venerdì 25 novembre 2022

I titoli delle opere d'arte, storia di quotidiani maltrattamenti

Spesso, troppo spesso, noto la scarsa considerazione che ha un titolo di un’opera d’arte rispetto all’insieme dell’opera stessa.

Questo accade soprattutto ai pittori (perché è soprattutto in pittura che si “maltrattano” i titoli) poco conosciuti, infatti gli artisti che hanno un certo appeal, con il pubblico e con gli addetti ai lavori, curano con più attenzione quello che potremmo definire il nome dell’opera (il grande artista non lascia nulla al caso).

Jackson Pollock - Untitled (particolare) 1945 ca.
Inchiostro e gouache su puntasecca, cm 44,9 x 54,3
Collezione privata

Con il proliferare dei social, assistiamo a scene dove si chiede al pubblico di trovare un titolo perché “non riesco a trovarne uno” o peggio ancora "non ho avuto il tempo per pensarci".

Questo denota una superficialità e una scarsa conoscenza del valore di un dipinto nel suo insieme, spesso assistiamo a “titolazioni” imbarazzanti che sminuiscono il valore concettuale del quadro.

Le opere del passato hanno, nella quasi totalità dei casi, un titolo postumo, attribuito dopo molti anni se non secoli dalla scomparsa dell’autore, in questo caso ci troviamo di fronte a descrizioni dell’opera o al nome di uno dei proprietari o all’indicazione del luogo in cui è stato realizzato o della città dove risiedeva il committente.

Un altro punto da sottolineare riguarda l’arte astratta, anche in questo caso i titoli sono spesso attribuiti a caso o, peggio ancora, sono un veicolo utilizzato per dare una spiegazione, capite che voler dare una delucidazione circa un dipinto astratto è un controsenso.

Le grandi opere astratte sono sovente accompagnate da un inequivocabile “senza titolo”, oppure sono abbinate a un numero che le rende reperibili, al massimo racconta un concetto che indica la direzione da prendere senza però dare altre indicazioni, le “Composizioni” di Kandinskij e i “Concetti spaziali” di Fontana ne sono un esempio.

Se deve essere astratto un dipinto lo sia fino in fondo, se davanti ad una tela dove le forme sono indistinte e ad emergere è il colore che senso ha intitolarlo “Passeggiata sulla spiaggia al chiaro di luna”? Si da l’impressione di cercare un titolo che “racconti” qualcosa perché non si è in grado di farlo con il pennello.

Ultima deriva della titolazione selvaggia è la ricerca di una poetica che di poetico non ha alcunché, cercare una parvenza filosofica che sfocia spesso nel banale se non nel ridicolo.

Accade spesso con i nudi (in particolare quelli femminili) dove dal titolo si capisce se l’autore è una donna o un uomo, titoli che svelano più i desideri personali che una narrazione dell’opera.

Se un pittore chiede a qualcun altro di dare un titolo alla sua creazione è credibile? Siccome sono convinto che il nome di un quadro sia parte integrante del quadro stesso, chiedereste al primo che passa di dare un’ultima pennellate al vostro lavoro?

La risposta naturalmente è no, ma con i titoli è differente, forse qualcuno non considera il nome parte del dipinto, questa mancanza si nota eccome, spesso il titolo affossa l’opera, con risultati imbarazzanti.

11 commenti:

  1. Ottimo spunto di riflessione Romualdo. Da sempre mi chiedo se il titolo debba essere dato oppure no. Un mio collega mi fece proprio la fatidica domanda circa un mio lavoro. Gli risposi indicando un titolo di fantasia creato al momento più come gioco che come reale nome dell'opera. Ed a chi mi fa la stessa domanda (siccome non ricordo il nome dato in precedenza) rispondo con un titolo diverso (e dentro di me mi sbellico dalle risate). Molte delle cose che realizzo non hanno titolo. Anche quando scrivo poesie.
    Questo perché penso che il nome debba essere attinente a ciò che si crea e deve soprattutto spiegarne il contenuto se è davvero necessario farlo. Ecco perché da sempre ho amato Pollock. La sua forte personalità era espressa anche in questa sua scelta di non utilizzare titoli, al massimo numeri per farne una distinzione. Quindi, per me, sarebbe meglio riflettere bene prima di dare un nome alla propria realizzazione. Grazie ed abbraccio.

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    1. Ciao Pia, non sono un artista e di conseguenza non so quando "scatta l'idea" del titolo, ma da appassionato mi sorprendo da come quest'ultimo sia spesso messo in secondo piano.
      Assodato che la pittura astratta dev'essere tale anche nel titolo mi chiedo perché in molti si ostinano a dare un nome alle loro opere semplicemente a caso (anche se "dare un nome" non è l'unico motivo per giustificare l'esistenza del titolo).
      La stessa cosa può valere per la poesia ma in questo caso si tratta di scrittura sia per il titolo che per il testo, spesso infatti il titolo della poesia richiama l'inizio o parte della composizione, nella pittura è necessario trasformare forme e colori in "parole", l'operazione è più delicata.
      Grazie, un abbraccio a te, buona giornata.

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  2. Magari a volte è una necessità derivante dall'esigenza di diversificare un catalogo o o dare un ordine ad una mostra. Te lo immagini "nella sala sei esponiamo quattro "senza titolo", nella sala sette gli altri quattro "senza titolo".. ahah gli allestitori impazzirebbero.. allora sì.. mettiamo targhe, numeri, simboli.. giustamente un dipinto astratto non puoi chiamarlo tramonto su Anacapri, oppure sì e allora magari lo rendi ancora più astratto, e a "quel" pubblico potrebbe piacere.. come Pia anch'io scrivo poesie, e ti assicuro che il titolo è l'ultimo dei problemi..

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    1. Se il titolo è dato dalla necessità di riconoscere l'opera basta un numero, una lettera, posti accanto al classico "untitled", ma se si decide di "titolare" un dipinto non può essere fatto a caso, "tramonto su Anacapri" non potrà essere affiancato ad un'opera astratta perché con questo titolo non sarà più tale, indirizzerà l'osservatore.
      Sicuramente sarà l'ultimo dei problemi, per l'autore, ma, in particolare per la pittura (per la poesia è leggermente diverso) non dimentichiamo che il titolo indica un percorso da seguire, inevitabilmente influenza chi osserva, dare l'indicazione sbagliata porta fuori strada.
      Grazie Franco, buona giornata.

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    2. ..però mi piace l'idea: se io dipingessi astrattamente un tramonto su Anacapri, cercando di venarne l'essenza con le più profonde delle mie sollecitazioni, perché dovrebbe sviare la visione dell'utenza?

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    3. Perché sarebbe il titolo a dare le indicazioni (rifacendomi a quello che hai detto tu nel commento precedente) se, al contrario dipingi un tramonto su Anacapri, lo fai in modo che nulla sia figurativo e senza un titolo, ecco che non vi sono influenze di sorta, ma senza alcuna raffigurazione e nessuna definizione nel titolo il dipinto sarà astratto e il tramonto su Anacapri non esisterà se non nella testa dell'artista. Il titolo in questo caso è fondamentale.

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  3. Ciao Romualdo
    Per quanto mi riguarda ti dico che alle mie poesie do sempre il titolo. Spesso si tratta di un verso della poesia stessa. Penso sia importante intitolare l'opera, per un fatto di presentazione.
    Se ci riferiamo ai dipinti non sono più così sicura dell'importanza del titolo. Forse perché come abbiamo detto altre volte osservando un quadro o una scultura ognuno "vede" secondo la propria sensibilità. Devo ammettere però, non so se l'hai notato,che la nostra amica comune Carla Colombo sa dare ai suoi dipinti dei titoli molto belli. Buona serata e buona domenica!

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    1. Io, al contrario, penso che il titolo sia più importante (non intendo necessario ma, se si decide di darlo, va fatto con maggior cautela) per un dipinto, la poesia è essa stessa "parola" ed è, sempre secondo me, meno influenzabile di un quadro.
      E' interessante il tuo passaggio: " ... Forse perché come abbiamo detto altre volte osservando un quadro o una scultura ognuno "vede" secondo la propria sensibilità", è proprio questo il punto, se un dipinto è senza titolo significa che l'autore lascia completa libertà interpretativa a chi osserva, se aggiunge un titolo da una precisa indicazione.
      Io non discuto se si debba dare o meno un titolo, sottolineo il fatto che lo stesso non vada dato a caso, dev'essere tutt'uno con l'opera, se dipingo un cardellino e intitolo "Una sera a cena" spingo l'osservatore a capire cosa c'è dietro questa composizione (rappresentazione in immagini e didascalia) se al contrario il titolo sarà "Cardellino" tutto si ferma a ciò che appare, semmai starà allo spettatore decidere se proseguire o meno il percorso.
      Grazie Gianpiera, buona domenica a te.
      PS. hai perfettamente ragione, Carla Colombo sceglie con attenzione i titoli, mai banali, mai casuali, per questo la sua "produzione" è lineare, precisa, mai ingarbugliata, farraginosa.

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    2. Capisco quel che vuoi dire Romualdo e concordo con te sul fatto che se un'opera pittorica deve avere il titolo è giusto che sia l'autore e non altri a darglielo. Resto della mia opinione sul fatto che non è indispensabile

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    3. Che non sia necessario sono d'accordo, l'importante è che non venga dato a caso.
      L'opinione personale è sacra, ti ringrazio di averci proposto la tua.

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    4. Capisco quello che vuoi dire Romualdo e concordo con te che se un'opera pittorica deve avere il titolo è giusto che sia l'autore a darglielo e, come hai detto tu, deve essere un titolo inerente a ciò che è stato raffigurato.
      Ciao, alla prossima!

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