“Elle a chaud au cul” foneticamente è questo il risultato di “L.H.O.O.Q.” il titolo del ready-made conosciuto come la “Gioconda con i baffi”.
La traduzione letterale dal francese dice: “Lei
ha caldo al culo” che può essere rimodulato in: “Lei si concede facilmente”.
Un continuo gioco di parole che conduce al
pensiero primario dell’artista francese, sganciarsi dal conformismo imperante,
seguire una via nuova, e cosa c’è di più conformista (artisticamente) della
Gioconda di Leonardo?
L’opera in questione (Duchamp ne ha
realizzate varie copie) è semplicemente una riproduzione fotografica della “Monna
Lisa” esposta al Louvre con la sola aggiunta di un vistoso paio di baffi e un pizzetto, l’obbiettivo
di Duchamp era quello di mettere in luce l’opera più celebre e “dare scandalo”
stravolgendone il senso, lo stesso artista dichiarò: “Ho cercato di rendere
quei baffi veramente artistici”.
Ma, come saprà chiunque conosca, anche
superficialmente, Duchamp, servono dei particolari ragionamenti per entrare nel
concetto espresso dalle sue opere, troppo facile estremizzare visivamente l’essere
disponibile della Gioconda, sfruttata fino a farle perdere ogni parvenza artistica fino a renderla una sterile attrazione turistica, serviva un particolare percorso per arrivare alla
meta, se fosse stato immediato si sarebbe rivelato a sua volta conformistico.
La moda (fuori moda) di ritoccare la Gioconda
è, aimè, in grande spolvero, ma al contrario di quello che fece Duchamp è tutto
esplicito, si comprende al primo sguardo, dalla Monna Lisa con il telefonino a
quella con la mascherina (le vicende degli ultimi anni non hanno certo
sviluppato la fantasia) la Gioconda rocker, quella vampiro ecc. tutto
banalmente trito e ritrito.
Duchamp, è sempre bene ricordare che siamo
nel 1919, da una scossa ulteriore al conservatorismo dell’epoca, legato ad un
accademismo stagnate che non vuole
accettare che il tempo scorre e che vi è una impellente necessità di
cambiamento.
La “Gioconda con i baffi” non ha lo stesso
impatto mediatico di “Fontain” ma trasmette il medesimo messaggio,
probabilmente perché il primo è rimasto un unicum nel panorama artistico mentre
la seconda si è via via inflazionata a causa delle continue ripetizioni. Il
fatto che il grande pubblico gradisca ancora queste rivisitazioni conferma che,
come più di un secolo fa, c’è un impellente bisogno di cambiamento.
Duchamp era decisamente avanti, promotore di dadaismo e surrealismo, movimenti che per l'epoca equivalevano a proporre, oggi, la coltivazione delle zucchine su Marte. Ed è questa la cosa pazzesca. pensare "oltre" in un momento storico e culturale per tanti aspetti assolutamente fermo.
RispondiEliminaSarebbe assurdo ancora oggi.
Ciao Franco, per questo motivo considero Duchamp il più grande artista del novecento (non il più grande pittore, scultore o altro, il più grande artista) e uno dei più importanti della storia dell'arte.
EliminaUn visionario che basava le proprie "visioni" su concetti tutt'altro che campati in aria ma che al suo tempo erano considerati assurdi.
Grazie, buona serata.