Tutti conoscono Stephen King e
conoscono anche le sue maggiori opere letterarie, It, L'ombra dello
scorpione, Shining, Carie e tante altre storie rese famose anche dal
cinema, non tutti però hanno sentito parlare di “La bambina che
amava Tom Gordon”.
Trisha, una bambina di 9 anni durante
una gita nel bosco si allontana dalla famiglia stanca delle continue
discussioni tra la mamma ed il fratello sull'imminente divorzio dei
genitori, e si perde nella foresta, nel tentativo di tornare sul
sentiero perde l'orientamento e si allontana sempre più, la mamma ed
il fratello dopo disperate ricerche tornano alla macchina e vanno a
chiedere aiuto.
Inizia cosi la lotta per la
sopravvivenza della piccola con a disposizione un po' d'acqua una
merendina e una radio portatile, che sarà l'unico appiglio per
mantenere il controllo mentale, infatti ascoltando la radio si tiene
informata sulla sua ricerca e segue la cronaca delle partite di
baseball dove appunto gioca il suo eroe Tom Gordon.
Durante la notte, mentre la polizia setaccia la foresta, Trisha si sdraia sotto un albero e, un mix di paura sete e fame porta la bambina ad avere terribili incubi, vede persone apparire dal nulla compreso il suo eroe e dopo giorni passati a girovagare senza meta si convince di dover andare all'incontro con il dio degli sperduti...
Durante la notte, mentre la polizia setaccia la foresta, Trisha si sdraia sotto un albero e, un mix di paura sete e fame porta la bambina ad avere terribili incubi, vede persone apparire dal nulla compreso il suo eroe e dopo giorni passati a girovagare senza meta si convince di dover andare all'incontro con il dio degli sperduti...
Un romanzo completamente diverso da
quello che King ci aveva finora proposto, molti lo considerano un
passaggio a vuoto del “Re” per quanto mi riguarda invece lo vedo
come un ulteriore passo in avanti nel ricchissimo repertorio dello
scrittore americano.
La storia viaggia sempre mantenendo un
delicato equilibrio fra la presenza mentale e la follia.
L'inizio
del libro:
"Il mondo aveva i denti e in
qualsiasi momento ti poteva morsicare. Questo Trisha McFarland scoprì
a nove anni. Alle dieci della mattina dei primi di giugno era sul
sedile posteriore della Dodge Caravan di sua madre con addosso la sua
maglietta blu dei Red Sox (quella che ha 36 GORDON sulla schiena) a
giocare con Mona, la sua bambola. Alle dieci e mezza era persa nel
bosco. Alle undici cercava di non essere terrorizzata, cercava di non
pensare: Questa è una cosa seria, questa è una cosa molto seria.
Cercava di non pensare che certe volte a perdersi nel bosco ci si
poteva fare molto male. Certe volte si moriva." (...)
Ho letto tantissimo di King. Questo mi sembra della sua razza migliore e lo comprerò appena posso. Grazie della dritta.
RispondiEliminaCiao Vincenzo, si tratta sicuramente di un romanzo "alla King", anche se al contrario di molti altri suoi romanzi la protagonista è accompagnata da se stessa, dai suoi pensieri, intimo e affascinante direi, un romanzo che ho amato sin dalle prime pagine.
EliminaBuona domenica, a presto.