trasformandosi in un argomento banale.
Al contrario la "Venere degli stracci", opera di qualche decennio fa, è un'intuizione interessante, soprattutto se contestualizzata, l'allora trentaquatrenne Michelangelo aveva ancora molto da dire, le idee scaturivano dal terreno fertile dell'arte italiana che all'epoca vedeva la fiorente "corrente" dell'arte povera.
Ti ringrazio per la ricerca che hai effettuato nel blog, mi ha permesso di tornare sull'argomento.
Buona serata Franco, a presto.