sabato 21 maggio 2022

Le basi di un'evoluzione epocale

“Sono tre i periodi artistici di Picasso, il periodo blu, il periodo rosa e il periodo in cui aveva perso gli occhiali”.

Questa simpatica battuta riassume la percezione che si ha dell’arte di Pablo Picasso, i celebri periodi blu e rosa e quello cubista.

Ritratti del padre e della Madre (1896)

Naturalmente quest'idea è lontanissima da quella che sostanzialmente è la sua “carriera”, i periodi blu e rosa sono durati meno di cinque anni (dal 1901 al 1904 il primo fino al 1906 il secondo) mentre il periodo cubista è stato solo l’inizio di un lunghissimo viaggio che si è concluso solo nel 1973, anno della scomparsa.

Se ci limitassimo a questa stringata disamina mancherebbe il fondamentale periodo post proto-cubista, quasi settant’anni, dove ha dato una svolta alla storia dell’arte del novecento.

Ma c’è un altro “periodo” che viene sovente omesso, quello precedente agli anni del cosiddetto periodo blu.

Nel 1901 Picasso aveva vent’anni e spesso i manuali e le biografie iniziano, artisticamente, proprio in quei frangenti, ma cosa aveva fatto prima d’allora il pittore di Malaga?

Il nostro Pablo Ruiz, che in seguito aggiunse al cognome Picasso (cognome della madre) per poi sostituirlo a quello del padre, si distingue come pittore eccelso già in giovanissima età, e sono proprio questi gli anni, meno celebrati, a cui mi riferisco, questi dipinti evidenziano l’enorme talento del giovane pittore spagnolo che diventerà uno dei più importanti artisti di sempre.

Forse troppo vicini ad uno stile accademico per essere fondanti nel suo percorso, ma sono fondamentali per comprendere il suo valore tecnico (spesso degli artisti che si allontanano dal "realismo" si dice che lo fanno per mancanza di talento, per l'assenza di una tecnica accettabile).

Da “Torso maschile” realizzato quando aveva 12 anni fino al suo capolavoro giovanile “Scienza e carità” del 1897, quando di anni ne aveva  16.

In questi anni troviamo gli autoritratti, il “Ritratto della madre”, e del padre, la bellissima “Prima comunione” che ritrae la sorella Lola accompagnata dai genitori, il ritratto di un pescatore, studi accademici e vedute, montane e marine.

Da queste basi, lontane concettualmente dal pensiero che Picasso sviluppa in seguito, parte un percorso che ha attraversato quasi un secolo, decenni che inevitabilmente sono indirizzati dalla sua infinita ricerca.

Partendo da questi dipinti, passando per tutte le opere che ha realizzato, ci rendiamo conto che solo una mente geniale poteva allargare i propri orizzonti senza sosta, non si è mai accontentato dei risultati raggiunti, ha sempre voluto andare oltre i concetti e i canoni universalmente riconosciuti, andando ben oltre la propria visione, cercando, e spesso trovando, l’introvabile.

Per raggiungere certi obbiettivi si devono gettare delle solide basi e queste sono le migliori basi da cui partire.

D’altro canto da qui nasce la celeberrima (e purtroppo abusata) frase in cui sostiene che a dodici anni dipingeva come Raffaello ma ha dovuto lavorare duramente una vita per dipingere come un bambino, libero da qualsiasi “legame” mentale.

Torso maschile 1893

Studio accademico 1895

Il vecchio pescatore 1895

Autoritratto 1896

Autoritratto 1896

Prima comunione 1896

Madre di Picasso 1896

Chierichetto 1896



Cave 1896

Scienza e carità 1897

Veduta del porto di Valencia 1895

6 commenti:

  1. Splendido argomento. Come sempre sbagliamo a considerare un artista solo da ciò che viene evidenziato. Dietro c'è tanto talento e studio ed evoluzione. Bellissime le opere che hai scelto e ti ringrazio. Un forte abbraccio Romualdo, buon fine settimana. Ciao.

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    1. Ciao Pia, quando si tratta di artisti che hanno concluso il loro percorso, in pratica tutti quelli che non sono contemporanei, abbiamo la possibilità di raccogliere tutte le informazioni necessarie per trarre alcune conclusioni, nel caso specifico di Picasso ci sono due punti di vista dominanti, quello che prende in considerazione il lato "cubista" e non comprendendolo lo liquida come se non avesse alcun senso, e quello che proprio per il geniale percorso dal cubismo in poi ne decreta la grandezza.
      Entrambi, per motivi differenti, non prendono in considerazione i lavori giovanili, i primi perché li ignorano, i secondi perché li considerano (a torto) ininfluenti.
      Se invece ci accostiamo ad artisti che sono in attività ci dobbiamo affidare a ciò che hanno fatto (con il rischio, calcolato, di doverci ricredere dai primi giudizi) l'unica cosa certa è che, come sottolinei giustamente tu, bisogna andare oltre quello che il sistema mediatico si limita a mostrare e soprattutto imparare a "prendere le misure" indipendentemente dalle euforie o dalle critiche altrui, ci possiamo sbagliare ma è fondamentale farlo con la nostra testa.
      Un abbraccio a te, buona giornata.

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  2. La storia di ogni artista, di ogni sua minima evoluzione, è il compendio di un percorso articolato e complesso dove ogni tassello, anche il più insignificante, riveste importanza in proiezione futura. Ricordo sempre quando imprecavo per le ore trascorse sulle traduzioni di Latino, senza sapere quanto avrebbero influito in seguito sulla fluidità discorsiva. Poi, ovvio, qualcuno rimane filologo, altri diventano Manganelli, e solo uno entrambi.

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    1. Ciao Franco, troppo spesso l'attenzione si focalizza su ciò che è più "roboante" sia che si tratti di messaggi mediatici mirati o che i particolari sono affini alla nostra percezione.
      Il lavoro, anche quello che ci sembra inutile (sempre inerente ad un percorso di crescita) porta a dei risultati, gli stessi sarebbero impossibili da raggiungere se non ci fossero le basi (spesso noiose) su cui poggiare l'intero progetto.
      Questo vale anche per l'approfondimento di un qualsiasi argomento, tralasciare qualsiasi, apparentemente insignificante, indizio rende l'insieme incompleto.
      Il latino croce e delizia (delizia quasi mai) di qualunque studente è alla base (torniamo al fondamento) di un linguaggio più ampio, più fluido, più ...
      Grazie, buna giornata.

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  3. di piacco mi piace molto il periodo blu e il cubismo, di tutta la produzione successiva alcune cose si e altre no. Però quando da ragazzo ho scoperto la sua produzione giovanile ho pensato anch'io: ma allora sapeva dipingere! 😀
    ma se ci penso è evidente: se una persona riesce con "uno scarabocchio" a trasmettere un'emozione, deve senz'altro essere più che bravo

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    1. Bravissimo Alberto, il punto è proprio questo, uno scarabocchio (anche se Picasso non ha mai "aderito" all'astrattismo) senza un lavoro alle spalle rimane uno scarabocchio, se invece è il risultato di un lungo e impegnativo discorso ci troviamo davanti al capolavoro.
      E' questa la differenza tra un grande artista e chi è convinto che basi imbrattare una tela per essere allo stesso livello.
      Grazie, buon pomeriggio.

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