lunedì 5 febbraio 2024

Riflessi

Il dittico ha una precisa collocazione, a sinistra la tela monocroma, a destra la fotografia che ritrae il protagonista con lo sguardo rivolto al pannello dipinto di verde.

Claudio Costa – Gli occhi di Maori riflettono i colori latenti della foresta, 1973 – Fotografia e tela dipinta (Photo cm 23 x 31 – Tela cm 19,7 x 29) – Collezione Fabio e Leo Cei

La narrazione canonica, il nostro modo di intendere la lettura va da sinistra a destra, ma il concetto di Costa va esattamente nella direzione opposta, l’uomo, che rappresenta il popolo Maori incrocia lo sguardo con la tela che rappresenta la foresta, la verginità della natura, la terra incontaminata.

Ma il titolo è più specifico, il verde della tela è la rappresentazione del riflesso della foresta scaturito dagli occhi dei Maori.

La foresta nella sua essenza più pura non esiste più, rimane l’ideale visione di un popolo che, come il “bosco” rischia di diventare un riflesso della realtà, cancellato da un presente dove la purezza è un ricordo lontano.

Sono bastati una tela dipinta di verde, una fotografia e … un’idea, per dare vita ad un concetto estremamente profondo, pensiero che si è sviluppato “sul campo”, scaturito da una realtà soffocante.

Costa nasce a Tirana da genitori italiani, grazie ad una borsa di studio si reca a Parigi dove viene a contatto con l’allora intenso panorama artistico. In seguito da inizio ad una serie di viaggi in Africa e Australia dove concentra i propri studi sulla paleontologia e, soprattutto, sulle popolazioni locali partendo dalla loro genesi primitiva.

Quest’opera è la sintesi dei due periodi, quello artistico nella capitale francese e quello spirituale nei continenti africano e australe.

La natura incontaminata e l’uomo, l’equilibrio che resiste finché è presente un rispetto reciproco, l’uomo deve assecondare l’evoluzione naturale e difendere il proprio spazio senza andare oltre le proprie necessità, in questo caso gli equilibri sono mantenuti.

Oggi sappiamo che non è cosi, i Maori hanno sempre mantenuto questo scambio con la terra ma l’umanità va oltre il popolo Maori, l’equilibrio si spezza perché emerge con forza lo spasmodico desiderio di sopraffazione, prepotenza subita non solo dalla foresta ma anche da tutte quelle popolazioni, qui rappresentate dai Maori, che ritenevano dannoso il mito del superfluo.

L’opera di Claudio Costa è del 1973, la mia “visione” è datata 2024, mezzo secolo è un lasso di tempo sufficiente per confermare le più nefaste previsioni, allora gli occhi erano in grado di riflettere nitidamente il colore della foresta, oggi quel colore rischia di apparire sbiadito, “lontano”, il colore verde della tela sembra essere una delle poche cose ancora in grado di resistere.

2 commenti:

  1. È semplicemente una questione di "sguardi". Molto interessante, grazie Romualdo. Buona settimana. 😘

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    1. Bellissimo Pia, "sguardi", una sintesi perfetta, sguardi che s'incrociano sempre meno, sguardi rivolti verso il basso.
      Grazie, buona giornata.

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