venerdì 10 novembre 2023

Tutto declina, Riccardo Muti e la società contemporanea (due anni dopo)

“E’ un mondo in cui non mi riconosco più. E siccome non posso pretendere che il mondo si adatti a me, preferisco togliermi di mezzo. Come nel Falstaff: Tutto declina”

Adrian Paci - Home to go (particolare)

Queste parole, estrapolate da un’intervista rilasciata da Riccardo Muti un paio di anni fa dicono molto più di quanto possa apparire ad un primo ascolto (o lettura), a questo si aggiunge una nuova “disamina” del livello culturale italiano che il noto direttore ha fatto in questi giorni.

Le parole di Muti vengono riportate da tutti gli organi di informazione ma in pochi hanno compreso l’obbiettivo dello sfogo: “La cultura nel nostro Paese sta attraversando un periodo ancora più drammatico, rivolto verso il basso, la casa di Lorenzo Da Ponte è in vendita ed è una vergogna. Parliamo di uno scrittore e poeta che dovrebbe essere studiato al liceo […] stiamo bruciando i ponti con la cultura italiana e i media ci parlano dei rapper, dei Maneskin o Maneskot.

L’accenno ai Maneskin non è un attacco diretto al gruppo ma ad un’informazione che abbandona la cultura per assecondare un pubblico che va esattamente nella direzione opposta.

Come sottolineato sopra tutti i media hanno lanciato le parole di Muti ma invece di approfondire quello che ha detto si sono limitati a … dargli ragione.

Un esempio è un giornalista (per chi ha il coraggio di definirlo tale) che ha replicato sostenendo che Muti si è scagliato contro: “la rockband che più di ogni altra, al momento, rappresenta la musica leggera italiana nel mondo. Va da sé che se è questa l’eccellenza musicale del nostro paese dobbiamo convenire che Muti ha ragione su tutto il fronte.

Che la cultura italiana sia in caduta libera è sotto gli occhi di tutti, le istituzioni si impegnano allo stremo per impoverire costantemente il nostro paese (un popolo senza cultura è il popolo ideale per chi mira a controllare le masse) se pensiamo ai ministri della cultura che si sono alternati negli ultimi lustri (di qualsiasi colore) o, peggio ancora, al disfacimento della scuola, ecco che il cerchio si chiude.

Se abbiamo bisogno di ulteriori prove del declino dei media (TV, social e i tanto celebrati youtuber) è il puerile e vigliacco attacco a Muti definito, vecchio, sorpassato e con accenni di senilità (evito di andare oltre) una società senza cultura è una società che fa della maleducazione e dell’ignoranza (le due cose vanno a braccetto) il proprio vessillo.

Naturalmente sono molte le persone che vanno “in direzione ostinata e contraria” (per citare De Andrè, a proposito di cultura) ma hanno poco spazio mediatico, d’altro canto una persona di grande cultura ha un seguito esiguo, i media cercano i grandi numeri …

Molti sosterranno che si tratta di una persona di 82 anni che non accetta il “contemporaneo” ma lo spessore di Muti non può essere ignorato, cosi come non possono passare in second’ordine le ultime due parole del discorso di due anni fa: Tutto declina.

Il declino è costante, e il declino culturale è dove la competenza, la voglia di mettersi in gioco, il desiderio di confrontarsi, hanno lasciato il posto alla maleducazione, alla pretesa di rispondere a tutto pur non sapendo nulla. L’improvvisazione ha sbaragliato l’esperienza, l’incapacità e l’ignoranza vengono esibite come trofei, l’analfabetismo funzionale è diventato un “must”, nessuno vuole più imparare perché ha la convinzione di sapere tutto, si combatte un ipotetico pensiero unico con un altro pensiero unico.

L’insulto è la norma ma è risaputo che viene utilizzato da chi non sa argomentare, da chi non accetta il pensiero altrui ma non ne ha uno suo.

In fondo le parole di Muti raccontano la difficoltà di vivere nella mediocrità.

L'unico appunto che faccio a Riccardo Muti è quello di essere, per un attimo, sceso di livello, i Maneskin possono piacere o meno ma storpiare volutamente il nome non serve alla discussione, semmai ottiene l'effetto contrario, il concetto è chiaro ma anche la forma ha un suo valore.


6 commenti:

  1. Ho letto di Muti. Anche se ha esagerato con le sue esternazioni. In effetti non ha torto.
    Se conoscesse profondamente i Maneskin (solo come esempio perché li ha nominati lui) capirebbe che anche questi ragazzi, certo rapportato alla loro giovane età, hanno una buona cultura, musicale e non.
    Ma il problema esiste, ha ragione. È come se si volessero spazzare via anni di studi e sacrifici, ponendo in evidenza, spesso, la mediocrità. Invece si dovrebbe mettere in risalto "anche" la musica colta, impegnata e pronta ad insegnare sempre con grande umiltà (cosa estremamente importante da dover essere di lezione per tutti e non solo per chi fa musica).
    Ma tanto ho notato che le parole di noi comuni mortali non sono neanche lette, piuttosto snobbate dal web immediato e senza contenuti. Vabbè passerà anche questo periodo e tempo.
    Abbraccio Romualdo e buon fine settimana.

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    1. Ciao Pia, i modi sono discutibili ma è difficile dare torto a Muti, non so se conosca o meno il gruppo citato, dubito che possa apprezzare i Maneskin, non tanto per una presunta cultura musicale che probabilmente sarà presente, quanto per una limitatissima conoscenza della storia della musica “leggera” (per quanto si evince da ciò che suonano e da quello che fanno, oltre allo scarso livello tecnico).
      L’errore di Muti, e di chi, come lui, ha le conoscenze e competenze tali al punto di poter insegnare e divulgare la musica “colta”, le sottolinei tu “insegnare sempre con grande umiltà” è quello di guardare tutti dall’alto in basso.
      È anche vero che basta sbirciare fuori dalla porta, su internet o in un qualsiasi posto dove si esprime la “massa” per rendersi conto che discutere di argomenti appena più “alti” del nulla è tempo sprecato, inoltre chi vuole alzare il livello della discussione stessa non viene preso in considerazione (e anche qui mi rifaccio alle tue sagge parole).
      Grazie, un abbraccio a te, buona domenica.

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  2. Sono assolutamente d'accordo con Muti. Purtroppo anche la classe giornalistica sta scendendo sempre più in basso. Pochissimi approfondiscono, vedi quello che sta accadendo in Palestina, e molti seguono la linea superficiale e di parte della maggioranza. I pochi che continuano a cercare la verità e hanno fatto dell'informazione, quella vera, la linea da seguire senza sbandamenti, rischiano di essere esiliati, messi al bando, derisi da un parlamentare presidente di una commissione istituzionale tra una carota e una bottiglietta d'alcool... ecco come siamo messi qui in Italia.

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    1. Verissimo Mariella, il “giornalismo” si è trasformato in “servilismo”, si deve accontentare il potente di turno, si asseconda chi ti paga, se volgiamo chiamarla con l’esatto nome dobbiamo parlare di prostituzione.
      Tutto gira attorno al profitto, e se l’utente medio è interessato a quante volte va in bagno il figlio dei ferragnez anziché approfondire i problemi culturali, ambientali, geo-politici, i media lo accontentano, se la domanda di cultura fosse più alta anche i media dovrebbero alzare l’asticella ma le richeste sono molto più modeste …
      La classe politica è lo specchio del paese, quella dell’informazione è al servizio della prima e accontenta un popolo che non è interessato, e non è in grado di andare oltre.
      Grazie, buona giornata.

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  3. Proprio chi ha voce in capitolo, però, non dovrebbe mollare, semmai far di tutto per raddrizzare l'imbarcazione, riportare equilibri, far risaltare valori, che possono essere diversi, sia chiaro.. ma abbandonare no..

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    1. Sono d'accordo con te Franco, però è proprio chi avrebbe voce in capitolo a orientare il tutto verso il basso, vuoi per obbiettivi precisi, vuoi per manifesta incapacità.
      La dimostrazione è nella reazione alle parole di Muti, quasi nessuno ha compreso il senso dello sfogo, si sono concentrati sui Maneskin ignorando che l'obbiettivo era un altro, tutti a guardare il dito, la luna non l'ha notata nessuno, purtroppo.
      Grazie, buona giornata.

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