Movimento che prende vita in Gran Bretagna e negli Stati Uniti nei primi anni cinquanta del 900.
Gli artisti di questa corrente si ispirano alle immagini della cultura popolare, mostrano le abitudini della società consumistica.
Dalla pubblicità ai fumetti fino ai prodotti di massa, tutti hanno un ruolo in questo movimento, Richard Hamilton definisce questo “metodo” artistico, «popolare, transitorio, usabile, economico, giovane, spiritoso, sexy, atletico, affascinante e un grosso affare».
Popolare, appunto, a questo si riferisce chi crede nel gruppo, ritrarre la vita moderna con tutti gli eccessi e l’omologazione di chi subisce passivamente il consumo industriale, tutto uguale, tutto ripetuto all’infinito e che lascia poco spazio alle idee e ai gusti personali.
Nella pittura i contenuti sono spesso evidenziati da tecniche di tipo fotografico, immagini ripetute continuamente nella stessa opera.
Nella scultura si notano scene di vita quotidiana, dove vengono minuziosamente curati i dettagli ma la mancanza di colore, spesso le sagome sono lasciate “al naturale”, rende l’insieme piatto e omologato. (un esempio viene dall’immagine che raffigura l’opera di George Segal, The Dancer).
Il fotomontaggio, il collage e l’assemblaggio sono altre tecniche comuni alla Pop Art.
P. Blake, Dine, Hamilton, Jones, Kitaj, Lichtenstein, Oldeburg, Rosenquist, Thiebaud, Warhol, Wesselmann e lo stesso Segal, sono solo alcuni degli esponenti di un movimento che ha lasciato un’impronta indelebile nell’arte del secolo scorso e che continua ad influenzare gli artisti di oggi.
(Alcune nozioni del testo sono tratte da : The art book)