“Non si può stare fermi su un punto per tutta la vita, a volte la scelta di non agire è più importante della scelta di fare qualcosa, è il momento di prendersi una pausa.
Poi arriva il giorno che
la scelta di fare qualcosa è più importante della scelta del non fare niente …
e cosi ricomincio”
Queste
parole sono la sintesi del pensiero di Maurizio Cattelan, artista, tutt’altro
che prolifico, che ha dato vita alle proprie opere solo quando riteneva di
avere qualcosa da dire, mettendo su un piatto della bilancia l’idea artistica
spinta dalla necessità di creare, e sull’altro piatto l’altrettanto importante
bisogno di astenersi da ogni “lavoro”.
Il
“peso” dei due concetti fondamentali variava di volta in volta e Cattelan agisce
a seconda della forza scaturita dai concetti stessi.
Per
questo motivo possono passare anni tra un’opera e la successiva, andando
controcorrente rispetto alla convinzione che un artista non deve mai
interrompere il filo conduttore della propria arte.
Questo
tempo naturalmente non scorre inutilmente, le idee prendono forma e l’artista
milanese ne organizza ogni piccola sfumatura, nulla è lasciato al caso, anche
le polemiche, che puntualmente nascono ad ogni apparizione, sono cavalcate ad
arte, spesso è proprio Cattelan a dare vita a queste ultime e non
necessariamente interviene a cercare di moderarle.
Quale
sia l’approccio di ognuno di noi alle opere del discusso artista padovano è
innegabile che difficilmente possiamo passare oltre senza notarle, al di là
dell’aspetto esteriore è il messaggio che ne emerge ad essere interessante,
questo ci riporta alla frase iniziale, se ciò che si crea parte da un’idea, che
può evolvere o addirittura generarsi durante la “creazione”, è su quest’idea
che ci dobbiamo soffermare.
L’opera
in questione, dal titolo enigmatico Bibidibobidiboo
del 1996, è surreale da un lato ma al contempo è quanto mai “realistica” e
attuale.
Sono
passati venticinque anni dalla realizzazione ma l’opprimente sensazione di
abbandono, di solitudine, investe lo spettatore, quali siano i motivi che hanno
spinto l’animale al suicidio (questo appare ad un primo sguardo ma non è la
sola interpretazione) non è dato saperlo, l’idea ci porta in una direzione,
ognuno di noi trae le personali conclusioni.
Anche
in questo caso le discussioni alla prima apparizione sono state molte e feroci (non
che in seguito sia cambiato granché) ma il messaggio è passato con forza, la
costruzione di un’opera come questa, e del suo concetto, necessitano di tempo,
ecco il perché delle “pause”.
da profano mi pare che l'artista mischi arte e furbizia con grande maestria.
RispondiEliminaChe ha anche un suo senso
Vero Alberto, Cattelan cerca la provocazione partendo però da un'idea precisa, l'arte, in particolare la nostra concezione legata ai canoni dell'ottocento, fatica ad emergere in questi frangenti, dove emerge la speculazione rispetto all'opera.
RispondiEliminaGrazie, buona giornata.
Io mi trovo d'accordo con Cattelan. Ci sono dei momomenti in cui l'artista non agisce, il periodo di pausa in realtà è fondamentale per produrre la sua prossima opera. L'artista deve agire solo quando ha qualcosa da proporre, quando si sente di farlo. Le opere complesse richiedono tempo anche solo per arrivare a concepirle. Su quest'opera mi ci sono soffermata varie volte, ma non ho mai creduto che l'animale si fosse suicidato, i suoi occhi sembrano vivi. Il senso di enorme tristezza e di solitudine è evidente. Forse pensava di suicidarsi ma ha lasciato cadere la pistola perchè in quella solitudine in fin dei conti ci si ritrova. Molto probabilmente, anzi quasi certamente, non è così, forse mi faccio ingannare dai suoi occhi, forse voglio credere così perchè la prima volta che vidi l'opera fui catturata da quegli occhi e solo in un secondo momento vidi la pistola. Detto ciò, al di là di quel che penso io, tu hai ragione,prima di produrre un'opera così ci vuole un periodo di riflessione.
RispondiEliminaCiao Caterina, da artista quale sei puoi confermare o meno la "teoria" di Cattelan (che confermi) d'altro canto è sempre possibile il lampo di genio ma serve comunque tempo per realizzare un'opera che abbia presa nel tempo.
EliminaInteressante la lettura che fai di questo lavoro, le interpretazioni di ognuno di noi si possono differenziare per svariati motivi, punti di vista differenti, stati d'animo soggettivi, esperienze diverse, ecc.
Tu hai notato gli occhi e solo in un secondo momento la pistola, altri notano lo sfondo asettico o l'assurdo legato ad un animale armato di pistola, ma non va escluso che la pistola stessa e lo scoiattolo non abbiano nulla in comune, questo particolare ribalta completamente il concetto e si deve ricominciare da capo.
Si tratta di opere su cui potremmo starci giorni interi e scoprire "visioni" sempre nuove.
Grazie, buna serata.
Quando osservo questa foto, la prima cosa che mi viene in mente è che sto guardando qualcosa di strano, diverso ed irreale.
RispondiEliminaNello stesso momento penso alla mia infanzia ed ai racconti di favole che ascoltavo da piccola.
Quello scoiattolo potrebbe essere il "Signor Scoiattolo". Solo che invece di mostrarsi, come in ogni favola, un personaggio attivo e positivo, in questa immagine lui è statico, fermo, in una posizione strana. Reclinato sul tavolo ad occhi aperti. Sta forse dormendo? Non può essere ad occhi aperti però a meno che non sia una sua abitudine.
Poi noto il contorno. Una rappresentazione evidente di un ambiente conosciuto, la cucina. Appare sterilizzata, ordinata, con solo poche cose evidenti. Un bicchiere davanti a sé forse vuoto, una pistola ai suoi piedi che di primo acchito non si nota ed una sedia spostata proprio di fronte al Signor Scoiattolo.
Ora le possibilità sono infinite. Cosa vuole raccontarci questa strana favola? (Bibidibobidiboo attenzione. E non bibidi bobidi bo).
Le possibilità sono molteplici se non infinite. La scena è posta dall'artista sempre in basso. Un chiaro incitamento al doversi inginocchiare per osservare meglio.
Sempre secondo ciò che viene a me di fare, dopo quel che ho scritto già, osservo la pistola ma anche lui. Non ha buchi sul corpo dovuto ad un colpo di proiettile, non c'è sangue in giro e se si vuol essere certi che non sia stato avvelenato bisogna analizzare cosa è rimasto nel bicchiere. Poi bisogna chiedersi perché di quella sedia spostata dal tavolo e posta proprio a lui di fronte. Infine ritorno a pensare che potrebbe anche solo essersi addormentato.
In poche parole la scena, che appare come un set da film (tipico adattamento, nelle sue realizzazioni, di Cattelan) è ambigua, polivalente e senza apparente ragione d'essere. Eppure ci facciamo domande e cerchiamo risposte secondo ciò che osserviamo noi.
La concettualità evidente dell'opera ci porta su strade dovute al nostro personale subconscio e soprattutto non capiremo mai l'idea iniziale dall'artista che strada facendo sì è evoluta realizzandosi in quel modo conclusivo. Ma poi è concluso davvero?
Per me lui è geniale. Questa è arte sicuramente innovativa e potrebbe stupirci ancora o fermarsi come capita a tutti gli artisti del mondo, per poi ricominciare solo se ne avrà voglia e se avrà ancora qualcosa da dirci.
Grazie Romualdo per averci posto davanti a questa curiosità d'arte.
Ti abbraccio forte e buona Domenica. Ciao.
P.s. scusa ma volevo chiederti perché prima parli di artista milanese e poi di artista padovano? So che lui nasce a Padova ma forse intendevi qualcosa che non ho capito. 😘
Ciao Pia, potrei sostituire il mio scritto con il tuo, hai letto l'opera di Cattelan in modo egregio, hai cercato nell'opera stessa e nei tuoi ricordi un filo conduttore, mostrandoci come andrebbero affrontate le opere d'arte dopo un primo approccio puramente "visivo".
RispondiEliminaPer mettere in scena qualcosa di simile servono idee, tempo e capacità di raccontare senza essere troppo evidenti e banali.
Ognuno di noi, tu e Caterina ne siete l'esempio, affronta il "quadro" con un proprio bagaglio contenente il proprio vissuto e le aspettative future.
Oltre alla lettura dell'opera hai svolto un'indagine analizzando un'apparente "scena del crimine" senza tralasciare alcun dettaglio, potresti farci un pensierino.
Riguardo al "milanese" e "padovano" fondamentalmente è un mio errore dovuto al fatto che Cattelan è nato a Padova ma vive a Milano (e New York)insomma ho fato un po' di confusione (potrei dire che vi ho messo alla prova ma sarebbe poco credibile😉)
Grazie per il bellissimo intervento, un abbraccio e buona domenica a te.
Ciao Franco, per un mio maldestro errore ho cancellato il tuo commento, mi scuso e ti ringrazio per aver lasciato il tuo pensiero.
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Grazie, buona serata e scusami.