Autore: Frank Auerbach
(Berlino, 1931 )
Titolo
dell’opera: J.Y.M. seduta nello studio IV- 1988
Tecnica: Olio su tela
Dimensioni:
56 cm x 51 cm
Ubicazione attuale: Collezione privata
La modella
abituale, la musa che ha posato per moltissimi dei ritratti realizzati da
Auerbech, è la protagonista dell’opera, Juliet Yardley Mills, questo è il nome della donna, è al
centro del dipinto pur senza essere palesemente presente.
Lo stile del pittore berlinese è alquanto evidente, spesse
pennellate di colore si “abbattono” sulla tela apparentemente senza un criterio
preciso ma raggiungendo un chiaro obbiettivo.
Di fronte a quest’opera, ma lo stesso vale per molti altri dipinti
di Auerbach, è difficile provare un senso di piacevolezza, lo sguardo si
avvicina con estrema fatica, quasi con uno sforzo fisico, una fatica visiva e
concettuale.
Tutto sembra scivolare all’interno del quadro, la figura è
seduta (l’indicazione del titolo è fondamentale) non capiamo su cosa e non
comprendiamo se le mani reggono qualcosa o meno, la scena è tutt’altro che
immobile, niente se ne sta al suo posto per più di qualche istante, se ci
limitiamo a guardare il quadro, l’insieme si cristallizza ma nel momento in cui
ci lasciamo trasportare dal pennello dell’artista ecco che nasce il movimento.
Gli spessi strati di colore rallentano la nostra “visione”,
un lento avanzare, quasi riluttante ci porta nella profondità del dipinto per
poi accorgerci di esserci arrivati sfiancati da tanta difficoltà.
E’ un’interpretazione claustrofobica, si viene attirati da
ciò che ci allontana, lo sforzo di raggiungere quello che in fondo non volevamo
raggiungere. Ma alla fine comprendiamo che, indipendentemente dal risultato
emozionale, non c’era altro da fare.
Decisamente non regnano allegria e leggerezza! Ma... io ho l'impressione che le spesse pennellate di colore che si “abbattono” sulla tela (bella descrizione, bravo!) creino un'immagine apparentemente difficile ma in realtà immediata: vi vedo l'urgenza, la frenesia di fissare una sensazione, cromatica e/o emotiva, ed è dalle sensazioni che ci si deve istintivamente lasciar catturare mentre la fatica di provare a leggere qualcosa di più preciso nella scena è superflua.
RispondiEliminaQuesta la mia sensazione.
Alla prossima! 🙂
Interessante il tuo punto di vista, quasi che l'artista, di proposito, abbia "calcato" la mano proprio per impedire la profondità, cercando nell'osservatore una risposta immediata, ottimo spunto.
EliminaGrazie mille, a presto.
La tela, per l'artista, è simile a un campo minato in cui si fa ,faticosamente, strada un ordine che il pittore ha precedentemente progettato...la ricerca sopravanza ogni cosa per creare e poi cancellare ,all'infinito... Magnifico!
RispondiEliminaBuongiorno, bella la narrazione che lei fa dell'essere artista e di ciò che lo/la rappresenta per mezzo della tela, la creazione, tra mille "difficoltà" di qualcosa di estremamente elevato.
EliminaGrazie.