sabato 6 agosto 2022

Giornata di sole ... apparente

Benito Quinquela Martín – Día de sol, 1956

Olio su tela - cm 200 x 170   -  

MUMART (Museo Municipal de Arte de La Plata, Buenos Aires


Noto nel suo paese, l’Argentina, dove è considerato una delle figure più importanti nel mondo dell’arte e non solo, è meno conosciuto, quantomeno tra il grande pubblico, in Europa nonostante abbia esposto le sue opere nelle maggiori città del vecchio continente, Madrid, Londra, Roma, Parigi, stella indiscussa a New York, capitale assoluta dell’arte mondiale nella seconda metà del secolo scorso.

Quinquela ha dedicato molto tempo e molte opere alla rappresentazione della sua città, Buenos Aires, in particolare la zona portuale di La Boca, centro nevralgico dell’economia  argentina e specchio di un’umanità laboriosa ma ai margini.

Abbandonato in fasce davanti ad un orfanotrofio accompagnato da un foglio dove si indicavano il nome e il cognome con cui era stato battezzato (Benito Juan Martín) la data di nascita è stata ipotizzata dalle suore che lo avevano raccolto nel 1 marzo 1890 (è stato stimato che il bimbo, al momento del rinvenimento, avesse una ventina di giorni).

Qualche anno dopo, venne adottato da una famiglia di origini italiane, da qui l’aggiunta del cognome del patrigno, Chinchella, che in seguito si trasforma in uno spagnoleggiante Quinquela.

Il dipinto a cui voglio dedicarmi è realizzato a metà degli anni cinquanta, la città di Buenos Aires è in continua espansione ed evoluzione, il pittore ne racconta una giornata qualunque, Día de sol, è la rappresentazione di una comune giornata di sole ma bastano pochi istanti davanti alla tela per capire che il mondo a cui si riferisce Quinquela è tutt’altro che un semplice giorno soleggiato.

Il quadro può essere diviso in tre “fasce” ben distinte, quella in primo piano, all’ombra, quasi perennemente al buio, racconta le sofferenze, gli stenti e i sotterfugi di chi fatica ad arrivare a sera, economicamente e fisicamente, sono scure le figure al lavoro, scure le imbarcazioni, scura l’acqua, tutto ha un’accezione negativa.

La “fascia” centrale al contrario è illuminata dal sole, i colori sono accesi, gioiosi, quella parte della città vive nell’abbondanza, tra gli agi e confortata da un benessere che ad altri è negato, le case e le barche ci parlano di un mondo “positivo” dove la gente vive la propria vita serenamente ignara, più o meno consapevolmente, di ciò che accade nel quartiere vicino.

La terza “fascia” ci mostra il cielo azzurro, o almeno cosi dovrebbe essere, che viene a sua volta oscurato da quello che è il prezzo da pagare per l’eccesso di consumo di una parte della popolazione, le abitazioni, le fabbriche, la città stessa, sono un susseguirsi di ciminiere e camini che eruttano costantemente fumo nero che va a colorare di grigio il paesaggio, l’azzurro del cielo dunque viene sommerso da una costante produzione di gas e fumi.

Contestualizzando l’opera, cosa tutt’altro che semplice, potremmo vedere la rappresentazione di uno stile di vita discutibile ma che allora poteva essere inteso come il classico “progresso che avanza”, vista ai giorni nostri è il racconto della fine.

Sono passati quasi settant’anni dalla realizzazione di questo dipinto, d'istinto potremmo ricollocare la scena ai giorni nostri e sottolineare che siamo esattamente nelle stesse condizioni, ma l'arte vuole andare oltre, quale sia la direzione non lo sappiamo, ognuno, forte (o debole) del proprio "sguardo" ne trarrà le conclusioni (ammesso che ci siano).


4 commenti:

  1. Buongiorno Romualdo.
    Analisi mto dettagliata e interessante.
    L'attualità del quadro è la sua tematica è universale. Evidentemente la società, la aggregazione degli uomini comporta fatica sacrifici e dolore, contrapposti a quella felicità che tutti agognamo e che appare sempre lontana.
    Facile sarebbe scivolare in una retorica (anti) capitalista, ma tant'è.
    Le classi, le caste o le fasce di contrasto del quadro ci sono e da un certo punto dello sviluppo umano ci sono sempre state.
    È giusto? È legittimo? Non so. E arrivato all'età dove le passioni ideologiche sono un ricordo adolescenziale, non interessa neanche più saperlo, capirlo o solo poterlo affermare.
    Bel quadro, gran commento.
    Saluti.
    A.

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    1. Buongiorno Antonio, interessante disamina la tua, hai colto il mio "pensiero" che non desidera attivare un qualsiasi moralismo (ognuno può giungere ad una conclusione personale) ma è veramente ciò che vogliamo davanti ad un'opera d'arte?
      Non è una lezione che dobbiamo impartire ma questo dipinto ci può mostrare una "strada" che in seguito, soli con noi stessi, decideremo se percorrere o meno, la storia insegna, l'arte ci mostra il futuro rappresentando ciò che era, il resto dobbiamo "leggerlo" con gli strumenti di cui siamo in possesso.
      Grazie infinite, buona domenica.

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  2. A me ince sembra molto evidente il significato che tu hai evidenziato. Possiamo ignorarlo e voltarci dall'altra parte, soffermarci su linee e colori. Ma il significato rimane come rimangono i segni nel mondo di un mondo davvero fatto male.
    Molto bella la tua proposta, molto bella anche questa tua proposta.
    Grazie

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    1. Grazie a te Alberto, il significato appare evidente ma ho cercato di andare oltre l'apparenza (evidenza) andando alla ricerca di un pensiero più o meno nascosto.
      La pittura "realista" a volte (spesso) è più complessa di quella astratta, dietro quella che sembra una chiara rappresentazione si nascondono "messaggi" particolarmente interessanti.
      E' sempre un piacere, buona serata.

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