“Un arista che vuole avere successo non è più un artista. E’ una persona che vuole avere successo”.
Piero Fornasetti mette in luce (sottolineo mette perché, anche se scomparso, è ancora attuale) la differenza tra l’arte ed il successo ricercato tramite l’arte.
L’artista crea la proiezione di un futuro che la persona comune non può comprendere nel presente, la ricerca del successo porta ad accontentare il mercato fatto da persone comuni, che in quanto tali rifiutano ciò che non conoscono.
Se l’artista vuole il profitto, conseguenza
della celebrità, deve per forza abbandonare il suo essere visionario e di
conseguenza decade il suo essere artista.
E’ impossibile seguire la corrente,
strizzare l’occhio la mercato mantenendo il proprio percorso artistico, semmai
si può orientare il gusto del pubblico e solo in seguito dare a quest’ultimo
ciò che vuole, o crede di volere.
Un artista deve essere innanzitutto sé
stesso, se dovesse cedere al “mercato” finirebbe con l’essere quello che gli
altri vogliono con la conseguenza di perdere l’essenza artistica e diventare un
semplice, anche se talentuoso, realizzatore di idee altrui.
Il successo e il denaro (inutile
nasconderci, il profitto è alla base dell’inseguimento della fama) devono
essere raggiunti grazie alle proprie idee che devono essere la base di partenza
di un percorso artistico, se al contrario si antepone la “visibilità” all’idea …
non è più arte.
Nell'immagine: Vincent Van Gogh - Natura morta con tavolo da disegno, pipa, cipolle e cera, 1889. Olio su tela cm. 50 x 64 - Museo Kröller-Müller, Otterlo
Anche Michelangelo scolpiva dietro pagamento, alla fine, e doveva piegare il talento ad un certo volere papale. Ma forse le due cose non sono così inconciliabili. Certo io scrivo per diletto, ad esempio, e la scrittura è ossigeno, nessuno mi paga, anche se non mi dispiacerebbe vedermi in vetrina a fianco a Carofiglio o Camilleri. La retribuzione è successiva alla visionarietà, non può accadere che a seconda di quanto mi paghi, ti sforno il capolavoro. A mio avviso. Se non ho talento, puoi pagarmi e commissionarmi quello che vuoi, ma otterrai comunque ciofeche.
RispondiEliminaCiao Franco, condivido in toto ciò che affermi, Michelangelo ha dovuto sottostare alle insistenze papali (e anche ai guadagni che ne sono susseguiti) ma è innegabile che ci abbia messo "del suo", non penso che la volta della Cappella Sistina o l'affresco dietro l'altare avrebbero ottenuto lo stesso effetto se si fosse limitato a fare ciò che gli chiedevano.
EliminaUna commissione indirizza l'artista che però deve realizzare l'opera seguendo il proprio istinto.
Grazie, buona giornata.
Bravissimo Romualdo, hai scritto qualcosa che in molti non realizzano se non dopo diverse esperienze.
RispondiEliminaUn tempo, come ha scritto Franco su, era necessario cercare il committente e trovare qualcuno che ti finanziasse per portare avanti le proprie idee.
Io faccio un esempio diverso. Propongo come esempio Canova. Lui proponeva il classico. Per lui fu difficile far comprendere, in quel periodo artistico storico, la sua idea ed ebbe enorme difficoltà. Lo criticavano perché sembrava voler proporre copie del periodo classico.
Poi arrivò chi lo sostenne finanziandolo perché aveva soprattutto ben inteso cosa lui volesse davvero proporre con la sua arte. E come sappiamo, alla fine ebbe il successo che desiderava. Ma era l'idea delle sue opere ad aver vinto.
Possiamo prendere ad esempio anche Palladio... ma ce ne sono infiniti. E questo accadde molto tempo fa.
Oggi si sostiene l'artista solo se aderisce ai canoni dei committenti, il gusto del pubblico sembra valere molto di più dell'idea dell'artista e questo è molto sbagliato.
Nel mio caso e metto come esempio una mia breve esperienza, mi è stato riferito che per rendere una mostra più "fine", nel senso di elegantemente in esposizione, bisogna che la dimensione di una tela debba essere più o meno simile. In questo modo il pubblico gradisce di più l'esposizione.
Magari per avere successo è giusto ma dove va a finire l'ispirazione? E l'Arte può seguire canoni estetici o dovrebbe essere libera espressione?
Quindi comprendo molto bene anche il tuo disappunto.
Il successo è, per me, conseguenza di quell'emozione e di quella espressione artistica che si rinnova e viene espressa in modo continuo in tutti i lavori che realizza l'artista. Non dovrebbe mai accadere l'opposto. Cosa desidera vedere e provare l'estimatore oggi? Domanda banalissima che banalizza anche l'Arte, per me cosa orribile e senza senso.
Scusa, mi fermo qui. Ma ce ne sarebbe da scrivere tanto.
Ti abbraccio fortissimo Romualdo. Ciao.
Se vuoi possiamo aggiungere tutti gli Impressionisti... esempio più che d'eccellenza. 😉
RispondiEliminaCiao Romualdo.
Ciao Pia, quando si ha qualcosa da dire non ci si scusa, anzi, trovo interessantissimo il tuo pensiero.
Eliminahai fatto paragoni eccellenti a dimostrazione che l'idea prevale sempre sul mercato.
Oggi ci si affida ad un sistema inquinato, le grandi case d'asta, con la collaborazione dei media, "costruiscono" l'evento cavalcando l'onda emotiva di chi segue l'arte in superficie, ci sono artisti che ripetono all'infinito le opere che, per motivi sconosciuti (ma fondamentalmente li conosciamo bene) vengono "battute" a prezzi esorbitanti.
Questo spinge un pittore, scultore o fotografo a cercare di accontentare il pubblico rinunciando al proprio "essere", questo porta ad una infinita quantità di copie, opere che si assomigliano nell'involucro esterno ma che sono totalmente vuote.
La tua domanda finale è il vero problema negli anni dell'arte di massa, file infinite di persone che si recano ad una mostra (che dev'essere di un artista famosissimo e alla moda e celebrata dalla TV e dai social) per farsi un selfie davanti al quadro più celebre ma che all'uscita non ricordano nulla di ciò che hanno visto (o che dicono di aver visto cit.).
Ti ringrazio tantissimo per la tua lezione d'arte, contraccambio l'abbraccio, a presto.