sabato 24 settembre 2022

L'archeologia industriale e l'arte contemporanea.

Difficile pensare che ciò che è "archeologia" possa essere "contemporaneo" ma la dismissione del compito del sito industriale in quanto tale lo trasforma in qualcosa di diverso.


L’archeologia industriale nasce negli anni cinquanta, il concetto prende piede prevalentemente nel mondo anglosassone, in particolare negli Stati Uniti (i paesi con una profonda impronta classica storcono il naso, l’assenza di una cultura storica che non si limiti ad un paio di secoli ci spiega il motivo del successo nel paese nord americano).

Industriale e archeologia sembrerebbero  distanti tra loro, e forse lo sono, ma cerchiamo di guardare da un altro punto di vista, concentriamoci su quello che vuole raccontarci.

Quello che un tempo era "utile" oggi è esattamente il contrario, un sito un tempo produttivo oggi non lo è più, almeno per ciò che rappresentava, in questo contesto storico si erge a monumento silenzioso di un passato più o meno remoto e in quanto memoria "visiva" si ricicla e rigenera all'infinito, o almeno finché qualcuno lo osserva.

Se l’artista cerca uno spiraglio che permetta di far parte di un pensiero “futuro” l’opera d’arte è la produzione di tale pensiero, ma l’opera, quando prende vita, inizia un viaggio che va al di là del volere dell’artista, parla per sé, diventa autonoma.

Ma l’archeologia industriale non ha alcun creatore, è la rappresentazione di un tempo che non c’è più, racconta la genesi o un momento di passaggio di qualcosa che si è evoluto arrivando fino ai giorni nostri in una veste completamente diversa.

Siamo di fronte a quella che viene definita una scienza e non certo una forma d’arte, ma il racconto di un monumento industriale che a sua volta è un racconto di un tempo “altro” cos’è se non una forma di narrazione artistica?

In quest’immagine vediamo il “Parco delle chiatte” posto sulla riva a sud del lago D’Iseo, per l’esattezza a Paratico, sponda bresciana, qui attraccavano le chiatte che trasportavano i vagoni con vari materiali provenienti dai paesi a nord del “Sebino” e rimessi su rotaia proseguivano il viaggio diretti in tutto il nord Italia (e non solo).

Oggi è un luogo di svago dove quotidianamente, in particolare durante i fine settimana, centinaia di persone si trovano di fronte un monumento alla storia industriale del lago, molti passano quasi senza rendersi conto di ciò che hanno di fronte, altri si chiedono quale sia il significato di questo sito, altri ancora, quelli meno giovani, rivedono gli anni della gioventù dove queste strutture erano il simbolo della modernità che avanzava.

In fondo non è anche questo uno dei "compiti" dell'arte?

4 commenti:

  1. Buongiorno Romualdo. Davvero interessante questo tuo argomento, anzi interessanti i tuoi argomenti trattati che si fondono in uno.
    Archeologia industriale, qualcosa che stranamente ho sempre compreso bene, è un qualcosa di naturale che mi ha reso un trenta nel mio esame (inutile visto che non ho continuato conseguendo la laurea in architettura) di tecnologia delle costruzioni. Ma che lo scrivo a fare... vabbè.
    Comunque studiare la storia passata e l'origine di tutto ciò che è oggi meccanico, è archeologia. E se non lo si fa, non si può neanche comprendere da dove vengono i vari materiali di costruzione che oggi sono fondamentali per il nostro sopravvivere.
    Lo accosti all'arte contemporanea perché (e spero di aver compreso bene) molti oggi sono inutilizzati e giustamente possono solo essere attrazione e meraviglia di un passato che in tanti neanche conosco più. Allora si pone agli altri e sopravvive solo grazie a chi si fa domande e personalizza le risposte secondo il proprio sentire e la propria conoscenza. E quel che ne viene fuori è una lecita domanda finale che avrà varie risposte essenzialmente affermative, almeno da parte mia. Buona giornata e grazie per i tuoi sempre graditi argomenti. Ciao.

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    1. Ciao Pia, la tua visione dal punto di vista dell'architettura è illuminante, d'altro canto l'architettura stessa è una delle più antiche forme d'arte e questo mi fa capire che il mio accostamento non è campato in aria.
      Hai compreso perfettamente il mio pensiero, archeologia (industriale) e arte alla fine non sono cosi distanti, quante opere d'arte sono dei reperti archeologici?
      Grazie a te e buon pomeriggio.

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  2. Mi è venuta subito in mente l'high line di New York, vecchia ferrovia sopraelevata a dieci metri dal suolo in pieno centro città, utilizzata dagli anni 30 per trasporto merci e fino agli anni ottanta. Ora è meraviglioso parco giardino con panchine e servizi per camminare in un'oasi di pace a dieci metri dal caos metropolitano sottostante. Sembra un molo sospeso sulla città. Riqualificazione e conversione di autentica archeologia industriale. E sai che ti dico? Qui non saremmo capaci.

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    1. Forse la capacità newyorchese, rispetto a quella delle città europee, è maggiore proprio per l'assenza di un ciclo storico profondo, si concentrano su un periodo più breve, noi siamo ancorati ad una cultura millenaria, probabilmente ci siamo fossilizzati senza la capacità di andare avanti (oltre alla cronica incapacità di ragionare "a lungo termine").
      Grazie Franco, buona giornata.

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