sabato 12 febbraio 2022

L'apice del "baratro"

“380 milioni di euro, o meglio 450,3 milioni di dollari (non tutte le fonti sono concordi ma questo sembra il prezzo esatto) è la cifra sborsata per il famoso (oggi) “Salvator Mundi” attribuito a Leonardo da Vinci.


Negli anni cinquanta del novecento venne battuto all’asta per poco più di 40 sterline, l’attribuzione del dipinto era incerta, Luini, Boltraffio e molti altri, tutti erano concordi nell’affermare che l’opera era di basso livello.
In seguito un piccolo gruppo di esperti (un paio italiani) stabilisce, nonostante il resto degli studiosi d’arte mondiale non siano convinti (molti sono sicuri del contrario) che il quadro è opera di Leonardo.


Come sia possibile che un dipinto considerato poco più di una “crosta” diventi un capolavoro di livello mondiale solo perché uno sparuto gruppo di presunti esperti lo ha dichiarato tale, tutto questo non è concepibile in un’epoca che fornisce infinite informazioni e permette confronti incrociati senza soluzione di continuità.
Invece di aprire un dibattito internazionale (a livello artistico e culturale) certi “movimenti” poco limpidi sono supportati dal sensazionalismo dei media che si limitano a cavalcare l’onda”

 


Questa era stata la mia reazione all’annuncio della vendita record del presunto dipinto di Leonardo, a distanza di un lustro i miei dubbi sono enormemente aumentati, se avevo delle perplessità che l’opera fosse del pittore fiorentino oggi le stesse sono aumentate a dismisura.

Non mi baso certo sulle mie impressioni, non ne ho la minima competenza, la mia convinzione si basa invece sulle molteplici voci (che già allora erano di questo tenore) e agli altrettanti indizi che spingono a pensare ad una gigantesca messa in scena.

A differenza di allora i pareri contrari all’attribuzione del quadro a Leonardo, che sono sempre gli stessi e numerosissimi, oggi vengono alla luce, al tempo dell’asta record erano praticamente silenziati.

Un altro indizio, tutt’altro che trascurabile, è la scomparsa dell’opera, il dipinto acquistato da un principe saudita doveva essere il fiore all’occhiello del Louvre di Abu Dhabi ma nel giro di qualche mese se ne sono perse le tracce, a distanza di cinque anni da quell’evento, prevalentemente mediatico, del dipinto si sono perse le tracce.

Il proprietario aveva chiesto ad una società svizzera di assicurare il dipinto, la società stessa a sua volta ha chiesto di poter esaminare l’opera prima di avallare il tutto ma l’appuntamento è stato cancellato e anche i vertici della compagnia di assicurazione si sono chiusi in uno strano, ma eloquente, silenzio.

Cosa c’era, o c’è, dietro questa colossale operazione? L’ingente movimento di denaro è già un motivo valido per mettere in atto una sceneggiatura simile, le voci a favore dell’attribuzione "leonardesca" non hanno fatto nessun passo indietro, stessa cosa per quelle più numerose che vanno nella direzione contraria.

Quale sia la verità riguardo al dipinto forse verrà alla luce con il trascorrere del tempo, o forse rimarrà relegata in uno dei numerosissimi coni d’ombra di un mondo, quello dell’arte, che quando entra in contatto con quello finanziario si circonda di una densa e perenne cortina di fumo.


8 commenti:

  1. Sapevo che questo dipinto non è sicuro se sia davvero di Leonardo, ma tutta questa vicenda mi era sconosciuta e mi lascia alquanto perplessa. Ignoravo che il dipinto fosse addirittura sparito, il che infittisce il mistero. Sinceramente non ho alcuna compete per dire se è di Leonardo o meno, spero che un giorno la verità venga fuori e voglio sperare che non si stata una messa in scena solo per fare soldi, anche se non mi stupirebbe.

    RispondiElimina
  2. Da quello che si riesce a capire il dipinto sarebbe nelle mani di chi l'ha acquistato, il Louvre (quello di Parigi) non si sbilancia e non conferma l'attribuzione.
    Inoltre anche il Prado di Madrid si dice scettico riguardo alla paternità di Leonardo (per la verità secondo loro l'opera non è del pittore toscano).
    Sono molte le "perizie" contrarie di esperti che vanno dai dubbi tecnici fino a datare l'opera oltre il primo ventennio del cinquecento, per l'esattezza 1519 anno della morte del pittore.
    La titubanza del proprietario del dipinto porta a prendere in seria considerazione che qualcuno abbia sconsigliato l'esibizione del quadro proprio per i forti dubbi che sia veramente di Leonardo.
    Non so quando avremo, e se avremo, una risposta certa, a questo punto sarei più stupito se il dipinto fosse veramente del geniale artista di Anchiano, se non lo fosse non ne sarei sorpreso.
    Grazie Caterina, buon fine settimana.

    RispondiElimina
  3. Buongiorno Romualdo.
    Da filmati visti in tv, ho compreso che a volte le opere fanno percorsi infiniti, subiscono cambiamenti e poca stabilità e questi dubbi sono più che giusti.
    In particolare per questo quadro che ha avuto diversi padroni (straordinario anche il suo ritrovamento) ed ora, se non erro, è nelle mani di uno sceicco o giù di lì.
    Però ho assistito anche alle spiegazioni dei suoi restauratori che hanno trovato le correzioni nascoste nel quadro, in particolare la mano benedicente che ha avuto un cambiamento di posizione nella sua principale e definitiva realizzazione. Un qualcosa nel suo studio che riporta in modo inequivocabile a Leonardo. Ma non so dirti di più, non mi sembra di ricordare i particolari.
    Comunque è difficile esprimere con esattezza assoluta la paternità di un lavoro. A meno che non ci siano indicazioni esatte poste sull'opera.
    Credo comunque che il valore d'asta sia più che comprensibile. Anche perché essendo per molti un vero Leonardo il suo dovrebbero essere per me inestimabile. 😉
    Poi sembra che venga comunque esposto al pubblico, per gentile concessione del proprietario. Quindi va bene così. Beato chi ci guadagna in fondo.
    Ciao Romualdo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È difficile orientarsi nei labirinti del mondo dell'arte, potrei essere d'accordo con te sulla valutazione dell'opera se fosse certa l'attribuzione, non c'è quasi mai l'unanimità nellassegnate la paternità di un dipinto così "datato" ma in questo caso i pareri contrari sono nettamente superiori a quelli che vorrebbero il quadro di Leonardo.
      A noi non resta che "guardare" l'arte con occhi estranei al gioco di potere e di denaro, da appassionati crediamo nella magia di un'opera, magia che nelle case d'asta svanisce quasi completamente.
      Ciao Pia, buona domenica.

      Elimina
  4. Purtroppo case d'asta e magia dell'opera, come ben sottolinei, non sono per nulla in sintonia. C'è l'arte che accarezza l'anima, e chi approfitta per i propri conti in banca. Direi di soffermarci sulla prima, senza alcun rimpianto per il lato finanziario..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Franco, concordo con te, chi non ha alcun legame con la "finanza artistica" si dedichi esclusivamente al lato poetico, spirituale ed emozionale dell'arte, la parte più vera.
      Grazie, buona giornata.

      Elimina
  5. Se si esce dall'arte per entrare nel campo della finanza...
    aiuto!
    Diventa tutto una questione di marketing

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ottima considerazione la tua Alberto, la finanza necessita l'uscita dall'arte, questo dimostra Qunto le due cose non possano andare d'accordo.
      Grazie, buona serata.

      Elimina

Se vi va di lasciare un commento siete i benvenuti, i commenti contenenti link esterni non verranno pubblicati.
I commenti anonimi sono impersonali, conoscere il nome di chi lascia il proprio pensiero facilita il confronto, grazie.