sabato 4 ottobre 2014

Parigi, gli impressionisti e la nascita della pittura moderna . ( prima parte)


Cosa accomuna l’olandese Vincent vanGogh, l’italiano Amedeo Modigliani, l’americano James Whistler e lo spagnolo Pablo Picasso?
Vincent van Gogh, Albicocchi in fiore
Quali sono gli elementi che hanno riunito personaggi di diverse nazionalità ed estrazione sociale quali Manet, figlio di un magistrato, Degas, di un banchiere, Morisot, figlia di un prefetto, Pissarro, di un commerciante, e Cassatt di un agente di cambio? Tutti si sono dedicati alla pittura, ma non basta a creare un gruppo cosi omogeneo e straordinario. La vera risposta è Parigi, la loro città di nascita o di adozione, che li ha segnati profondamente e può essere considerata il cuore dell’arte mondiale tra il 1860 e il 1920, un’epoca che pone le basi dell’arte moderna.
Ogni epoca ha avuto la sua città simbolo, Atene con Pericle, Firenze con i Medici e quello che fu Venezia nel settecento o New York ai nostri giorni lo era Parigi nella seconda metà dell'ottocento.
Dopo il colpo di stato del 1851, Napoleone III promuove il piano urbanistico di Eugène Haussmann che cancella interi quartieri trasforma Parigi in una metropoli con ampi viali (i famosi Boulevard) su cui si affacciano lussuosi e raffinati locali notturni.

La guerra contro i Prussiani del 1870, la sconfitta militare, l’abdicazione 
Edouard Manet,  Il balcone
dell’imperatore, la Terza repubblica, l’insurrezione della comune e la durissima repressione, mettono in grande difficoltà l’intera nazione ma è solo una crisi passeggera: in poco tempo gli affari tornano a prosperare e la nascente borghesia si getta con entusiasmo nel lavoro, senza rinunciare per questo ai divertimenti.


Anche in campo artistico c’è bisogno di radicali cambiamenti: sino ad allora un pittore poteva avere successo solo se venivano accettati i suoi lavori al Salon, un istituzione nata nel XVI secolo come luogo d’esposizione prima dell’Accademia Reale Francese.
Contro questo sistema assolutamente conservatore si muovono alcuni giovani artisti desiderosi di dipingere all’aperto la vita moderna a diretto contatto con la natura.

I futuri impressionisti hanno alle spalle diverse esperienze scolastiche e famigliari e si incontrano negli atelier e nei caffè. Nel 1874, nei locali del fotografo Nadar, tengono la prima delle loro otto mostre: non si danno alcun nome e si riuniscono sotto il nome di “Société Anonymes des Artistes”, è il critico Louis Leroy che prendendo spunto dal titolo di un dipinto di Monet li battezza “impressionisti”, un appellativo usato in senso dispregiativo, sinonimo di superficialità, ma che è destinato ad entrare nella storia.

Mary Cassatt, The Boating Party

Il gruppo appare omogeneo solo in apparenza, ciascuno segue un’evoluzione autonoma specializzandosi nei ritratti o nei paesaggi, raccontando il mondo raffinato della borghesia o il duro lavoro dei contadini e degli operai.
Naturalmente le loro opere sono rifiutate, incomprese e derise: pochi mercanti d’arte, primo tra tutti Paul Durand-Ruel, e un numero limitato di collezionisti, credono nella qualità di questi dipinti.

Il tempo darà loro ragione: i critici rivedono i loro giudizi e in pochi decenni i quadri degli impressionisti diventano famosissimi, tanto che a distanza di un secolo sono stabilmente entrati nell’immaginario collettivo e vengono letteralmente pagati a peso d’oro: due quadri di Van Gogh, uno di Renoir e uno di Cézanne, hanno superato (ultimi anni del XX secolo) l’incredibile cifra di cento miliardi di Lire.  
Paul Cezanne - Il buffet
Prima dell’impressionismo la pittura era disciplinata dalle regole della prospettiva,che metteva in primo piano il disegno e la necessità di razionalizzare lo spazio. Questi principi, rispettati per secoli, sono messi in discussione dagli impressionisti ed è questa “insubordinazione” e non la presenza di nudi, a scatenare le ire dei giudici del Salon, le incomprensioni della critica e la derisione del pubblico.

Le pareti del Salon erano piene di tele dai soggetti mitologici, biblici o storici, ben più sensuali e provocanti dei loro. I fattori che determinano la carica eversiva di queste opere sono la nuova disposizione dello spazio e l’uso rivoluzionario dei colori, che più di qualsiasi altro aspetto tecnico concretizzano il netto distacco dalla tradizione accademica.


Federico Zandomeneghi, La place d'Anvers
Attraverso la pittura all’aperto, gli impressionisti concentrano il loro interesse sui mutevoli effetti della luce e dei colori in natura; i contemporanei studi di ottica confermano queste ipotesi e forniscono le basi teoriche per le loro ricerche.

All’armonia della composizione, creata attraverso il disegno, sostituiscono il senso del ritmo, dato dai contrasti o dagli accostamenti, sempre più liberi, dei colori.

(continua)

17 commenti:

  1. Buonasera,
    mi tornano in mente ricordi di scuola (dell'infanzia) quando proponevo spesso percorsi di lettura d'immagine ai piccoli alunni del terzo anno.
    Gl'impressionisti erano tra i più congeniali; Pissarro, van Gogh e Cézanne tra i più gettonati.
    I commenti verbali e le "teorie ingenue" erano la verifica di quanto il messaggio dell' immagine stimoli l'emotività e la curiosità a tutte le età.
    SalutI
    Marilena

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    1. Ciao Marilena, non mi permetto di aggiungere altro al tuo commento molto interessante, da sempre l'immagine è veicolo di emozioni.
      Grazie, a presto.

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  2. Caro Romualdo, ahimè io non ricordo di certe lezioni come dice la cara Marilena, fatto la quarta elementare i miei studi finiscono li
    per poi a 20 anni fare la quinta scuola serale.
    Certo erano altri tempi e eravamo molto poveri, che ha letto il mio libro che si trova nel mio blog lo ha capito.
    Ciao e buon fine settimana caro Amico.
    Tomaso

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    1. Ciao Tomaso, purtroppo anche per me vale lo stesso discorso, e cosa più preoccupante, le cose non sono migliorate nella maggior parte delle scuole dei nostri giorni, pare che la lungimiranza non sia il miglior pregio di chi è chiamato ad organizzare il sistema scolastico italiano. Tutti dobbiamo prenderci le nostre responsabilità, governanti, docenti e soprattutto le famiglie che delegano ad altri i propri compiti.
      A presto e buona domenica.

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    2. Ritorno perchè ci tengo a precisare che anch'io sono un'autodidatta, sorella di autodidatta ( mio fratello maggiore ha fatto le scuole medie, anzi l'avviamento, con Telescuola) quindi la realtà che descrive il carissimo signor Tomaso non è poi così distante dalla mia esperienza. Con il diploma ( da privatista alla riscossa) ho insegnato nella scuola statale dell'infanzia ( un ordine di scuola dove si può spaziare con i contenuti, non avendo vincoli programmatici, ma linne orientative) fino al 2010 e forse proprio per i miei trascorsi ho cercato di avvicinare i piccoli ai linguaggi dell'arte, con modestia e rispetto.Mi scuso per questa nota autobiografica, ma mi sembrava che dai commenti risultasse una realtà distorta. Ancora scuse e buona serata:-)
      Marilena

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    3. Ciao Marilena, il mio era un complimento nei tuoi confronti, sottolineavo che pochi hanno la fortuna di incontrare insegnanti con la tua passione ed entusiasmo per l'arte e la sua divulgazione, un insegnante (ancora in attività) definisce l'insegnamento della pittura, della musica e l'arte in generale "perdite di tempo inutili che tolgono ore preziose a materie più importanti". Capisci che i tuoi interventi sono più che graditi e per questo ti ringrazio.
      Buona domenica.

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  3. Eccomi caro Romualdo.
    Ho letto tutto con grande interesse. Mi è piaciuto molto il tuo modo di esporre,, semplice e nello stesso tempo elaborato.
    Attendo il seguito nel frattempo ti auguro bei sogni colorati. Baci.

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    1. Grazie Pia, cerco di raccontare ciò che mi piace in modo documentato e semplice, come se lo raccontassi a me stesso, scrivere questi post è il modo di soddisfare la mia curiosità, leggendo, documentandomi per poi esporre il tutto agli amici che pazientemente seguono le mie riflessioni.
      Ti ringrazio di nuovo, la tua presenza è sempre un piacere, ti auguro una bellissima domenica, a presto.

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  4. Una gioia per gli occhi.
    ìDesidero anche comunicarti che ho cambiato indirizzo.
    Cristiana

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    1. Ciao Cristiana, grazie, prendo nota della variazione d'indirizzo.
      Buona serata, a presto.

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  5. Ciao Romualdo,
    davvero un gran bel post, complimenti!!!
    il balcone mi piace davvero tanto, sembra quasi una fotografia.
    buon inizio settimana

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    1. Ciao Audrey, grazie mille, in quel dipinto spicca Berthe Morisot, bellissima modella, ma soprattutto grande protagonista di quel periodo con le sue eccellenti opere.
      Buona serata, a presto.

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  6. Adoro gli impressionisti. E' stata un'epoca d'oro e Parigi era quello che oggi è New York, il centro del mondo.
    Mi piace moltissimo il tuo modo scorrevole di raccontare d'arte. Ti si legge molto volentieri.

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    1. Ciao Ambra, un periodo cruciale per quello che sarà il futuro della pittura e dell'arte in generale, come sempre poche persone determinate che credono in quello che fanno, riescono a scalfire le noiose convenzioni che impediscono di guardare avanti.
      Grazie troppo buona, anche se ammetto che i tuoi complimenti mi fanno immensamente piacere.
      Buona serata, a presto.

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  7. Buonasera,
    ancora io per segnalarti l'ultimo post sul mio schiaccianoci
    http://schiaccianoci1.blogspot.it/2014/10/nanna.html
    ...forse il tema del tuo blog mi ha influenzato nella scelta di questo argomento e poi Carrara è una delle "mie" città
    Buonanotte
    Marilena

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  8. Grazie come sempre Romualdo mio , ricordo ancora quandola mia prof di disegno mi regalò un librone sugli impressionisti, per farmi capire la mia predisposizione per il disegno..
    La adoravo come adoro la pittura!
    Grazie ancora e serena serata..
    Un forte abbraccio!

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    1. Ciao Nella, in qualche modo chiunque ha tra i dipinti preferiti un'opera impressionista, per i colori, la luce e soprattutto per la descrizione della vita quotidiana.
      Grazie a te e buona serata.

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