Le scale mobili ci accompagnano al penultimo piano del Museo del 900 a Milano, salendo iniziamo immediatamente ad ammirare il soffitto che, a sua volta, fa da pavimento all’ultima sala.
L’opera
che si erge a portale verso l’infinito è uno dei capolavori di Lucio Fontana,
legato al concetto dei “buchi” e dei “tagli”, il Soffitto Spaziale sorregge la grande stanza dedicata allo stesso
artista e al contempo apre un varco verso l’immaginazione.
L’impatto
visivo del visitatore è di grande forza, il soffitto accompagna lo sguardo fino
alla vetrata che da sul Duomo, avvicinandoci alla parete di vetro ci accorgiamo
che il “tetto” spaziale lascia il posto ad una struttura luminosa, anch’essa
realizzata da Fontana, un arabesco di luce che non è da meno a tutto il resto.
Come
detto è l’anteprima alla stanza situata più in alto dedicata completamente al
pittore nativo di Buenos Aires, sono infatti esposte alcune opere realizzate
negli anni che vanno dal 1951 al 1962, quadri e sculture che hanno come comune
denominatore l’attesa di una spazialità concettuale.
Il
“Soffitto” è stato realizzato inizialmente per la sala da pranzo di un hotel
sull’Isola d’Elba nel 1956, viene ricollocato nel museo milanese nel 2010.