Eike
Schmidt, direttore degli Uffizi a Firenze, fa un appello che ha una base logica
e apre un interessante dibattito: restituire alle chiese, per cui furono
realizzati, i numerosi dipinti finiti nelle sale dei musei di tutta Italia.
Per il direttore è giunto il momento di rimettere al loro posto pale d’altare, tavole e dipinti che trovano il loro compimento nelle sedi originarie.
Schmidt fa
riferimento in particolare alla nota “Pala Rucellai”, opera di Duccio di
Buoninsegna, che venne portata via dalla Basilica di Santa Novella nel 1948, da
allora è esposta nel principale museo fiorentino senza però che l’opera sia
entrata legalmente a far parte della proprietà del museo stesso.
Naturalmente
non ci si riferisce alle opere che sono state regolarmente acquistate ma di
quei dipinti che furono prestati dalle chiese e cappelle per esposizioni
temporanee ma che non vennero mai restituiti.
Un dipinto
realizzato per un preciso luogo solo in quel contesto riesce a trasmettere
tutta la propria essenza, lo spazio, materiale e spirituale è unico, l’opera portata in un altro luogo, anche se valorizzata, perde il significato
originale.
E’ chiaro
che per mettere in atto questa epocale (e complicata) proposta servono le
giuste misure di sicurezza e conservazione, ma l’importante è che si cominci a
parlarne, immagino le difficoltà nell’attuazione di tutto questo (il sistema
museale è abbastanza potente da impedirlo) ma il fatto che qualcuno cominci a parlarne è di estrema importanza.
Nell'immagine: Duccio di
Buoninsegna – Madonna Rucellai (Madonna dei Laudesi) 1285 (data della
commissione) oro e tempera su tavola
Museo degli
Uffizi, Firenze.
Davvero un prezioso appello!
RispondiEliminaCiao Anna, non sarà facile raggiungere certi obiettivi ma parlarne è già un buon inizio. All'interno di una società che fatica a "proteggere" le opere all'interno di musei blindati cosa potrebbe accadere a certi dipinti in una semplice chiesa?
EliminaMi piace l'idea che oltre all'aspetto visivo dell'opera si sottolinei il contesto, storico, artistico e culturale del tempo in cui venne realizzata.
Buona serata, a presto.