giovedì 14 agosto 2025

Riflessioni a caldo (al caldo di metà agosto)

“Ma come fa un appassionato d’arte come te a stare senza social”?



Questa domanda mi è stata fatta pochi giorni fa dialogando con una persona durante una piccola mostra locale, giustificando il quesito chiedendomi come fosse possibile informarsi senza Instagram e soci.

Chi mi segue, anche solo saltuariamente, sa già che oltre a YouTube non ho alcun account legato ad altri social (ho chiuso anni fa Facebook e non sono andato oltre).

Dalle conoscenze (artistiche) di questa persona deduco che informarsi sui social non sia esattamente la strada ideale, quantomeno appare doveroso ampliare le fonti di approvvigionamento.

Premesso che un appassionato d’arte debba studiare, approfondire, mettere costantemente in dubbio le proprie e altrui visioni (nel senso che non c’è mai nulla di certo) visitare mostre e musei, cosa fondamentale, leggere libri di ogni sorta e confrontarne i pensieri che emergono, parlare con chi l’arte la realizza (cosa molto più difficile in quanto molti artisti non sono raggiungibili e altri alzano un muro).

YouTube, come detto è l’unico social che utilizzo, propone lezioni e conferenze che altrimenti non vedremmo, ma ci propina anche pseudo esperti impegnati prevalentemente a fare classifiche sui dipinti più belli, quelli più costosi ecc. questo, da come mi raccontano, è ciò che succede anche altrove, video di pochi secondi, perché se superi il mezzo minuto ci si annoia e si “skippa” (sempre sul “tubo”, un commento ad un video sull'arte povera, diceva: “ma come si fa a seguirti se ci metti una vita ad dire qualcosa?” il video durava meno di tre minuti e riassumeva l'intero periodo dl movimento).

Forse sono io l’anomalia, al netto delle capacità divulgative, mi piacciono le lezioni “corpose”, dove ci prende il tempo necessario per spaziare in lungo e in largo, e in profondità.

La domanda ora la faccio io, i social sono veramente necessari per capire l’arte? Sono un aggiunta ad altre fonti o bastano per il fabbisogno?

C’è però un pensiero che mi assilla, non è che si preferiscono Facebook e affini ai libri, non perché sufficientemente esaustivi ma per il semplice motivo che quei pochi secondi ci bastano per sentirci, inconsciamente o meno, eruditi quanto basta?

Come dice il titolo del post, queste sono riflessioni a caldo e con il caldo la mente tende ad appannarsi, siate comprensivi.

Nel frattempo … buon Ferragosto (con o senza arte, con o senza social)

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