“The
Floating Piers, una grande opera concettuale, l’idea utopistica di superare le
barriere naturali, andare oltre le leggi della fisica.
Permettere
ai visitatori un contatto diretto con l’installazione è il fulcro del pensiero
di Christo e Jeanne Claude, che ha costruito un ponte (passatemi il termine)
tra loro stessi e gli appassionati di tutto il mondo.
Visivamente
l’impatto è rilevante, completata dalla cornice del lago l’opera appare
armoniosa ed elegante nella sua maestosità, l’effetto cromatico si nota a
grande distanza e il fascino che trasmette si percepisce maggiormente quando
calano le ombre crepuscolari e le luci disposte sulla “passerella” danno
origine ad una sensazione di profonda intimità.La
grande delusione è sicuramente l’aspetto sensoriale, il tanto esaltato effetto
“sarà come camminare sull’acqua” è inesistente, si è cercato di creare la
sensazione tattile con il tessuto, ma in fondo ci si ritrova a camminare su un
pontile di plastica.
Alla
fine credo che la manifestazione artistica sia riuscita nel suo insieme ma è
mancata in quello che doveva essere il suo punto di forza, il contatto con il
lago, contatto che è avvenuto visivamente ma che è mancato ad un livello
spirituale”.
Questo è quello che ho scritto il 26 giugno del 2016, il giorno dopo il mio “incontro” con l'installazione che quattro anni fa ha portato un milione e mezzo di
visitatori sul lago d’Iseo.
Il tempo trascorso da allora però mi ha permesso di modificare la mia
“lettura” di quella che a tutti gli effetti si è dimostrata un’opera che
ha segnato un passo importante nella storia dell’arte contemporanea.
Che si trattasse di un’opera d’arte lo pensavo già allora, ho seguito con
interesse i preparativi nei mesi precedenti, ho seguito le presentazioni al
pubblico e alla stampa, Christo ha insistito molto sulla sensazione tattile che
il visitatore avrebbe provato camminando sulla “passerella”, e forse è proprio
per questo motivo che la mia attenzione, e quella di molti altri, si è posata
proprio sull’aspetto che allora mi deluse, il contatto fisico con il lago.
Ripensandoci dopo quatto anni mi sono reso conto che il contatto
“spirituale” con l’opera, che pensavo fosse mancato, c’è stato eccome, non nel
passeggiare sopra il “ponte” ma nell’impatto visivo che ho avuto avvicinandomi
all’installazione a bordo di un traghetto, l’opera si palesava come
un’apparizione dalla genesi indecifrabile, un’ondata di emozioni intense che hanno
segnato il mio modo di “confrontarmi” con l’arte, la ricerca di ciò che va al
di là del “visibile”.
Molto è cambiato da allora, Christo se ne è andato e ha raggiunto Jeanne Claude
e con lui anche Germano Celant, l’organizzatore dell’evento. L’opera, nonostante
non esista più materialmente, è presente nel nostro immaginario e aumenta la
propria forza con il trascorrere del tempo.
Cosa rimane dei proclami di certi critici (televisivamente famosi) che
passarono quelle due settimane di giugno a ripeterci che quella non era arte e
che tutto si sarebbe sgonfiato nel giro di poche settimane?
Il tempo, come sempre, è il giudice supremo, magari tra qualche lustro
anche lui cambierà idea.
Caro Romualdo, sai che non ricordavo di questo grandioso ponte!!!
RispondiEliminaCiao e buon fine settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Ciao Tomaso, un'opera grandiosa che ha catalizzato l'attenzione internazionale, due settimane di grande fermento nella zona del lago d'Iseo.
EliminaGrazie, buon fine settimana a te, un abbraccio.
Persi l'occasione di vederla da vicino. Ricordo le critiche.
RispondiEliminaSpero che il tempo dia ragione all'artista e a chi, come te, ha visto l'opera d'arte.
Ciao Mariella, quattro anni sono pochi per poter dare un qualsiasi giudizio storico-artistico ma il percorso del duo Christo-Jean e Claude ha lasciato tracce indelebili.
EliminaL'arte concettuale nasce nel suo tempo ma è figlia del futuro, la sua evoluzione è imprevedibile.
Grazie, buona serata.
Dal mio punto di vista è giusto che si riesca a sentirsi parte di un'opera più osservandola che entrandovi fisicamente, farne parte realmente è un'illusione temporanea che si smonta come si smontano certe opere.
RispondiEliminaAnche perché... se vi si potesse entrare davvero guardare il film "Mary Poppins" non farebbe più sognare e sarebbe un gran peccato! 😉
Vero ciò che dici ma ci sono opere che prevedono il pubblico come parte integrante, dipinti, sculture, film o brani musicali sono costruiti per essere visti o ascoltati dal pubblico, l'arte contemporanea, in particolare con certe installazioni ha dato vita ad un nuovo concetto artistico, infatti smontata l'opera non resta che il ricordo e le emozioni che abbiamo ricevuto, questo in fondo è il senso di queste opere.
EliminaGrazie Anna, è sempre un piacere scambiare due chiacchiere con te, proponi sempre degli ottimi spunti.
Buona serata.