I maggiori musei viennesi dall’Albertina al Leopold Museum fino al Museo di Storia Naturale si sono arresi alla dilagante epidemia censoria dei social, Facebook, Instagram e Tik Tok intervengono ripetutamente segnalando, e di conseguenza rimuovendo, le immagini di dipinti e sculture i cui soggetti rappresentano delle nudità.
Schiele, Rubens, Gerstl, Modigliani, perfino la statuetta della "Venere di Willendorf, simbolo di maternità e fertilità, è stata ritenuta da Facebook pornografica e di conseguenza è stata rimossa.
L’Ente del Turismo della
capitale austriaca è corso ai ripari mandando un messaggio forte e
provocatorio, ha aperto un account su OnlyFans, sito che offre contenuti per
adulti.
La decisione ha naturalmente
fatto discutere ma l’ente predisposto ha ribattuto che: ”volevamo denunciare la
censura dell’arte, non è una decisione definitiva ma per il momento è l’unico
mezzo possibile per promuovere le opere e i musei che le contengono”.
Opere che più di un secolo fa
facevano discutere oggi vengono censurate, ma anche sculture e dipinti che non
hanno avuto problemi in passato paradossalmente ne hanno ai giorni nostri.
E questo è solo uno dei
molteplici atti censori in atto nei cosiddetti paesi sviluppati, un’atmosfera
nauseabonda che ci riporta indietro nel tempo. Memorabile (e allucinante) la rimozione da
Facebook della “Madonna D’Alba” di Raffaello (nell’immagine) il social ha
rimosso la fotografia in quanto la nudità di Gesù Bambino viene considerata “pornografia”.
Le varie piattaforme social
sono aziende private e in quanto tali possono decidere autonomamente come
comportarsi, ma chi ci sta dietro alla censura? Difficile pensare che un
privato si comporti in questo modo (la censura diminuisce i profitti) se non vi
è qualcuno che nell’ombra “foraggia” queste scelte.
Lo scaricabarile è
costantemente in atto e le responsabilità ricadono sul fantomatico algoritmo,
qualcuno pensa che l’algoritmo pensi e agisca autonomamente? Certo che no (o
almeno spero che nessuno lo pensi, in questo caso la sanità mentale è
compromessa) la censura fa comodo a qualcuno, le stesse persone a cui fa comodo
il capro espiatorio, l’algoritmo appunto.
Tutto ciò però mette in luce un
altro problema, le varie istituzioni pubbliche non hanno alternative all’affidarsi
a piattaforme private, non ci sono altri sbocchi, i siti internet degli stessi
musei non hanno quel “traffico” necessario per promuovere le proprie opere, le
proprie iniziative, qui torniamo al solito punto di partenza, l’ingorgo che
impedisce il fluire della divulgazione è dato dal pubblico che segue la
corrente invece di cercare una navigazione ideale.
Chi, con coraggio e pazienza, è
arrivato alla fine della lettura faccia le proprie considerazioni, la mia è che
stiamo precipitando in un baratro senza fine.
Io noto che la deriva pedopornografica sia folle, ma le contromosse censorie altrettanto assurde. Non riusciamo più a discernere evidentemente, ed i risultati scellerati sono sotto gli occhi di tutti quelli con un minimo buon senso.
RispondiEliminaHai ragione Franco, per chiunque, con un semplice smartphone, e possibile accedere a qualsiasi sito "per adulti", mentre un qualsiasi dipinto viene rimosso perché mostra qualche centimetro di pelle di troppo, questo ci riporta ai tempi in cui una gonna sopra la caviglia poteva costare la vita.
EliminaHo l'impressione che le persone di buon senso siano sempre meno, non dico che siano tutti bacchettoni ma l'esponenziale vendita di paraocchi ha dimensionato gli sguardi liberi.
Grazie, buona giornata.
Stiamo vivendo un nuovo Medioevo. Ritengo che la censura delle opere d’arte sia una cosa assurda e ridicola quando siamo letteralmente invasi dalla pornografia e dalla volgarità. E chissà perché la censura si applica all’arte… ormai viviamo in un mondo al contrario.
RispondiEliminaCiao Caterina, comincio a pensare che il medioevo fosse più evoluto, ritengo che ciò che succede è assurdo, surreale, non vorrei che questo strano accanimento verso l'arte sia un modo di ostacolare la crescita culturale, mantenere il controllo sulla gente acculturata è più difficile, meglio instradarla mantenendo il livello il più basso possibile, altrimenti non c'è spiegazione.
EliminaGrazie, buona serata.
È la surrealtà del virtuale. Io credo davvero che a censurare l'opera d'arte non sia una persona, ma uno stolido algoritmo. Il fatto è che il social si affida ad un algoritmo così non deve né vigilare, né valutare, né pensare e (quasi sempre o molto spesso o solo: troppe volte ) anche l'utente fa così: si affida al social così non deve vigilare, né valutare, né pensare.
RispondiEliminaE le cose"facili" in realtà non sono facili, ma piatte
Perfetto Alberto, hai colto nel segno, l'algoritmo ripete all'infinito il copione che gli hanno impartito, lo stesso succede con molta gente, ripete quello che sente senza valutare alcunché, come dici tu se si cerca sempre ciò che è più facile si ottiene un banalissimo "piattume".
EliminaGrazie per l'intuizione, buona serata.
Credo sia in atto il tentativo di farci ripiombare nei secoli bui in cui regnava l'ignoranza. Terreno fertile per la minoranza che vuole dominare senza correre rischi. Spero di sbagliarmi.
RispondiEliminaMariella mi sa che non ti sbagli, una popolazione culturalmente povera è ciò che qualsiasi governante sogna, l'arte è pericolosa per chi vuole controllare la gente, la storia ce lo insegna.
EliminaSto approfondendo i movimenti artistici degli anni settanta, certe opere, certe esibizioni, che allora hanno fatto discutere ma che erano possibili da realizzare, oggi è impossibile solo immaginarle, sono trascorsi cinquant'anni ma l'impressione è che siano passati a ritroso.
Speriamo in una inversione di rotta.
Grazie, buona serata.