Autore: Hans Baldung
Titolo dell’opera:
Le tre età dell’uomo e la morte – 1539
Tecnica: Olio
su tavola
Dimensioni: 151
cm x 61 cm
Ubicazione
attuale: Museo Del Prado, Madrid.
Macabra e tetra allegoria
delle diverse età dell’uomo e del suo inesorabile destino.
Il bambino che dorme a
terra rappresenta l’infanzia, la giovinezza ha le fattezze di una ragazza,
mentre una donna anziana smunta e dall’espressione truce simboleggia la
vecchiaia. Uno scheletro beffardo che impugna una clessidra impersona il destino a cui è indirizzata l’umanità.
La scena però non
racconta la vita umana che affronta dolori e gioie nel proprio percorso, tutto
il dipinto ci conduce in un mondo fatto di patimenti e dolori, dove la morte
sembra essere presente sin dai primi anni di vita.
Oltre ai colori che
ammantano il tutto di angosciose sfumature, sono i particolari che colpiscono
l’osservatore. In questo quadro non sembra esserci posto per sensazioni come
l’allegria, la pace e la serenità, tutto è cupo tutto lascia presagire il
peggio.
Il bambino addormentato è
sdraiato in una posizione innaturale, in basso a sinistra si vede un gufo, che
per alcune culture simboleggia la morte.
Oltre al viso deformato
dall’ira e dal male della vecchia, scorgiamo la giovane donna che guarda seria
e preoccupata verso di noi e nello stesso momento sembra trattenere le vesti
che l’anziana donna vuole per se, quasi a volerne rubare la gioventù e la bellezza. Sul viso della giovane scorgiamo una lacrima, anche questo è un segno di sofferenze e tribolazioni.
Nel cielo il simbolo della croce osserva da lontano la scena mentre dalle nubi appare un astro pallido e senza forza apparente, che potrebbe rappresentare il divino in attesa di sapere se l'umanità è pronta a salire o al contrario si lascerà cadere definitivamente. Infatti ai piedi della morte si scorge una torre diroccata al cui interno si sprigiona il fuoco infernale, alcuni uomini vengono buttati tra le fiamme, trascinati a forza da figure demoniache. Il simbolo del male senza via del ritorno.
La desolazione si
evidenzia anche con l’albero, o quello che ne resta, alle spalle dei
protagonisti, mentre le crepe nel terreno ci ricordano l’assenza di vita
nell’aridità della terra, la dove non c’è acqua non può esserci vita.
Baldung è attento ai
particolari dei corpi raffigurati magistralmente, anche in quest’opera mette a
frutto gli attenti studi dal vero del nudo.
Ispirato dal suo maestro
Dürer, Baldung è stato un importante incisore e ha realizzato diversi disegni
per vetrate e illustrazioni per i libri.
Come Bosh faceva parte di
un gruppo di artisti che raccontavano il terrore e le sofferenze del proprio
tempo con costruzioni metaforiche e fantastiche.
Caro Romualdo, dici bene, la vita è così e tutti siamo conci che siamo di passaggio...
RispondiEliminaTomaso
Ciao Tomaso, alla fine sta a noi fare in modo che il passaggio sia il più piacevole possibile.
EliminaBuona serata, a presto.
Interessantissimo direi, wow!
RispondiEliminaLa vita nella sua completezza, dalla creazione alla fine eterna.
È splendido e non lo conoscevo.
Grazie Romualdo, tu mi stupisci sempre. Ciao!
Ciao Pia, il tutto raccontato in versione pessimistica, che probabilmente è la più reale. Baldung si supera con quest'opera e mette a nudo la tristezza e la "pochezza" di un certo modo di vivere.
EliminaGrazie, sei sempre prodiga di complimenti.
Buona serata.
Un grande capolavoro!
RispondiEliminaCiao Marina, un'opera complessa e completa, sono daccordo con te, un capolavoro.
EliminaGrazie e buona serata.