sabato 10 giugno 2023

L'ultimo (sconosciuto) simbolista. Gustav Mossa

 

Gustav Adolf Mossa - Elle, 1905 - Olio e doratura su tela, cm 80 x 63 - Musée des Beaux-Arts, Nizza


La donna rappresentata come sintesi della bellezza, la figura sinuosa e seducente, il candore dell’incarnato … ma questa “visione” finisce qui, il resto del dipinto ci racconta tutt’altro.

Una bellezza letale che non lascia scampo, sono molteplici i particolari che ci conducono su questo sentiero, già lo sguardo lascia trapelare quelle che sono le mire della fanciulla, al collo una collana adornata da un coltello, una capsula contenente veleno e una pistola, la chioma funge da nido per tre teschi con a guardia due corvi, la scritta in latino non ammette repliche: “hoc volo, sic Jubeo sit pro ratione voluntas"(quello che voglio, lo ordino, la mia volontà è una ragione sufficiente).

La donna inoltre è seduta su una montagna di cadaveri, il maschio che cade tra le sue grinfie non ha scampo, i tentativi, senza esito positivo, di sfuggire alla triste sorte sono impressi sulle gambe e sulle mani della femmina demoniaca, impronte sanguinanti che raccontano l’epilogo della lotta.

Tra i vari simboli che Mossa inserisce nel quadro spicca per importanza il gatto nero accucciato in grembo, inutile affermare che l’emblema della stregoneria non poteva mancare a sottolineare la genesi malvagia della donna.

Il pittore francese realizza quest’opera, e molte altre con lo stesso soggetto, quando aveva poco più di vent’anni, dal 1911, grazie alla scoperta dell’arte fiamminga, abbandona il simbolismo lasciandosi alle spalle un periodo artistico, complesso ma affascinante.

Non ci sono molte informazioni su quali fossero, e se ci fossero, i “problemi” con il gentil sesso, sicuramente la visione che emerge da questo dipinto mostra le conseguenze di un “dialogo” difficile, evidenziato dai molteplici matrimoni.

Come detto non ci sono molte notizie sulla vita artistica e privata di Mossa, conosciuto più come illustratore, drammaturgo e saggista che come pittore, ha realizzato le sue opere tra il 1900 e il 1918, dopo di che si è dedicato alla “cura” del museo di Belle Arti di Nizza, incarico che fu di suo padre, è proprio la pinacoteca di questo museo ad ospitare la maggior parte dei suoi dipinti, opere ignorate totalmente fino al 1971, anno della morte dell’artista.

Una breve ma intensa parentesi (1901-1911) che ne fa l’ultimo grande simbolista, il meno celebrato ma non per questo il meno importante, peccato che ci siano voluti più di sessant’anni perché il mondo ne venisse a conoscenza.

4 commenti:

  1. Forse è arrivato troppo tardi per la fama, ma il quadro è molto carino, anche se alquanto inquietante. Poi forse le donne come pericolo letale non era un tema che coinvolgesse molto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Alberto, il tema della "femme fatale" era tutt'altro che marginale, probabilmente Mossa vi era giunto fuori tempo massimo o forse non era salito sul treno giusto.
      D'altro canto la storia dell'arte ci propone continuamente casi simili, artisti che scompaiono per riapparire dopo anni, se non secoli, il tempo spesso rimette le cose al proprio posto, anche se con grave ritardo.
      Grazie, buona domenica.

      Elimina
  2. Ciao Romualdo
    "Amore e morte" è stato il mio pensiero iniziale dopo la visione di questo dipinto di Mossa. Alcuni particolari sono talmente piccoli e nascosti, che se tu non li avessi elencati passavano quasi inosseravati tanto presi come si è dall'ammirare le bellezze del corpo femminile.
    È bello "leggere" nei simboli ciò che l'autore vuole comunicare ed è bello avere persone come te che ci rendono partecipi di questo mondo. Grazie!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Gianpiera, "amore e morte" è probabilmente la sintesi del pensiero che emerge dal dipinto, i molteplici particolari ci fanno capire quanto è complessa un'opera che apparentemente sembra non abbia nulla da celare.
      La sensualità, il fascino, la bellezza della donna prende il sopravvento, solo in seguito riusciamo a comprendere cosa rappresenti, per il pittore, l'essenza femminile, o perlomeno l'essenza di questa variante della donna fatale.
      La cosa più affascinante, quando ci mettiamo di fronte ad un quadro, è proprio la possibilità di "leggerne" (come dici benissimo tu) tutte le sfumature, alla fine di questo percorso il dipinto non sarà, ai nostri occhi, più lo stesso.
      Grazie mille per le tue parole incoraggianti e sempre gentili, buona giornata.

      Elimina

Se vi va di lasciare un commento siete i benvenuti, i commenti contenenti link esterni non verranno pubblicati.
I commenti anonimi sono impersonali, conoscere il nome di chi lascia il proprio pensiero facilita il confronto, grazie.