“Bisognerebbe poter mostrare i quadri che sono sotto il quadro.”
Partendo da queste parole, attribuite a Pablo Picasso, possiamo cercare di vedere il “quadro” con un occhio diverso.
Non
sto certo parlando di un dipinto coperto da un altro dipinto ma di quello che
vuole rappresentare il pittore senza essere estremamente palese.
La
frase però non ci invita a guardare in profondità, in questo caso sarebbe giusto dire: “bisognerebbe guardare i quadri che sono sotto i quadri”, quel “poter mostrare”
ha un altro significato, non ci resta che cercare di comprenderlo o quantomeno
di afferrarne i concetti basilari.
Cosa
cerca Picasso nel quadro sotto il quadro? O meglio, perché è impossibilitato a
mostralo?
L’inconscio
o un senso, anche solo velato, di pudore impedisce all’artista di raccontare e
raccontarsi alla luce del sole? Probabilmente c’è nel profondo dell’animo del
pittore qualcosa che, riversato sulla tela, si nasconde dietro un’immagine
semplificata.
Un’altra
teoria, che reputo più vicina alla verità, ci racconta dell’artista che si
specchia nella tela ma il riflesso potrebbe essere incomprensibile all’occhio
dello spettatore che in questo caso potrebbe distogliere l’attenzione e andare
oltre.
“Bisognerebbe
mostrare” perché chi sta di fronte al quadro comprenda le emozioni di chi lo ha
realizzato, ma queste emozioni sono lecitamente “mostrabili”? Il pittore
mettendosi a nudo (e facendo leva sulla capacità introspettiva
dell’osservatore) non rischia di mostrarsi vulnerabile?
Picasso
chiede agli artisti, e a sé stesso, un atto di coraggio o il medesimo coraggio
lo chiede al mondo dell’arte, compreso il fruitore “visivo”?
Ma tutto gira attorno la "poter", chi o cosa impedisce anche al più coraggioso degli artisti di mostrare il cuore dell'opera (o meglio ancora del proprio pensiero)?
Forse
la soluzione ideale è quella di nascondere il quadro “vero” sotto il quadro di
facciata, ciò obbliga chi si pone davanti all’opera a prendere una decisione
fondamentale. Può decidere di fermarsi davanti alla superficie e accontentarsi di quello che ci
trasmette istintivamente, oppure immergersi (qui servono impegno e dedizione)
fino a trovare il quadro nascosto.
L'arte è semplice e terribilmente complessa allo stesso tempo, l'artista vorrebbe renderla più accessibile ma a condizione che non ci si fermi alla prima impressione, questo probabilmente non sempre è possibile (direi che non è mai possibile).
Come
sempre accade le domande che pongo non necessitano per forza di risposte,
semmai spingono a riflettere portando ad altre intuizioni (che ignoro e che
potrebbero aprire un sentiero a me sconosciuto) non so dove il discorso possa
portare ma ovunque si vada sarà un posto meraviglioso.
nell’immagine: Pablo Picasso – La cucina, 1948. Olio su tela - cm 175 x 250 Musée National Picasso, Parigi
Il "quadro nascosto" è la nostra emozione. La scoviamo in una poesia, in una foto, in un film, in una musica, in un tramonto anche, opera che più d'arte non si può (e anche qua subentra la soggettività di chi esplora, di chi cerca, di chi vuol trovare). E la cosa che più ha emozionato me, nel tuo post, è l'affermazione finale che apre scenari fantastici: "non so dove il discorso possa portare ma ovunque si vada sarà un posto meraviglioso". Perché la meraviglia e la sorpresa dovrebbero essere sempre i padroni di noi stessi, e noi ad occhi e cuore spalancato.
RispondiEliminaCiao Franco, hai perfettamente ragione la capacità di sorprenderci, di meravigliarci è imprescindibile per godere dell'arte e della vita stessa, quando smettiamo di essere curiosi tutto si ammanta di grigio, ogni cosa perde la propria "luce".
EliminaE se fosse proprio il tuo "la nostra emozione" quello che Picasso si augurava di poter mostrare?
Grazie, buona serata.