sabato 11 settembre 2021

L'arte racconta la follia umana

Sicuramente una delle “esibizioni” artistiche più controverse e inquietanti, Marina Abramovic ha raggiunto profondità che nessuno aveva mai osato pensare, ha rischiato oltre il lecito.

Siamo a Napoli nel 1974 nella Galleria Morra, la performer serba mette in scena quella che possiamo definire la follia artistica per eccellenza, una performance che ha sconvolto il mondo intero.

La Abramovic ha voluto dimostrare cosa succede se ci affidiamo completamente agli altri, lasciando assoluta libertà d’azione, lo ha fatto mettendo in gioco sé stessa come artista e affidando a degli sconosciuti la propria vita.

Il “gioco”, dalla durata di sei ore, consisteva nell’interazione tra l’artista ed il pubblico, da una parte la Abramovic stessa perfettamente immobile, dall’altra un tavolo su cui erano posati alcuni oggetti (esattamente 72) che andavano da una rosa ad un profumo, da un bastone ad una lametta, una mela, delle forbici, un coltello, una medaglia, del vino ecc. fino ad una pistola con un colpo in canna.

Il pubblico poteva utilizzare qualsiasi oggetto sul corpo della Abramovic, poteva semplicemente accarezzarla o ferirla, lei stessa aveva affermato che: “il pubblico può uccidermi”.

All’inizio i presenti hanno iniziato timidamente a rapportarsi con lei, qualche carezza, qualcuno che le porge la rosa, altri si limitano a parlarle.

Col passare del tempo il pubblico si rende conto che può andare oltre senza che la performer decida di reagire, ecco che cominciano a tagliarle i vestiti, le carezze innocenti si trasformano in palpeggiamenti più “intimi”, qualcuno conficca le spine della rosa nella pelle arrivando a succhiarne il sangue, l'a tensione sale febbrilmente finché una persona mette in mano all’artista la pistola carica mettendole il dito sul grilletto mettendola in condizione di sparare, a quel punto è intervenuto il gallerista che infuriato ha gettato la pistola fuori dalla finestra.

Allo scadere delle sei ore la Abramovic, ferita nel corpo ma forte nello spirito, si è immediatamente diretta verso il pubblico che a sua volta si è frettolosamente allontanato non essendo in grado di reggerne lo sguardo.

Marina Abramovic (andando oltre ogni logica, secondo il mio pensiero) ha voluto dimostrare: «…  che se ti affidi e ti abbandoni al pubblico, loro possono arrivare ad ucciderti …».

Secondo alcune testimonianze dell’epoca sono stati soprattutto i maschi ad infierire sul corpo della donna ma hanno notato quanto il pubblico femminile li abbia incitati ad agire, questo evidenzia il fatto che nessuno si può ergere a moralizzatore.

Non deve ingannare l’atteggiamento della Abramovic che non ha battuto ciglio durante le sei ore fatidiche, la giovane donna ne è uscita sconvolta e terribilmente spaventata, a confermare tutto questo il ricordo indelebile di quello che è successo (dello stato d’animo in quelle ore) una ciocca di capelli bianchi è apparsa a sottolineare l’evidente shock emotivo oltre che fisico.

Non so cosa abbia spinto l’artista a osare oltre ogni limite del buon senso, se fiduciosa che non ci si potesse spingere cosi in basso o, spinta da “ideali” a noi sconosciuti, sperando che la dimostrazione raggiungesse l’obbiettivo.

Siamo abituati, o perlomeno lo erano fino ad allora, ad una concezione dell’arte legata alla sfera visiva e fatichiamo tutt’ora a comprendere ciò che è andato in scena quel giorno, quale sia il livello artistico raggiunto non sta a me deciderlo ma il livello umano ha toccato una profondità "oscura" non indifferente.

Un'altra considerazione va fatta, che esula parzialmente dalla performance in questione, quello che è successo quel giorno (ribadiamo che siamo nel 1974) sarebbe potuto andare in scena oggi? dubito fortemente che in una galleria aperta al pubblico nel 2021 ne avrebbero permesso la realizzazione, se sia un bene o meno ...

8 commenti:

  1. La trovo irritante, e molto autoreferenziale. Esempi di Arte maggiore se ne trovano sicuramente di più in qualsiasi sala adiacente a quella ove si esibisca la Abramovic. Fosse anche il bagno. A mio personale avviso, sia ben chiaro. ;)

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    1. Ciao Franco, ho infatti voluto andare oltre l'aspetto puramente artistico (la tua opinione è, alla pari di quella di ognuno di noi, fondamentale in quanto parte di una "costruzione" più ampia, si può essere o meno d'accordo ma il rispetto è massimo).
      Apprezzo la Abramovic per due fattori fondamentali, lo sdoganamento della performance come forma d'arte contemporanea e per aver scalato, con alti e bassi, l'impervia montagna della supremazia di un genere sull'altro.
      Riguardo a "Rythm 0" ci ha lasciato molto su cui ragionare, se lasciamo per un attimo in disparte l'annoso dubbio sul livello artistico della Abramovic e ci concentriamo sull'aspetto sociologico della performance lo smarrimento è innegabile, è difficile accettare il fatto che un essere umano (vale anche per noi) possa comportarsi in quel modo in una determinata situazione.
      Grazie, buona giornata.

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  2. Un trattato di sociologia su cui ci si dovrebbe ragionare a fondo. Il mio concetto di arte (alta o bassa che sia) è però lontanissima da una cosa del genere

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    1. Ciao Alberto, Marina Abramovic, più di qualsiasi altro performer, è sempre stata al centro di controverse discussioni, sia per le proprie esibizioni, che spesso vanno al di là di certi limiti (spesso limiti decisi arbitrariamente dai nostri canoni) sia per la questione che tu hai sollevato, arte o non arte.
      In questo caso ho voluto mettere in evidenza il risultato di quella specifica esibizione, tu confermi che andrebbe approfondito per comprendere il "sistema" uomo nella sua infinita complessità.
      La seconda parte del tuo commento lascia spazio a moltissime interpretazioni, come ho già scritto nella risposta all'amico Franco, sono i molteplici punti di vista a dare vita al "quadro" nel suo insieme, la discussione su cosa sia arte e cosa non lo sia (per correttezza (mia) tu non hai dato giudizi ma hai solo affermato che questo genere artistico è lontano dal tuo "pensare") uno scambio di opinioni che potrebbe andare avanti all'infinito, e questo è favoloso.
      Grazie, buona domenica.

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  3. Credo che l'arte tocchi le corde più intime dell'anima, avendo ognuno una propria specifica anima ognuno avrà una sua propria specifica arte che lo tocca. Se per qualcuno la Abramovic fa arte mi va benissimo. Non lo trovo offensivo, anzi. Anzi è proprio il belli della questione: ognuno ha una sua sensibilità.
    Grazie e buona domenica anche a te.
    È sempre ricco di spunti il tuo blog

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    1. Infatti, ognuno di noi "vede" e "sente" l'arte in modo diverso, naturalmente ci sono dei limiti ma è complicato individuarli, il percorso che abbiamo intrapreso (mi riferisco agli appassionati, indipendentemente dalle conoscenze) va in quella direzione, quale sia l'obbiettivo finale non ci è chiaro e forse non è cosi importante.
      Grazie mille.

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  4. Oggi in una galleria forse no ma è ciò che succede ogni giorno nella vita reale. Quando i fondamentali della convivenza civile sono dimenticati, quando si rinuncia alla compassione e all'umanità, quando si tocca il fondo di un profondo oscuro, quando ogni narrazione del dolore degli altri non scalfigge la distanza e la estraneità rispetto alla nostra carne, pelle, sangue. Proposta che oggi possiamo leggere in riferimento alle conflittualità del nostro tempo, come farà poi a Venezia con Barocco Balcanico.

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    1. Verissimo ciò che lei dice, probabilmente nessuna galleria oggi accetterebbe di mettere in scena una performance di questo tipo ma queste "esibizioni" le possiamo vedere quotidianamente anzi, se possibile si vede di peggio là dove vi è una cassa di risonanza mediatica.
      Tre anni fa avevo pubblicato un post su "Balkan Baroque" (che è tuttora visibile) molta è l'ostilità verso la Abramovic ma forse perché in questi lavori ci mostra quello che non vogliamo vedere.
      Grazie, buona domenica.

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