domenica 5 novembre 2023

Il trio delle meraviglie e della discesa (culturale) all'inferno


Grace Jones si trasforma in “tela”, Keith Haring dipinge il suo mondo, Robert Mapplethorpe cristallizza l’evento con uno scatto che fa parte della storia della fotografia, della pittura e del costume.

1984, la diva, l’artista e il fotografo, l’immagine di un periodo (gli anni 80) che con i suoi eccessi ha trasformato il nostro modo di vivere, l’inizio della decadenza che ha condotto il mondo verso l’evoluzione tecnologica.

Ma allora com'è possibile che un trio geniale possa diventare l’espressione di un’ascesa del vuoto?

Forse perché sono gli ultimi grandi artisti prima della rivoluzione contemporanea? Oppure si tratta di una decadenza culturale, mediatica, sociale, dove anche gli artisti faticano a fuggire?

Gli anno ottanta non sono certamente ricordati per il grande sviluppo culturale, sono anni in cui la maschera prende il sopravvento, dove l’essere è sostituito dall’apparire, tutto incentrato sulla sete inestinguibile di denaro, nascondendo il tutto dietro ad una vuota “evoluzione tecnologica”.

Quest’immagine dunque potrebbe rappresentare uno spartiacque che chiude un periodo di ricerca, di sperimentazione, di studio e di voglia di futuro, aprendone uno che ne è l’esatto opposto.

I nostalgici di un passato dove si guardava oltre il proprio naso, dove si “pensava” a lungo termine vedono lo scatto di Mapplethorpe come un’icona o una porta che si è definitivamente chiusa, i “follower” del nostro tempo inquadrano l’opera come l’inizio di una rivoluzione.

Con una sguardo più ampio è difficile collocare questa fotografia senza approfondirne le sfumature, tre grandi artisti di quarant’anni fa ricostruiscono la simbologia del tempo, un passato che, in quanto tale, non c’è più, un presente che si trascina ormai da tempo immemorabile sempre uguale a sé stesso e un futuro che perde ogni visione, nella speranza che qualcuno si (ci) svegli cosi che si possa ricominciare a camminare(in avanti).

 

 

4 commenti:

  1. Chi ha collocato, nel tempo, questa immagine come spartiacquetra un periodo ed un altro. Sono refrattario a catalogare periodi e tendenze, tante delle quali magari appariranno decifrabili solo dopo tempo, avvenimenti ed esperienze. Tu avverti un salto nel vuoto in questa "opera", ma spesso ti vedo pronto ad esaltare molto altro. E' vero che resto di parte nell'occasione. Amo Haring e pure se mi avesse dipinto tre stecchini li terrei in una teca a prova di Diabolik.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti io parlo di vuoto culturale, sociale, non artistico.
      Haring è uno degli ultimi grandi artisti riconosciuti dal grande pubblico.
      Oggi abbiamo molti altri artisti di grande spessore ma non vengono riconosciuti se non dagli addetti ai lavori.
      Cattelan, Hirst, Kapoor, Abramovic, Kusama, Koons, Fabre, Richter, sono solo alcuni nomi che stanno scrivendo la storia dell'arte contemporanea, ma quello che realizzano, per il grande pubblico (più propenso a celebrare i cosiddetti influencer) "non è arte" o con il classico "lo sapevo fare anch'io".
      Nessuno ha detto che quella foto è una spartiacque, di tratta di una mia visione interpretativa di un cambiamento in atto in quegli anni, a volte possiamo tentare di pensare con la nostra testa esprimendo pensieri personali senza che siano sempre avallati da qualcun altro, naturalmente queste interpretazioni non vogliono essere assolute.
      I miei post non sono un copia incolla di trattati di storia dell'arte (quelli sono scritti da persone più competenti di me e chi vuole leggerli li trova in biblioteca o in libreria) quello che propongo è una mia visione "costruita" nel tempo grazie ad esperienze, studi e riflessioni, non ho bisogno di accompagnare una mia riflessione con un aforisma che ne certifichi la qualità, semmai gli aforismi mi servono per pormi, e porre a chi legge, ulteriori interrogativi.
      Ciao Franco, buona domenica.

      Elimina
  2. Diciamo il colpo di coda, un'uscita di scena in grande stile prima che i plastico si anni ottanta conglobassero tutto in un blob sintetico.
    Non tutto, naturalmente, qualcosa sfugge sempre e dall'asfalto riesce pure a spuntare un testardo filo d'erba.
    Bellissima la foto, grazie di averla riproposta

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In effetti questo è quello che intendo, una svolta epocale che naturalmente non è assoluta, c'è qualcosa che riesce a riemergere, anche se il sonno è sempre profondo.
      Ciao Alberto, grazie.

      Elimina

Se vi va di lasciare un commento siete i benvenuti, i commenti contenenti link esterni non verranno pubblicati.
I commenti anonimi sono impersonali, conoscere il nome di chi lascia il proprio pensiero facilita il confronto, grazie.