Autore: John William Waterhouse
Titolo
dell’opera: Boreas – 1902 (1903)
Tecnica: Olio su tela
Dimensioni:
68 cm x 94 cm
Ubicazione attuale: Collezione privata
Il mito e la
religione.
Waterhouse è sempre stato “legato” artisticamente alla mitologia, al ciclo Arturiano, caro al movimento preraffaellita, e alle influenze poetiche di Shakespeare.
Waterhouse è sempre stato “legato” artisticamente alla mitologia, al ciclo Arturiano, caro al movimento preraffaellita, e alle influenze poetiche di Shakespeare.
Boreas è tratto
dalle narrazioni di Ovidio che racconta del vento del Nord, Boreas appunto, che
con il proprio soffio seduce la ninfa Orizia.
Il titolo non da
nessuna possibilità di altre interpretazioni, più o meno fantasiose, ma non
impedisce alcuni interessanti spunti.
Uno di questi è la
lettura in chiave religiosa, la vergine Maria concepisce il figlio di Dio per
mezzo dello Spirito Santo.
Luigi Senise, divulgatore
e storico dell’arte, mette in relazione un particolare interessante, all'orecchio
della giovane donna troviamo un giglio
che notoriamente rappresenta la purezza, l’orecchio è il “varco” attraverso il
quale Maria accoglie il dono divino
tramite lo Spirito Santo, il cerchio si chiude citando L’infanzia di Gesù che sottolinea la “conceptio per aurem”.
Il vento gonfia
l’abito che prende la forma di un grembo materno dal cui apice sinistro spunta
la sagoma di un corvo, quest'ultimo è un simbolo nefasto, portatore di notizie negative, di lutto e cordoglio, il che può far pensare
al terribile futuro del figlio appena concepito.
Queste
interpretazioni sono legate anche al fatto, tutt’altro che secondario, che il
pittore è nato a Roma e le influenze, artistiche e religiose, hanno sicuramente
svolto un ruolo fondamentale, Waterhouse ha sempre ammesso lo stretto
legame che lo univa all'Italia nonostante il ritorno in Inghilterra quando era
ancora bambino.
Uscendo dalle affascinanti
interpretazioni e concentrandoci sull'aspetto visivo dell’opera, non possiamo
non ammirare il meraviglioso “gioco” cromatico, il blu del vestito spicca tra il turbinio dell’erba e dei fiori scossi dal vento e fa da cornice allo
stupendo viso della donna (è solamente la manica ma è questo particolare che le"illumina" il volto)
Naturalmente è
proprio il volto a catturare l’attenzione, l’espressione della fanciulla è un’infinita
rappresentazione degli stati d’animo che la donna vive nell’incontro con lo
spirito superiore.
La data del dipinto
non trova l’unanimità, alcune fonti parlano del 1902 altre, la maggioranza,
verte sul 1903. Quest’opera di Waterhouse è tornata alla luce negli anni novanta
dopo un lunghissimo oblio ed è stata battuta all’asta per una cifra superiore
al milione e duecentomila euro.
Tutt’ora è parte di
una collezione privata.
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