Giovanni Anselmo – Senza titolo (Scultura che mangia) 1968
Granito, rame e lattuga
Collezione privata
Un blocco di granito legato, mediante un filo di rame, ad un pilastro dello stesso materiale, tra i due blocchi è inserito un cespo di insalata.
L’opera senza
titolo, conosciuta come “Scultura (o
struttura) che mangia” viene realizzata nel 1968 dall’artista piemontese
Giovanni Anselmo, noto esponente dell’arte povera.
Come spesso accade
di fronte ad opere come questa si resta spiazzati, senza alcuna indicazione ci
si deve fermare a riflettere per venirne a capo.
Partiamo dai
materiali, il granito, che rappresenta l’eternità e l’insalata simbolo
dell’effimero, il primo resiste nel tempo facendo la storia, il secondo
scompare dopo pochissime ore e non lascia nulla dietro di sé.
Anselmo realizza
un’unione in cui i due materiali non possono fare a meno l’uno dell’altro, a
fare da legante troviamo un terzo componente, il filo di rame anch’esso
imprescindibile per il mantenimento della scultura.
Questo però non
basta, è necessaria un’altra presenza, quella umana, infatti senza l’intervento
di quest’ultimo la struttura perderebbe
presto il proprio equilibrio finendo per scomporsi.
Tra i due blocchi
di granito è inserita l’insalata che fa da spessore, nel giro di pochi giorni
(o di poche ore) quest’ultima inizia a deteriorarsi perdendo la propria
consistenza, a quel punto viene meno il “cuscinetto” verde tra i due blocchi a
cui non resta che dividersi, il più piccolo cadrebbe a terra mettendo fine alla
scultura.
Per mantenere
intatta l’opera il proprietario deve quotidianamente intervenire per sostituire
l’insalata marcescente con una fresca, solo cosi il lavoro di Anselmo
continuerà ad esistere.
L’uomo nutrendo il
granito con un semplice cespo di verdura mantiene in vita la scultura, ma
soprattutto mantiene vivo il concetto artistico del geniale scultore.
L’arte viene dunque
alimentata dalla passione, una semplice dimenticanza è sufficiente per
cancellare l’idea, naturalmente l’idea stessa può essere ripristinata rimettendo
al loro posto i vari componenti ( Giovanni Anselmo ha allegato alla scultura le
istruzioni che indicano come e dove devono essere posizionati) la “struttura”
riprenderebbe a vivere ma che da quel preciso istante necessita di cure quotidiane, imprescindibili per l'eternità dell'opera.
ci colgo pure dell'ironia.
RispondiEliminaChe poi se il granito mangiasse zucche il lavoro del proprietario sarebbe più leggero
😀
Grande Alberto😄 un "cuscinetto" più consistente riduce gli interventi, e poi la zucca si sposerebbe con il periodo dopo Ognissanti si tornerebbe alla lattuga.
EliminaGrazie, buona giornata.
Mi ha lasciata senza parole ma allo stesso tempo mi ha attratto. All'inizio non si capisce però poi, grazie anche alla tua spiegazione, l'opera acquista significato e soprattutto bellezza.Non conoscevo questo artista davvero geniale. Grazie di questo post. Buona serata.
RispondiEliminaCiao Caterina, hai sintetizzato perfettamente il primo "incontro" tra l'opera e l'osservatore, ci lascia perplessi ma ne veniamo "catturati", naturalmente entrando in possesso di informazioni che tracciano un primo percorso interpretativo riusciamo a comprenderne il concetto.
EliminaSono lieto di averti proposto una novità e che quest'ultima ti abbia suscitato interesse.
"l'opera acquista significato e soprattutto bellezza", queste tue parole, in particolare il riferimento alla bellezza, svelano che la si può trovare dove meno ce l'aspettiamo, la tua sensibilità poetica ti ha condotto dove non è facile arrivare.
Grazie a te, buona fine settimana.
Ci leggo l'essenzialità del cespo che letteralmente nutre il granito (dovendo essere sostituita quasi quotidianamente), e la fragilità manifesta di una struttura che, per quanto apparentemente eterna, ha bisogno di nutrire la sua composizione altrimenti destinata a decadere.
RispondiEliminaCerto come opera di Giò Pomodoro era più attinente. ;)
Giusto ciò che dici Franco, l'apparente "debolezza" dell'insalata diviene fondamentale per l'altrettanto apparente "forza" del granito, a volte le apparenze e le convinzioni vengono disattese.
EliminaSe l'opera fosse di Pomodoro penseremmo ad uno scherzo 😃
Grazie, buona giornata.
Mamma mia come diventa complicata l'arte in questo modo.
RispondiEliminaNon lo conosco bene ma l'Arte Povera ha il suo perché iniziando dal Pistoletto.
Però qui i concetti sono altamente di calcoli fisici e studi filosofici, c'entra l'entropia.
Mi sono informata. 😉
Inoltre anche Anselmo ha l'onore di una delle sue opere filmate da Schum in "Identification".
Molto interessante direi ciò che hai scritto, grazie Romualdo. Buona Domenica!
Ciao Pia, come dicevo riguardo al tuo post su Canova penso che sia ancora più complicato comprendere l'arte del passato, è vero che l'assenza di "realismo" narrativo nell'arte moderna e contemporanea toglie l'immediatezza ma in fondo vengono utilizzati meccanismi mentali vicini al nostro modo di pensare, approfondendo l'idea iniziale le nebbie si diradano più in fretta di quanto pensiamo.
EliminaAntonio Paolucci diceva: "molti pensano che l'arte antica sia facile da capire ma un'opera di Tiziano è più complessa di un sonetto di Shakespeare in versione originale".
D'altro canto le difficoltà che si incontrano per entrare in sintonia con opere, comunque complesse, come questa sono la cosa che amo di più, sorprenderci dopo aver scoperto i meccanismi che ci permettono di svelarne l'arcano mistero è favoloso.
"Identification" di Schum devo andare a vederlo, i tuoi consigli non sono mai banali.
Grazie mille a te, felice domenica.
Mi piace!!!!!
RispondiEliminaBenvenuta Francesca, mi fa piacere che ti piaccia, evidentemente hai colto il pensiero di Anselmo che da vita all'arte.
EliminaGrazie per la visita, buona serata.