Autore: Marcel Duchamp
(Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly- sur-Seine, 2 ottobre 1968)
Titolo
dell’opera: Porte Bouteilles – 1959
Tecnica: Ferro
zincato
Dimensioni:
59,2 cm x 36,8 cm
Ubicazione attuale: Collezione privata.
« … un oggetto ordinario elevato alla dignità di oggetto d’arte dalla pura scelta dell’artista»
Cosi si
esprimeva André Breton riguardo all'opera “Fontana” di Marcel Duchamp, il
famoso orinatoio, di produzione industriale, che l’artista francese ha
trasformato in opera d’arte togliendolo dal luogo per cui era adibito e
mettendolo su un piedistallo dopo avergli dato un nome.
Lo
scolabottiglie è il seguito e al contempo l’anticipatore di quell'opera, infatti nel 1914, in una lettera che lo stesso Duchamp da New York aveva spedito alla
sorella Suzanne a Parigi, chiedeva di recuperare lo scolabottiglie dal
ripostiglio, firmarlo e metterlo nel suo studio.
Non se
ne fece nulla, la sorella si dimenticò di adempiere a ciò che chiedeva Marcel e tutto venne momentaneamente
dimenticato.
Dopo la
celebre “Fontana” nascono cosi i “ready-made” (oggetto confezionato, prefabbricato) oggetti tolti dalla
collocazione originaria e riposizionati al di fuori del proprio “abitat”
naturale per la sola decisione dell’artista. Il concetto artistico diviene cosi l’unico parametro di giudizio per queste opere.
Lo
scolabottiglie ha tutte le caratteristiche per essere un “ready-made”, proviene
da una produzione industriale di serie ed è stato acquistato in un grande
magazzino, viene privato del compito per la quale è stato costruito ed è utilizzato
solamente come oggetto artistico senza altre funzioni.
A
completare il percorso di trasformazione prende il nome di “Portabottiglie” che lo
rappresenta come opera d’arte anziché come oggetto comune in una cantina.
L’opera
però non può “vivere” di vita propria, non bastano l’artista e l’oggetto
"trasformato", questo tipo di opera d’arte necessita dell’osservatore senza il quale torna ad
essere un comune oggetto di uso quotidiano. A completare la metamorfosi concettuale
è indispensabile il contesto, il luogo di esposizione che può essere una
galleria, un museo, uno spazio artistico.
Senza
queste quattro combinazioni il “ready-made” non esiste, non può dichiararsi “opera
d’arte” e torna ad essere un comune manufatto con un compito “utilitaristico” anziché
puramente estetico-artistico.
L’oggetto
originale di cui si parlava nella lettera scritta alla sorella è andato perduto, questa è una delle repliche che l’artista a “trasformato” per recuperare
l’idea iniziale del 1914.
Interessante! Ciao, buona settimana!
RispondiEliminaCiao Marina, buona settimana a te.
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