Henri Rousseau – L’incantatrice di serpenti, 1907 - Olio su tela cm 196 x 189,5 - Musée d’Orsay, Parigi
Rousseau era
particolarmente legato a Robert Delaunay, anch’gli pittore, di cinquant’anni
più giovane e grande ammiratore dell’arte del “doganiere”.
Questo dipinto è la
testimonianza di questo legame, la madre del giovane artista parigino
intratteneva gli ospiti circondata da numerose piante dalle grandi foglie,
sovente raccontava del suo viaggio in India con dovizia di particolari sulla
fauna e sulla flora locale, la donna, esortata dal figlio, commissionò questo
dipinto a Rousseau che nel frattempo era diventato amico della famiglia, i
racconti della signora Delaunay e le piante che riempivano la casa hanno senza
dubbio influenzato la visione di Rousseau.
L’opera non ci
mostra una giungla infida, pericolosa, al contrario, nonostante i toni cupi,
sembra la rappresentazione di un luogo magico, di pace, dove ad emergere è l’aspetto
spirituale.
Nella parte
sinistra vediamo un corso d’acqua leggermente increspato sulla cui riva
troviamo un volatile dall’aria serena, nulla sembra turbarlo.
Nella parte destra
c’è la giungla, scura intricata mentre in primo piano, con toni più chiari,
troviamo quelle piante a foglia larga che ornavano il salotto dei Delaunay.
Fuori dalla fitta
vegetazione ma a stretto contatto con gli alberi ecco la protagonista del
dipinto, una figura in ombra, con un serpente sulle spalle, suona un flauto,
unica cosa distinguibile assieme agli occhi che fissano l'osservatore, la cui
melodia ammansisce e chiama a sé i serpenti, anche questi ultimi in ombra.
È proprio questo
tipo di rappresentazione della donna e
dei serpenti che rende tutto magico, incorporeo, spirituale appunto.
L’incantatrice non
è un demone, una strega, è una presenza benigna, legata alla madre terra, un’entità
“alta” che custodisce gli spiriti della foresta.
Il quadro fu
particolarmente ammirato dai surrealisti, Max Ernst realizzo un dipinto dove è
innegabile il legame con quest’opera.
Una delle figure
più importanti del movimento surrealista, André Breton, negoziò personalmente
la vendita del dipinto quindici anni dopo la sua realizzazione.
Non li trovo cupi i toni, anzi, la mancanza di contrasto deciso, e la colorazione che declina sfumature tutte della stessa famiglia, induce ad una serenità di immagine che crea la stessa quiete rappresentata.. addirittura sono percepibili note sommesse..
RispondiEliminaosservando il dipinto, prima di leggere la tua interessante spiegazione, ho pensato all'Eden biblico, dove però una novella Eva, anzichè subire la seduzione del serpente, lo incanta e lo rende inoffensivo. Non vi poteva essere in Rousseau un intento polemico verso gli insegnamenti della religione?
RispondiEliminamassimolegnani
(orearovescio.wp)