domenica 1 dicembre 2024

José Clemente Orozco – Moderna migrazione dello spirito, 1932-34 – Affresco – Dartmouth College Hanover, New Hampshire

 

Quando l’artista vede il proprio contemporaneo con occhio critico e proietta lo sguardo nel futuro.

Questo è quello che possiamo dire di Orozco, sganciamoci definitivamente dalle posizioni politiche che sfruttano l’artista, immergendoci cosi nell’artista stesso, liberi da fastidiosi preconcetti.

L’immagine, di rara potenza, di Cristo che si ribella all’utilizzo della sua immagine per scopi che con lui nulla hanno a che fare, Cristo creatore che si fa distruttore delle icone simbolo di una modernità corrotta, politica e religiosa, una società alla deriva che non è più in grado di reggersi autonomamente.

Cristo viene ritratto nell’istante in cui, impugnando un’ascia, abbatte la croce che cade al suolo mischiandosi ad armi, e oggetti che rappresentano la società moderna, la montagna di “rifiuti” si innalza immensa, alle spalle del protagonista lasciando intravedere uno scorcio di un tramonto cupo, tutt’altro che bene augurante.

Era forse in atto un cambiamento epocale? Forse è quello che si augurava lo stesso pittore messicano, quello che accadrà nei quindici anni successivi all’opera ci conferma che era in atto una discesa verso gli inferi.

Il corpo di Cristo è in trasformazione, il corpo in disfacimento e, al contempo, in fase rigenerativa, auspica il risveglio delle coscienze, a quasi un secolo di distanza questo “murales” mantiene tutta la sua freschezza, è quanto mai attuale, un monito costante.

Ma la natura umana sembra perennemente immune agli avvertimenti, forse perché non in grado di gestirsi o probabilmente perché esegue perfettamente il compito che gli è stato assegnato, ma questa è un’altra storia.